venerdì 11 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

La Via del Giardino



Gv 10,31-42


(…) “Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?»”. (…)



Tutta la vita di Gesù, le sue azioni, le sue parole, sono una narrazione, un rivelare l’autentico volto di Dio, del Dio amante e vitale che si umanizza in Gesù per divinizzarci. Come dice Leonardo Boff: “Umano come Gesù può esserlo solo Dio stesso”. Questo conduce Gesù ad entrare in conflitto con l’istituzione religiosa, gelosissima custode della prerogativa di porsi come mediazione tra Dio e l’uomo.

Per di più, l’immagine stessa di Dio che Gesù rivela diventa denuncia della perversione idolatrica che nasce dal sentirsi possessori, padroni di Dio stesso, incasellandolo in definizioni che sostengono il sistema religioso.

Ridurre il Padre a una divinità assetata di offerte continue, gelosa della felicità degli uomini, capace di colpire con maledizioni e malattie chi non si sottomette e osserva i precetti stabiliti da quell’autorità da cui si fa rappresentare: ecco cosa denuncia implicitamente Gesù nel suo Felice Annuncio, l’evangelo.

Dio vorrebbe continuare a scendere nel giardino della vita a passeggiare con l’uomo. Ma noi abbiamo messo tanti e tali posti di blocco, torri di guardia e fili spinati, che Lui stesso deve chiedere il permesso per potersi prendere una boccata d’aria. 

Gesù ha pagato la sua coerenza con la vita, ha pagato il “mostrarci le molte opere buone del Padre”. Così facendo, nella sua Risurrezione, ci consegna il dono/compito di proseguire lungo questa Via. “Perché guardate in alto?”. Lui è qui, e continua a cercare compagne e compagni di viaggio per riaprire la strada del giardino della vita a tutte e a tutti, Dio compreso.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



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Buongiorno, mondo!

giovedì 10 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Dalle pietraie di morte ai giardini di vita




Gv 8,51-59


(…) Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.




Forse le pietre dell'ultima volta, quelle destinate alla donna colta in adulterio, non erano delle dimensioni adatte, o forse questa volta volevano davvero mettere la parola fine all'avventura proposta dal Maestro. 

Di fatto, ogni volta che la bellissima verità di Colui che "bestemmia perché si fa uguale a Dio" cerca di penetrare nel sistema della religione, la reazione è sempre violenta: meglio chiudere subito la falla altrimenti chissà dove si va a finire. La libertà dell'essere figli, e quindi di assomigliare al Padre, è una verità scomoda. Scomoda perché scardina alla base il meccanismo di potere proprio della religione, eliminando anzitutto chi occupa il posto di mediatore tra "Dio" e "l'uomo". Come "gestire" un Dio che si presenta come Padre e apre a tutti il suo cuore, gratuitamente, senza condizioni? Che razza di comunità verrebbe fuori senza la guida di coloro che “conoscono” esattamente ciò che Dio vuole e per questo chiedono obbedienza? 

Credo che la via proposta dal Maestro sia difficile perché impegna la libertà personale nel dono di sé. Quando questo è chiaro, allora diventa limpido allo stesso modo lo stile di vita che nasce e sostiene una comunità nella quale i ruoli non sono più vissuti come "potere" ma come servizio. E allora, solamente allora, le cave di pietre diventeranno giardini di vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

mercoledì 9 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Liberi nella verità, veri nella libertà



Gv 8,31-42


In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». (…)



La fedeltà alla parola di Gesù non è mera osservanza di un qualche precetto, altrimenti dove starebbe la novità del cristianesimo? 

Essere fedeli alla sua parola è diventare parola a nostra volta, come Lui, una parola che parla del Padre, del Regno; una parola fatta di servizio all'umanità perché cresca nella vita, nella giustizia, perché diventi "più umana". Una parola che sa arrivare al cuore per aprire all'amore. 

