mercoledì 30 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Dalla parte di Colui che ama


Gv 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. (…)


Con queste parole Gesù ci rivela definitivamente chi è Dio: è amore, semplicemente amore. Un Dio che è amore e che non chiede all'uomo se non di essere accolto. L’accoglienza di tale presenza amante e vitale trasforma le persone e dona loro la possibilità di trasmettere lo stesso amore. Giovanni, nel testo di oggi, riprende uno dei temi presentati nel Prologo: luce e tenebre. Mi piace notare come lo "scontro" (anche se è improprio chiamarlo così) tra queste due realtà è sempre frutto di una scelta personale: scegliamo da che parte stare. Inoltre la luce non ha bisogno di imporsi con forza sulle tenebre: semplicemente dove vi è l'una non possono esistere le altre, perché davanti alla luce le tenebre si ritirano. Non serve partire lancia in resta con crociate contro le tenebre: basta vivere nell’abbraccio amante di Dio, Colui che è sorgente della vita, come figli e figlie, fratelli e sorelle e questo fa sì che le tenebre non trovino più spazio.

Le nostre comunità dovrebbero rappresentare proprio questi spazi in cui la luce dell'amore si manifesta e vivifica i rapporti tra le persone, aprendo spazi all'azione di Dio che non è "venuto per giudicare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui". È un grande invito alla libertà e alla creatività, perché l'amore è libero e creativo. Non viviamo da discepole e discepoli per difendere tradizioni, non siamo qui per imporre dottrine; siamo sorelle e fratelli che aprono spazi alla misericordia di Dio che ha bisogno di noi per rendersi visibile oggi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

martedì 29 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Il sapore del Vangelo


Mt 11,25-30

"Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli".


Oggi la liturgia ci propone la festa di Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa e patrona d’Italia e d’Europa.

I piccoli di cui parla il Maestro sono tutte e tutti coloro che fanno propria la strada delle beatitudini insieme a Lui. I sapienti e gli intelligenti rappresentano coloro invece che credono di conoscere, ma in effetti si fidano più di se stessi che di colui che chiamano Dio. Gesù fa riferimento ai dotti del suo tempo, coloro che "impongono pesanti fardelli sulle spalle della gente" ma loro non li toccano nemmeno con un dito, quelli che si sono "impossessati" di Dio e che non perdono occasione per indicare a destra e a manca quel che il "loro" dio vuole, ordina e desidera.

Gesù invita ad uscire da questa religione incapace di dire Dio e di mostrarne il suo vero volto per entrare nella dimensione della fede, là dove è possibile sperimentare la presenza di un Amore che mi ama anche là dove io non riesco ad amarmi, che mi libera dalla paura con il suo amore gratuito, che mi scioglie dalle catene del merito per aprirmi la strada verso la libertà che nasce da questo amore accolto e condiviso.

Anche oggi la parola del Maestro offre una scelta: con chi stiamo? Scegliamo il canto seducente delle sirene dei dotti, o preferiamo l'insignificanza evangelica dei piccoli?

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

lunedì 28 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Rinascere


Gv 3,1-8

(…) “Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio»  (…)“. 



“Nascere dall’alto”, per Gesù, è coltivare e assumere lo stesso sguardo del Padre sull'umanità: uno sguardo che rivela occhi pieni di compassione e misericordia. Uno sguardo che non "guarda" dall'alto in basso, non si fonda su chissà quale potere, ma è lo sguardo di Colui che ama indistintamente e senza condizioni. 

"Vedere il Regno" è dunque lavorare con il “Padre” affinché il Regno stesso cresca e si manifesti. 

"Vedere il Regno" è fare propria la proposta del Figlio, accogliendo il dono dello Spirito che ci rende figli con Lui ("A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio..." recita il Prologo). 

“Vedere il Regno” significa imparare ad entrare nella storia e a dimorare in essa con quello stile di vita assunto e proposto da Gesù, uno stile che crea relazioni umanizzanti, uno stile in cui il proprio limite non genera più spazi di conflitto bensì crea spazi di condivisione e solidarietà. 

