Buongiorno
mondo! "Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser
giusti e disprezzavano gli altri: Due uomini salirono al tempio a pregare: uno
era fariseo e l'altro pubblicano..." (Lc 18,9-14).
Arcinota
parabola, tanto che ogni fariseo oggi la usa per proclamarsi pubblicano,
cadendo nello stesso ridicolo errore: "Io non sono come quel fariseo
là...". Questa perla di parabola però tocca il cuore del Vangelo e la
conversione che ne segue: tratta del passaggio dalla religione alla fede, cioè
da quel rapporto con Dio in cui io sono preoccupatissimo far qualcosa per Lui a
un rapporto in cui accolgo ciò che Lui fa per me. Verissimo in questo contesto
quanto afferma con chiarezza il mio amico Alberto Maggi: Dio non volge il suo
sguardo ai meriti delle persone ma ai loro bisogni. I meriti (o supposti tali)
li possono avere alcuni, ma non tutti; bisogni invece ne hanno tutti e su
questi Dio posa il suo sguardo compassionevole. Quindi la parabola non è un
invito a quella umiltà melensa che diventa occasione di fariseismo (sono umile
e me ne vanto!), ma una proposta a cambiare il nostro rapporto col Padre: da un
Dio che esige, a un Padre che dona e chiede di fare altrettanto, da un Dio che
vuole dei fedeli, a un Padre che apre la sua casa a dei Figli. Un abbraccio a
tutte e a tutti. Buona vita.
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