La “verità” che ci rende liberi non è quella contenuta nelle certezze dogmatiche (fin troppo certe…); non è nemmeno identificata con le “idee” e le “immagini” che ci siamo fatti di Dio. Queste sono quelle “verità” che dividono, che escludono “in nome di…”; sono quelle “certezze” che generano, alla fine, conflitti e guerre. 

L’unica verità capace di renderci veramente liberi è quella di riconoscerci figlie e figli e, di conseguenza, vivere e creare relazioni di sororità e fraternità con tutte e tutti. Ecco perché diciamo che la “verità” non ci appartiene ma siamo noi ad appartenere a lei. La verità stessa si rivela a noi, rivelandoci al contempo a noi stessi, e ci attira giorno dopo giorno a sé, a patto che non ce ne facciamo padroni e possessori assoluti. La nostra libertà sta precisamente nello scoprirci quotidianamente come figlie e figli che vivono attente e attenti alla vita e alla felicità dell’altra/o riconoscendo in ognuno una manifestazione della “forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana” (Vat. II, Nostra Aetate).

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

martedì 8 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Un “fare” che diventa “essere”


Gv 8,21-30


(…) “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite" (…). 



Il volto del Dio di Gesù è quello di Colui che si prende cura, che non abbandona mai, che si fa compagno di strada, che sostiene e infonde vita e amore con abbondanza e gratuitamente a coloro che lo accolgono. Solo chi condivide e fa propria questa prospettiva è reso capace di "fare cose che a Lui sono gradite". Gesù non sta parlando di opere generiche, di "fare un qualcosa" per gli altri, ma sta parlando dell'orientamento fondamentale dell'esistenza: "cosa gradita" è praticare un amore simile a quello del Padre, assomigliare a Lui nel nostro stile di vita. È attraversare questa esistenza in un atteggiamento di dono continuo, in tutte le situazioni che la vita stessa ci pone davanti, anche quelle create da persone che con facilità consideriamo perdute. Soprattutto con quelle. L'amore non conosce limiti, si fa prossimo a tutte e a tutti e invita a fare altrettanto, così come siamo, con le nostre fragilità e le nostre paure e resistenze.  

So che tanti sono preoccupati spesso della loro incapacità di aprirsi al perdono, al dono totale. Ne è cosciente anche Gesù proprio perché si è fatto uno di noi ed ha sperimentato anche Lui le fatiche che sperimentiamo noi: non ci vuole perfetti con uno schiocco di dita; ci vuole amanti, appassionati dell'umanità, capaci di assumerci giorno dopo giorno la fatica gioiosa del crescere in questa prospettiva. È un percorso accidentato, difficile, ma "Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite": per questo osiamo, ci crediamo, scegliamo di vivere così. 

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.



Per chi preferisce ascoltare


Buongiorno, mondo!

lunedì 7 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

La luce della Parola, la Parola della luce


Gv 8,12-20

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me,

non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (…)


Tutti conosciamo l’irritazione che arriva quando “manca la luce”: espressione, a dire il

vero, impropria perché in effetti non manca la luce ma manca l’elettricità, l’energia che ci

permette di avere anche la luce.

Tanti, tra noi, conoscono la paura di ben altre tenebre: quell’oscurità propria della

depressione, o quelle zone buie della solitudine, per cui ti sembra di vagare nella notte,

da solo, perso. Esiste anche la tenebra della menzogna, ossia ciò che è spacciato per

verità a poco prezzo da chi vuole comperare la tua attenzione, il tuo voto, la tua vita in

fondo. Parliamo anche, sempre più sovente purtroppo, di “violenza cieca”, ossia senza

luce, quel male che nasce dal cuore malato e che spegne “la luce” negli occhi delle vittime

su cui si accanisce. Quante tenebre! Quanto luoghi bui, inospitali, non “vitali”, abitano il

nostro mondo, le nostre vite.