Non si tratta più dunque di fondare la propria fede su una legge esterna a noi, ma di accogliere un dono che ci rende capaci di aprire spazi all'azione di Dio nel mondo. Ecco qui, sorelle e fratelli,  il cammino che il Maestro propone a quel "Nicodemo" che vive in ciascuno di noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

venerdì 25 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Dalla lettera enciclica “Lumen fidei”


57. La luce della fede non ci fa dimenticare le sofferenze del mondo. Per quanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce! Così per san Francesco d’Assisi il lebbroso, o per la Beata Madre Teresa di Calcutta i suoi poveri. Hanno capito il mistero che c’è in loro. Avvicinandosi ad essi non hanno certo cancellato tutte le loro sofferenze, né hanno potuto spiegare ogni male. La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino. All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo, Dio stesso ha voluto condividere con noi questa strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce. Cristo è colui che, avendo sopportato il dolore, « dà origine alla fede e la porta a compimento » (Eb 12,2).

La sofferenza ci ricorda che il servizio della fede al bene comune è sempre servizio di speranza, che guarda in avanti, sapendo che solo da Dio, dal futuro che viene da Gesù risorto, può trovare fondamenta solide e durature la nostra società. In questo senso, la fede è congiunta alla speranza perché, anche se la nostra dimora quaggiù si va distruggendo, c’è una dimora eterna che Dio ha ormai inaugurato in Cristo, nel suo corpo (cfr 2 Cor 4,16–5,5). Il dinamismo di fede, speranza e carità (cfr 1 Ts 1,3; 1 Cor 13,13) ci fa così abbracciare le preoccupazioni di tutti gli uomini, nel nostro cammino verso quella città, « il cui architetto e costruttore è Dio stesso » (Eb 11,10), perché « la speranza non delude » (Rm 5,5).

Nell’unità con la fede e la carità, la speranza ci proietta verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano. Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che "frammentano" il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza.

giovedì 24 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Dalla lettera enciclica “Laudato si’”


9. In questo universo, composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, possiamo scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione. Questo ci porta anche a pensare l’insieme come aperto alla trascendenza di Dio, all’interno della quale si sviluppa. La fede ci permette di interpretare il significato e la bellezza misteriosa di ciò che accade. La libertà umana può offrire il suo intelligente contributo verso un’evoluzione positiva, ma può anche aggiungere nuovi mali, nuove cause di sofferenza e momenti di vero arretramento. Questo dà luogo all’appassionante e drammatica storia umana, capace di trasformarsi in un fiorire di liberazione, crescita, salvezza e amore, oppure in un percorso di decadenza e di distruzione reciproca. Pertanto, l’azione della Chiesa non solo cerca di ricordare il dovere di prendersi cura della natura, ma al tempo stesso «deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di sé stesso».[47]

80. Ciononostante, Dio, che vuole agire con noi e contare sulla nostra collaborazione, è anche in grado di trarre qualcosa di buono dai mali che noi compiamo, perché «lo Spirito Santo possiede un’inventiva infinita, propria della mente divina, che sa provvedere a sciogliere i nodi delle vicende umane anche più complesse e impenetrabili».[48] In qualche modo, Egli ha voluto limitare sé stesso creando un mondo bisognoso di sviluppo, dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonti di sofferenza, fanno parte in realtà dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore.[49] Egli è presente nel più intimo di ogni cosa senza condizionare l’autonomia della sua creatura, e anche questo dà luogo alla legittima autonomia delle realtà terrene.[50] Questa presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere, «è la continuazione dell’azione creatrice».[51] Lo Spirito di Dio ha riempito l’universo con le potenzialità che permettono che dal grembo stesso delle cose possa sempre germogliare qualcosa di nuovo: «La natura non è altro che la ragione di una certa arte, in specie dell’arte divina, inscritta nelle cose, per cui le cose stesse si muovono verso un determinato fine. Come se il maestro costruttore di navi potesse concedere al legno di muoversi da sé per prendere la forma della nave».[52]

