Buongiorno mondo!
Oggi il Vangelo ci propone la lettura della genealogia di Gesù nella versione
di Matteo (Mt 1,1-17). Questo testo suscita reazioni un po’ diverse: in chi
ascolta si percepisce il disorientamento davanti a questa teoria di nomi che,
fatta salva qualche eccezione, ai più non dice nulla o quasi. Al povero prete
che deve magari farci il pensierino del giorno a Messa sale un po’ di ansia
perché... “che dico?”. Quando Matteo la propone ai suoi ascoltatori sa di
trovarsi di fronte gente che le scritture le conosce a menadito (come noi,
vero?) e proprio per questo comincia con la genealogia a preparare il terreno
per quello che sarà lo “scandalo Gesù”.
Dunque, Matteo
deve introdurre questo personaggio Gesù presso i suoi ascoltatori e quindi lo
inserisce nel contesto della storia della salvezza, facendo loro, però, rizzare i capelli. Nella sua linea
genealogica Matteo inserisce quattro donne (stranamente, perché era solo l’uomo
a generare, mai la donna) e quattro donne di costumi, diciamo con un eufemismo,
piuttosto allegri. Tamar, che fece un figlio con il padre del marito defunto;
Racab, che esercitava la professione in maniera regolare (il cui nome, tra
l'altro, ha un significato che è tutto un programma!); ha tanto ribrezzo per
Betsabea, la donna di cui si era invaghito Davide e che da lei è stato ben
corrisposto, che la nomina come “quella di Uria”; infine la “delicata” Rut (e
lasciamo stare il salto storico che l’autore le fa compiere) che così, senza
aver fatto nulla, al mattino si sveglia nel letto di Booz che si chiede “Chi è
mai questa?”, e Rut era incinta. Mah… potenza della vita! Alla fine arriva anche
Maria, che ha la “fortuna” di chiamarsi con l’unico nome poco amato nella
Bibbia: Myriam, come la sorella di Mosé, colpita dalla lebbra per aver
“tramato” contro il fratello (ma gli autori sono maschi e la storia è letta
esclusivamente con occhi maschili…). Ecco in quale modo Matteo inserisce Gesù
nella storia: una storia non di santità, ma di piena e povera umanità, nella
quale Egli entra non per castigare ma per portare vita e salvare. Già a partire
dalla genealogia Matteo ci mostra che Colui-che-viene è per i “malati e non per
i sani” e che questo atteggiamento mostra il volto di un Dio che si accosta
all’uomo come PadreMadre. Credo sia un invito a non giudicare troppo
frettolosamente le nostre “storie”, le “storie” in cui siamo o quelle che ci sfiorano.
In ultima analisi Matteo ci sta dicendo che la misericordia di Dio sa scrivere
diritto anche su quelle che noi consideriamo righe storte e che volentieri
butteremmo nella monnezza. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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