In tutto questo risplende la parola di Gesù: “Io sono la luce del mondo”. Parola che

richiama la Parola primordiale: “yehî ʾôr”, “fiat lux”: sia la luce! Ecco: la luce è quella Parola

sussurrata (in ebraico vi è un gioco di aspirate straordinario, quasi a sottolineare la

delicatezza del Creatore) che continua a essere detta e ridetta nelle parole di Gesù. La

luce illumina, mostra la realtà, permette di vedere ciò che esiste. La Parola, che è Gesù

stesso, la sua vita, illumina la nostra realtà, ci dice chi siamo in verità: figli e figlie, fratelli e

sorelle. Seguire la luce, la sua luce, è vivere tutto questo. Se vogliamo uscire dalle

tenebre, questa è l’unica Via.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita. 


Puoi ascoltare su Spotify

Buongiorno, mondo!


domenica 6 aprile 2025

V Domenica di Quaresima 2025

Qui sotto il link con il video del commento al Vangelo della liturgia di oggi: Gv 8,1-11



Video commento al Vangelo

venerdì 4 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Condivisione di vita



Gv 7,1-2.10.25-30


(…) Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». (…)




Potremmo titolare queste righe così: la presunzione della conoscenza. Un conto è sapere delle cose sul conto di Gesù, un conto è condividere con lui l'intimità del discepolo amato. A volte ho l'impressione, senza voler per questo giudicare o cadere nello stesso errore di presunzione, che nell'esperienza della comunità ecclesiale si fa mostra di sapere tanto, di istruzione a gogò, ma alla prova dei fatti tutto questo si rivela un buon esercizio di studio (necessario, intendiamoci) ma alla fine ognuno resta con le sue proprie convinzioni. 

L'esperienza della condivisione di vita con il Maestro non è fatta di "Noi sappiamo, noi ti conosciamo" perché questo porta spesso a ingabbiare il Maestro nelle nostre categorie e renderlo in questo modo "docile" e facile da manovrare, adattando le durezze della sua proposta alle nostre inerzie, alle nostre paure di perdere tutto, al nostro "onore". Conoscere Lui significa entrare in una relazione di intimità tale da accogliere quella forza che l'ha "spinto" a farsi uno di noi: l'amore di Dio, che chiede di essere accolto e condiviso. I discepoli non sono coloro che "sanno", ma coloro che vivono trasmettendo non saperi di potere, ma scelte di servizio; non saperi di possesso, ma percorsi di condivisione; non saperi di apparenza, ma fatiche quotidiane nel vivere la verità dell'essere figli e fratelli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 3 aprile 2025

Intervista Ancoradio

Intervista Ancoradio

Qui sotto il link per il video dell'intervista su Ancoradio del 2 aprile 2025, con Debora Saitta.
Io e Debora non ci siamo preparati in anticipo: a lei la massima libertà nelle domande così come a me nelle risposte. Mi scuso per eventuali imprecisioni o errori. Le critiche sono sempre accettate (tanto se poi scappate vi ripiglio...).

Buongiorno, mondo!

Gesù, esegeta del Padre



Gv 5, 31-47


(…) “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (…). 



Gesù propone come criterio di lettura della sua missione salvifica e divina la sua attività, le “opere” che egli compie. Ricordiamo che questo testo è “a commento” della guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà, presso la Porta delle pecore. Egli non si perde in astrusi ragionamenti, non cavilla attorno a un precetto, non si mette sul piano della casistica legale: indica il suo stile di vita come criterio per comprendere la sua missione. In questo caso torna alla ribalta il tema già affrontato nel Prologo: la continuazione dell’opera della creazione ossia comunicare pienezza di vita e di libertà all’uomo, ad ogni uomo. Quello che “in nuce”, se mi si passa l’espressione, era contenuto nell’Antica Alleanza ( e i profeti su questo si sono sgolati), in Gesù diventa pieno e definitivo: Gesù continua il lavoro creatore del Padre rivolgendo la sua attenzione, in particolare, a tutte quelle categorie di persone che le istituzioni regolarmente ignoravano o escludevano in nome di una conoscenza “distorta” del messaggio delle Scritture. I “capi” del popolo avevano assolutizzato quella che era solamente una tappa nella storia della salvezza: ignorando il messaggio liberatore di Dio, avevano ridato vita a quell’Egitto da cui Dio stesso li aveva tratti fuori. Con Gesù il piano di Dio riprende vita. Non sarà facile, e sappiamo tutti come è andata a finire. 
Se ancora pensiamo di “studiare le Scritture” per trovare in esse l’appoggio alle nostre logiche di esclusione, di chiusura, di allontanamento, non siamo lontani da quanto fecero gli oppositori di Gesù. Il Maestro invita chi vuole seguirlo a lavorare all’opera della creazione affinché ogni donna e ogni uomo possano avere accesso a quella dignità e libertà fondamentali che sono le caratteristiche dei figli del Padre. Il Dio “pietoso e misericordioso” già annunciato da Mosè ancora oggi non è alla ricerca di servi obbedienti bensì di figli che lascino trasparire nelle loro “opere” il volto del Padre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 2 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