81. L’essere umano, benché supponga anche processi evolutivi, comporta una novità non pienamente spiegabile dall’evoluzione di altri sistemi aperti. Ognuno di noi dispone in sé di un’identità personale in grado di entrare in dialogo con gli altri e con Dio stesso. La capacità di riflessione, il ragionamento, la creatività, l’interpretazione, l’elaborazione artistica ed altre capacità originali mostrano una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico. La novità qualitativa implicata dal sorgere di un essere personale all’interno dell’universo materiale presuppone un’azione diretta di Dio, una peculiare chiamata alla vita e alla relazione di un Tu a un altro tu. A partire dai testi biblici, consideriamo la persona come soggetto, che non può mai essere ridotto alla categoria di oggetto.

sabato 19 aprile 2025

venerdì 11 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

La Via del Giardino



Gv 10,31-42


(…) “Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?»”. (…)



Tutta la vita di Gesù, le sue azioni, le sue parole, sono una narrazione, un rivelare l’autentico volto di Dio, del Dio amante e vitale che si umanizza in Gesù per divinizzarci. Come dice Leonardo Boff: “Umano come Gesù può esserlo solo Dio stesso”. Questo conduce Gesù ad entrare in conflitto con l’istituzione religiosa, gelosissima custode della prerogativa di porsi come mediazione tra Dio e l’uomo.

Per di più, l’immagine stessa di Dio che Gesù rivela diventa denuncia della perversione idolatrica che nasce dal sentirsi possessori, padroni di Dio stesso, incasellandolo in definizioni che sostengono il sistema religioso.

Ridurre il Padre a una divinità assetata di offerte continue, gelosa della felicità degli uomini, capace di colpire con maledizioni e malattie chi non si sottomette e osserva i precetti stabiliti da quell’autorità da cui si fa rappresentare: ecco cosa denuncia implicitamente Gesù nel suo Felice Annuncio, l’evangelo.

Dio vorrebbe continuare a scendere nel giardino della vita a passeggiare con l’uomo. Ma noi abbiamo messo tanti e tali posti di blocco, torri di guardia e fili spinati, che Lui stesso deve chiedere il permesso per potersi prendere una boccata d’aria. 

Gesù ha pagato la sua coerenza con la vita, ha pagato il “mostrarci le molte opere buone del Padre”. Così facendo, nella sua Risurrezione, ci consegna il dono/compito di proseguire lungo questa Via. “Perché guardate in alto?”. Lui è qui, e continua a cercare compagne e compagni di viaggio per riaprire la strada del giardino della vita a tutte e a tutti, Dio compreso.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



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Buongiorno, mondo!

giovedì 10 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Dalle pietraie di morte ai giardini di vita




Gv 8,51-59


(…) Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.




Forse le pietre dell'ultima volta, quelle destinate alla donna colta in adulterio, non erano delle dimensioni adatte, o forse questa volta volevano davvero mettere la parola fine all'avventura proposta dal Maestro. 

Di fatto, ogni volta che la bellissima verità di Colui che "bestemmia perché si fa uguale a Dio" cerca di penetrare nel sistema della religione, la reazione è sempre violenta: meglio chiudere subito la falla altrimenti chissà dove si va a finire. La libertà dell'essere figli, e quindi di assomigliare al Padre, è una verità scomoda. Scomoda perché scardina alla base il meccanismo di potere proprio della religione, eliminando anzitutto chi occupa il posto di mediatore tra "Dio" e "l'uomo". Come "gestire" un Dio che si presenta come Padre e apre a tutti il suo cuore, gratuitamente, senza condizioni? Che razza di comunità verrebbe fuori senza la guida di coloro che “conoscono” esattamente ciò che Dio vuole e per questo chiedono obbedienza? 

Credo che la via proposta dal Maestro sia difficile perché impegna la libertà personale nel dono di sé. Quando questo è chiaro, allora diventa limpido allo stesso modo lo stile di vita che nasce e sostiene una comunità nella quale i ruoli non sono più vissuti come "potere" ma come servizio. E allora, solamente allora, le cave di pietre diventeranno giardini di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

mercoledì 9 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Liberi nella verità, veri nella libertà



Gv 8,31-42


In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». (…)



La fedeltà alla parola di Gesù non è mera osservanza di un qualche precetto, altrimenti dove starebbe la novità del cristianesimo? 

