Buongiorno mondo!
“Coraggio, figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati” (Mt 9,1-8).Nella cultura
religiosa in cui Gesù ha vissuto, la malattia era considerata sempre
"legata" in qualche modo al peccato. "Non insistere, fratello,
se sei messo così, vuol dire che hai combinato qualcosa che ha offeso e fatto
arrabbiare l'Onnipotente, benedetto il Suo nome santo": queste erano le
parole che più o meno avremmo potuto sentire quel giorno ( ma succede anche
oggi, e non di rado!). Da una visione distorta di Dio, una visione distorta
dell'uomo. Questo modo di considerare Dio alla stregua di
"giustiziere" sempre pronto a punire, castigare, distruggere,
diabolicamente attento alle nostre più piccole trasgressioni per coglierci in
fallo non fa parte della proposta di Gesù. Siamo liberi di considerare Dio come
vogliamo (e di fatto lo facciamo), ma se ci mettiamo alla sequela del Maestro,
allora dobbiamo essere disposti a mettere in crisi tutte le immagini di Dio che
ci siamo fatti e disporci all'incontro con la Vita. Gesù fa soffiare dentro la
storia la novità del perdono in maniera nuova. Sarebbe anacronistico leggere
questi testi alla luce della nostra teologia sul perdono sacramentale. Per Gesù
liberare qualcuno dal peccato era liberarlo dalla sofferenza più lancinante, la
sofferenza dell'umiliato perché giudicato un indesiderabile e un maledetto da
Dio. Da questo punto di vista, nelle nostre comunità abbiamo ancora parecchia
strada da fare, visto che abbiamo ridotto il perdono a un semplice affare
privato. Anzi, spesso e volentieri dopo aver ricevuto il perdono ci rivestiamo
della veste di giudici e ricominciamo a escludere, a giudicare, a emarginare
"in nome di Dio, che benedetto sia il Suo Nome". Un abbraccio a tutte
e a tutti. Buona vita.
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