Buongiorno mondo! Affascinanti e
quanto mai crude nella loro chiarezza le parole del Maestro stamane (Mt
7,21.24-27): "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno
dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
Tutti noi abbiamo imparato quanto sia facile "dire Dio", pronunciare
il suo nome quasi fosse una sorta di scudo spaziale a nostra difesa (salvo poi
mandarlo a quel paese quando qualcosa non va secondo i nostri piani!). Usando
un'espressione in voga nel mondo della politica, ci siamo abituati a
"tirare per la giacchetta" il nostro Dio come dei questuanti (oggi in
linguaggio politicamente “corretto” si dovrebbe dire "lobbisti"),
quasi fossimo al cospetto di un distributore di favori, attento a chi grida
meglio il suo nome e tesse davanti a tutti le sue lodi (come gli araldi e i
menestrelli di corte di un tempo). E siccome non basta, ci rivolgiamo anche ai
"familiari" o ai più stretti collaboratori, i santi, perché a forza
di parole facciano passare avanti la nostra causa "che è la più importante
di tutte, io ne ho proprio bisogno: con tutto quello che ho fatto per la
chiesa, una mano me la vorrà dare, no?". Il Maestro ci ricorda brutalmente
che in questo modo rischiamo di costruire la casa della vita sulla sabbia delle
illusioni, e la peggior illusione esce proprio da un'immagine distorta di Dio.
"Colui che fa la volontà del Padre mio...": qual è questa
volontà? Cosa vuole questo PadreMadre che fatichiamo a capire? Gesù ce lo ha
detto: collaborare con Lui all'opera della creazione assomigliando a Lui nel
nostro modo di amare. Non esiste un Dio da servire, ma un PadreMadre cui
assomigliare nell'amore, un amore che si prende cura del benessere di ciascuno:
ecco il Regno, ecco la casa costruita sulla roccia dove ciascuno si sente
figlio e vive da fratello, ciascuna si sente figlia e vive da sorella. Un
abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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