Essere fedeli alla sua parola è diventare parola a nostra volta, come Lui, una parola che parla del Padre, del Regno; una parola fatta di servizio all'umanità perché cresca nella vita, nella giustizia, perché diventi "più umana". Una parola che sa arrivare al cuore per aprire all'amore. 

La “verità” che ci rende liberi non è quella contenuta nelle certezze dogmatiche (fin troppo certe…); non è nemmeno identificata con le “idee” e le “immagini” che ci siamo fatti di Dio. Queste sono quelle “verità” che dividono, che escludono “in nome di…”; sono quelle “certezze” che generano, alla fine, conflitti e guerre. 

L’unica verità capace di renderci veramente liberi è quella di riconoscerci figlie e figli e, di conseguenza, vivere e creare relazioni di sororità e fraternità con tutte e tutti. Ecco perché diciamo che la “verità” non ci appartiene ma siamo noi ad appartenere a lei. La verità stessa si rivela a noi, rivelandoci al contempo a noi stessi, e ci attira giorno dopo giorno a sé, a patto che non ce ne facciamo padroni e possessori assoluti. La nostra libertà sta precisamente nello scoprirci quotidianamente come figlie e figli che vivono attente e attenti alla vita e alla felicità dell’altra/o riconoscendo in ognuno una manifestazione della “forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana” (Vat. II, Nostra Aetate).

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

martedì 8 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Un “fare” che diventa “essere”


Gv 8,21-30


(…) “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite" (…). 



Il volto del Dio di Gesù è quello di Colui che si prende cura, che non abbandona mai, che si fa compagno di strada, che sostiene e infonde vita e amore con abbondanza e gratuitamente a coloro che lo accolgono. Solo chi condivide e fa propria questa prospettiva è reso capace di "fare cose che a Lui sono gradite". Gesù non sta parlando di opere generiche, di "fare un qualcosa" per gli altri, ma sta parlando dell'orientamento fondamentale dell'esistenza: "cosa gradita" è praticare un amore simile a quello del Padre, assomigliare a Lui nel nostro stile di vita. È attraversare questa esistenza in un atteggiamento di dono continuo, in tutte le situazioni che la vita stessa ci pone davanti, anche quelle create da persone che con facilità consideriamo perdute. Soprattutto con quelle. L'amore non conosce limiti, si fa prossimo a tutte e a tutti e invita a fare altrettanto, così come siamo, con le nostre fragilità e le nostre paure e resistenze.  

So che tanti sono preoccupati spesso della loro incapacità di aprirsi al perdono, al dono totale. Ne è cosciente anche Gesù proprio perché si è fatto uno di noi ed ha sperimentato anche Lui le fatiche che sperimentiamo noi: non ci vuole perfetti con uno schiocco di dita; ci vuole amanti, appassionati dell'umanità, capaci di assumerci giorno dopo giorno la fatica gioiosa del crescere in questa prospettiva. È un percorso accidentato, difficile, ma "Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite": per questo osiamo, ci crediamo, scegliamo di vivere così. 

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.



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Buongiorno, mondo!

lunedì 7 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

La luce della Parola, la Parola della luce


Gv 8,12-20

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me,

non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (…)


Tutti conosciamo l’irritazione che arriva quando “manca la luce”: espressione, a dire il

vero, impropria perché in effetti non manca la luce ma manca l’elettricità, l’energia che ci

permette di avere anche la luce.

Tanti, tra noi, conoscono la paura di ben altre tenebre: quell’oscurità propria della

depressione, o quelle zone buie della solitudine, per cui ti sembra di vagare nella notte,

da solo, perso. Esiste anche la tenebra della menzogna, ossia ciò che è spacciato per

verità a poco prezzo da chi vuole comperare la tua attenzione, il tuo voto, la tua vita in

fondo. Parliamo anche, sempre più sovente purtroppo, di “violenza cieca”, ossia senza

luce, quel male che nasce dal cuore malato e che spegne “la luce” negli occhi delle vittime

su cui si accanisce. Quante tenebre! Quanto luoghi bui, inospitali, non “vitali”, abitano il

nostro mondo, le nostre vite.