Chiamati alla vita



Gv 5,17-30

(…) In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. (…)




Altro testo interessante quello che propone la liturgia oggi. 

Chi pensiamo che siano questi morti? I defunti? I trapassati? Non credo proprio. 

Ricordiamoci del prologo: "Venne tra i suoi ma i suoi non l'hanno accolto... a quanti però l'hanno accolto ha dato potere di  diventare figli di Dio...". L'offerta del Figlio (in senso inclusivo di proposta e dono di sé) è per tutti coloro che vivono l'esperienza della morte: la morte che viene dal misconoscimento del volto del Padre, la morte procurata dalla sottomissione ad una religione il cui Dio è una sorta di Moloch cui sacrificare tutto per ottenere qualcosina, la tenebra dell'oppressione in nome di Dio (di tutte le oppressioni, comprese quelle derivanti da fanatismi e integralismi vari), la morte di chi vive nel terrore del dio che giudica e condanna, e via dicendo. La voce del Figlio arriva a tutte e tutti costoro e chiama a vita: "quelli che l'avranno ascoltata, vivranno", entreranno cioè in una dimensione nuova in cui la qualità della vita sarà talmente superiore da essere più forte della morte stessa. Occorre però avere il coraggio di abbandonare tutto quanto, seguire il Figlio e avere il fegato di restare con Lui fino alla Croce, cioè imparare giorno dopo giorno a fare del dono di sé lo stile concreto della propria esistenza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 1 aprile 2025

Buongiorno, mondo!

La religione del merito



Gv 5,1-16


Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.

Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». (…)




Oggi Giovanni nel vangelo ci racconta la guarigione dell'uomo che da trentotto anni era infermo. Dopo il fatto, quando incontra Gesù per la seconda volta si sente rivolgere queste parole: "Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio". 

Immagino già i vari "soloni" della teologia da “Radio Elettra” (abilmente camuffati da mistici mentre in realtà sono solo mistificatori) gridare: "Visto! Avevamo ragione noi! Gesù guarisce quell'uomo e gli chiede di non peccare per non ricadere malato. Quindi se siamo malati è perché siamo castigati per i nostri peccati!". 

Già, ma Gesù chiede a quell'uomo, guarito in giorno di sabato, di non peccare più intendendo con questo il fatto di non rientrare più nel gioco sporco della religione che opprime e non libera. Una religione che da 38 anni lo teneva immobile, quasi un soprammobile, a testimonianza che la malattia è frutto del peccato (ossia della non osservanza dei precetti); una religione dove il posto di Dio è preso da coloro che dovrebbero facilitare l'incontro con Lui e non impedirlo. Gesù chiede a quell'uomo di starsene lontano da tutto questo. Una volta incontrato il Dio che libera, che ridona vita, che ripara la dignità offesa, che rende il cuore capace di amare, ebbene, il peccato sta proprio nel tornare dentro il fango della religione costituita e ingabbiare così il cuore del Padre, trasformandolo di nuovo in un dio che chiede incessantemente e non in un Padre che dona senza riserve. 

38 anni... una vita. Quanta strada ancora. 

Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.