Vi ricordate il
Mondiale di Calcio in Sudafrica? Io di quel Mondiale conservo il ricordo del
terribile frastuono delle vuvuzelas, le trombette assordanti che negli stadi
accompagnavano le imprese dei calciatori. Quando penso al nostro paese e alle
vicissitudini che sta vivendo penso alle vuvuzelas.
Abbiamo un capobanda
che da il là con la sua vuvuzela e subito parte il coro delle vuvuzelas di
partito che, sulle poche (in verità) e anche stonate note del capo, fanno
partire la terribile cacofonia che silenzia tutto il resto.
Ma in che modo il
nostro paese è diventato uno stadio pieno di vuvuzelas?
Non sono un analista
politico e, lo confesso, non possiedo gli strumenti necessari ad analisi
approfondite. Però una riflessione la voglio condividere.
Il nostro beneamato
Paese ne ha viste tante. Tra le più o meno recenti vi è un famoso ventennio in
cui non erano ancora conosciute le vuvuzelas, ma il rimbombo che saliva dalla piazza
quando il "tipo" si affacciava dal balcone di Palazzo Venezia e arringava la folla
inneggiando all'autarchia, contro le "potenze plutocratiche",
suscitando un ante litteram di "prima gli italiani", non aveva nulla
da invidiare all'assordante rumoreggiare delle trombette sudafricane.
Il dopoguerra, con i
suoi conflitti più o meno risolti, le fatiche della ricostruzione e il "miracolo economico", che mise in casa lavatrici, frigor e
televisione, calmarono un poco il rumore.
Ci fu poi il periodo
in cui al posto delle vuvuzelas nelle strade risuonavano i rumori secchi degli
spari, degli omicidi in funzione della lotta armata, da una parte o dall'altra
poco importa: erano gli anni del dialogo delle armi più che delle armi del dialogo
(anche se Aldo ed Enrico, due Signori della politica, ci provarono a cambiare
le cose).
Arriviamo ai tempi
nostri e, per la famosa teoria dei "corsi e ricorsi", un altro
ventennio si aprì. Era nata l'era del nanerottolo che, con i rialzi nelle
scarpe, fingeva di essere un gigante. E fu proprio questo ventennio, fatto di
culi, tette, paillettes ed Emilio Fede (un Morisi ante litteram) a fare da
terreno ben concimato per portarci alla situazione attuale.
Là dove la
televisione rimbambiva e riempiva di nobili "stronzate" il nostro
Paese, da sempre culla di cultura ad
ogni livello, oggi abbiamo la rete e i suoi cosiddetti "social" (ma
molto poco "humans"), a fare da amplificatore alle bestialità
disumane che il capobanda dell'orchestra di vuvuzelas intona ogni giorno.
Quello che fatico a
comprendere è il fatto che i cittadini del mio paese considerino un gigante
questo insignificante ometto che di fatto è un nano: lo fu il Silvio nazionale
per statura, lo è il Matteo odierno per cultura. Non mi capacito di come buona parte
dei miei connazionali si sfiatino per far risuonare le loro vuvuzelas al ritmo
di qualcuno che spaccia per musica ciò che in realtà è solo rumore assordante,
cacofonia allo stato puro.
Giovanni di
Salisbury riportava una frase di Bernardo di Chartres, suo maestro:
"Dicebat
Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes, ut
possimus plura eis et remotiora videre, non utique proprii visus acumine, aut
eminentia corporis, sed quia in altum subvehimur et extollimur magnitudine
gigantea». Traduco per chi non ha dimestichezza con il bergamasco antico:
"Diceva Bernardo di Chartres che noi siamo come nani sulle spalle di
giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per
l'acume della vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e
portati in alto dalla statura dei giganti".
Ora, il nostro
Ministro degli Interni non manifesta nemmeno l'umile consapevolezza di essere
un nano: la gravità sta nel fatto che non vi sono più nemmeno giganti che
portano nani sulle spalle.
A 'dda passà a
nuttata.
Buona vita.
Eh si. Ma se ogni "nuttata" dura vent'anni stamo freschi! Per ora buona notte. Cioè buone ninne fino a domattina. :-)
RispondiEliminaLuciano,sono ossessionato dai numeri, se guardiamo alle ultime elezioni europee la lega ha preso il 34% dei consensi del 55% dei votanti, quindi se guardiamo agli italiani che hanno diritto di voto vuol dire che meno di 2 su 10 sono attirati da questo personaggio. Forza e coraggio che possiamo ancora resistere.
RispondiEliminaA ben guardare i suoi 60 milioni di italiani si riducono di molto, per fortuna ce la possiamo fare Bruno Carminati... basta che non passi un altro ventennio per vedere la luce in fondo al tunnel...io per età non lo vedrei, forse...
RispondiEliminaGli italiani un popolo intelligente......che cosa ci sta succedendo? Mi sembra che da un po’ di anni a questa parte l’intelligenza sia emigrata altrove! Preghiamo il Signore perché torni a seminare sapienza e intelletto in questa povera nazione!
RispondiElimina