In tutto questo risplende la parola di Gesù: “Io sono la luce del mondo”. Parola che

richiama la Parola primordiale: “yehî ʾôr”, “fiat lux”: sia la luce! Ecco: la luce è quella Parola

sussurrata (in ebraico vi è un gioco di aspirate straordinario, quasi a sottolineare la

delicatezza del Creatore) che continua a essere detta e ridetta nelle parole di Gesù. La

luce illumina, mostra la realtà, permette di vedere ciò che esiste. La Parola, che è Gesù

stesso, la sua vita, illumina la nostra realtà, ci dice chi siamo in verità: figli e figlie, fratelli e

sorelle. Seguire la luce, la sua luce, è vivere tutto questo. Se vogliamo uscire dalle

tenebre, questa è l’unica Via.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita. 


Puoi ascoltare su Spotify

Buongiorno, mondo!


domenica 6 aprile 2025

V Domenica di Quaresima 2025

Qui sotto il link con il video del commento al Vangelo della liturgia di oggi: Gv 8,1-11



Video commento al Vangelo

venerdì 4 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Condivisione di vita



Gv 7,1-2.10.25-30


(…) Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». (…)




Potremmo titolare queste righe così: la presunzione della conoscenza. Un conto è sapere delle cose sul conto di Gesù, un conto è condividere con lui l'intimità del discepolo amato. A volte ho l'impressione, senza voler per questo giudicare o cadere nello stesso errore di presunzione, che nell'esperienza della comunità ecclesiale si fa mostra di sapere tanto, di istruzione a gogò, ma alla prova dei fatti tutto questo si rivela un buon esercizio di studio (necessario, intendiamoci) ma alla fine ognuno resta con le sue proprie convinzioni. 

L'esperienza della condivisione di vita con il Maestro non è fatta di "Noi sappiamo, noi ti conosciamo" perché questo porta spesso a ingabbiare il Maestro nelle nostre categorie e renderlo in questo modo "docile" e facile da manovrare, adattando le durezze della sua proposta alle nostre inerzie, alle nostre paure di perdere tutto, al nostro "onore". Conoscere Lui significa entrare in una relazione di intimità tale da accogliere quella forza che l'ha "spinto" a farsi uno di noi: l'amore di Dio, che chiede di essere accolto e condiviso. I discepoli non sono coloro che "sanno", ma coloro che vivono trasmettendo non saperi di potere, ma scelte di servizio; non saperi di possesso, ma percorsi di condivisione; non saperi di apparenza, ma fatiche quotidiane nel vivere la verità dell'essere figli e fratelli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 3 aprile 2025

Intervista Ancoradio

Intervista Ancoradio

Qui sotto il link per il video dell'intervista su Ancoradio del 2 aprile 2025, con Debora Saitta.
Io e Debora non ci siamo preparati in anticipo: a lei la massima libertà nelle domande così come a me nelle risposte. Mi scuso per eventuali imprecisioni o errori. Le critiche sono sempre accettate (tanto se poi scappate vi ripiglio...).

Buongiorno, mondo!

Gesù, esegeta del Padre



Gv 5, 31-47


(…) “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (…). 



Gesù propone come criterio di lettura della sua missione salvifica e divina la sua attività, le “opere” che egli compie. Ricordiamo che questo testo è “a commento” della guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà, presso la Porta delle pecore. Egli non si perde in astrusi ragionamenti, non cavilla attorno a un precetto, non si mette sul piano della casistica legale: indica il suo stile di vita come criterio per comprendere la sua missione. In questo caso torna alla ribalta il tema già affrontato nel Prologo: la continuazione dell’opera della creazione ossia comunicare pienezza di vita e di libertà all’uomo, ad ogni uomo. Quello che “in nuce”, se mi si passa l’espressione, era contenuto nell’Antica Alleanza ( e i profeti su questo si sono sgolati), in Gesù diventa pieno e definitivo: Gesù continua il lavoro creatore del Padre rivolgendo la sua attenzione, in particolare, a tutte quelle categorie di persone che le istituzioni regolarmente ignoravano o escludevano in nome di una conoscenza “distorta” del messaggio delle Scritture. I “capi” del popolo avevano assolutizzato quella che era solamente una tappa nella storia della salvezza: ignorando il messaggio liberatore di Dio, avevano ridato vita a quell’Egitto da cui Dio stesso li aveva tratti fuori. Con Gesù il piano di Dio riprende vita. Non sarà facile, e sappiamo tutti come è andata a finire. 
Se ancora pensiamo di “studiare le Scritture” per trovare in esse l’appoggio alle nostre logiche di esclusione, di chiusura, di allontanamento, non siamo lontani da quanto fecero gli oppositori di Gesù. Il Maestro invita chi vuole seguirlo a lavorare all’opera della creazione affinché ogni donna e ogni uomo possano avere accesso a quella dignità e libertà fondamentali che sono le caratteristiche dei figli del Padre. Il Dio “pietoso e misericordioso” già annunciato da Mosè ancora oggi non è alla ricerca di servi obbedienti bensì di figli che lascino trasparire nelle loro “opere” il volto del Padre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 2 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Chiamati alla vita



Gv 5,17-30

(…) In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. (…)




Altro testo interessante quello che propone la liturgia oggi. 

Chi pensiamo che siano questi morti? I defunti? I trapassati? Non credo proprio. 

Ricordiamoci del prologo: "Venne tra i suoi ma i suoi non l'hanno accolto... a quanti però l'hanno accolto ha dato potere di  diventare figli di Dio...". L'offerta del Figlio (in senso inclusivo di proposta e dono di sé) è per tutti coloro che vivono l'esperienza della morte: la morte che viene dal misconoscimento del volto del Padre, la morte procurata dalla sottomissione ad una religione il cui Dio è una sorta di Moloch cui sacrificare tutto per ottenere qualcosina, la tenebra dell'oppressione in nome di Dio (di tutte le oppressioni, comprese quelle derivanti da fanatismi e integralismi vari), la morte di chi vive nel terrore del dio che giudica e condanna, e via dicendo. La voce del Figlio arriva a tutte e tutti costoro e chiama a vita: "quelli che l'avranno ascoltata, vivranno", entreranno cioè in una dimensione nuova in cui la qualità della vita sarà talmente superiore da essere più forte della morte stessa. Occorre però avere il coraggio di abbandonare tutto quanto, seguire il Figlio e avere il fegato di restare con Lui fino alla Croce, cioè imparare giorno dopo giorno a fare del dono di sé lo stile concreto della propria esistenza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 1 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

La religione del merito



Gv 5,1-16


Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.

Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». (…)




Oggi Giovanni nel vangelo ci racconta la guarigione dell'uomo che da trentotto anni era infermo. Dopo il fatto, quando incontra Gesù per la seconda volta si sente rivolgere queste parole: "Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio". 

Immagino già i vari "soloni" della teologia da “Radio Elettra” (abilmente camuffati da mistici mentre in realtà sono solo mistificatori) gridare: "Visto! Avevamo ragione noi! Gesù guarisce quell'uomo e gli chiede di non peccare per non ricadere malato. Quindi se siamo malati è perché siamo castigati per i nostri peccati!". 

Già, ma Gesù chiede a quell'uomo, guarito in giorno di sabato, di non peccare più intendendo con questo il fatto di non rientrare più nel gioco sporco della religione che opprime e non libera. Una religione che da 38 anni lo teneva immobile, quasi un soprammobile, a testimonianza che la malattia è frutto del peccato (ossia della non osservanza dei precetti); una religione dove il posto di Dio è preso da coloro che dovrebbero facilitare l'incontro con Lui e non impedirlo. Gesù chiede a quell'uomo di starsene lontano da tutto questo. Una volta incontrato il Dio che libera, che ridona vita, che ripara la dignità offesa, che rende il cuore capace di amare, ebbene, il peccato sta proprio nel tornare dentro il fango della religione costituita e ingabbiare così il cuore del Padre, trasformandolo di nuovo in un dio che chiede incessantemente e non in un Padre che dona senza riserve. 

38 anni... una vita. Quanta strada ancora. 

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.