Buongiorno mondo!
Dall'isolamento alla solitudine
Lc 9,18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
"Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. ". Questa traduzione non mi pare corretta. Il testo, quasi letteralmente, dice che "stava pregando da solo e i discepoli erano con lui…". Quindi: il luogo solitario è nella testa del traduttore.
I nostri Vescovi danno l'ok alla traduzione.
I nostri Vescovi farebbero bene a trovare quel luogo solitario e a restarci un po' per schiarirsi le idee (visto che da quelle Parole poi traggono gli insegnamenti per il popolo… vabbé, amen!).
Gesù apprezza la solitudine, non l'isolamento. È capace di preghiera pur stando con i suoi. È capace di "restare connesso al Padre" anche quando è circondato dalle voci di coloro che stanno con lui e che forse (questa sì è una mia supposizione) stanno parlando di Lui, come spesso facciamo noi. Forse stanno chiacchierando di quello che la gente dice di Lui (e di loro… ragassi, stiamo dietro a Lui… che dicono di noi? Ci prendono per matti o per i suoi luogotenenti? Non è poi così astratta l'idea che anche loro, i Dodici, si chiedessero queste cose: ma dove andiamo a finire? Cosa dicono di noi?). Dicevo che Gesù apprezza quella solitudine che è propria del profeta: è solo ma non isolato. Lui non si tira fuori dalla storia, non fa di se stesso e dei suoi un'isola beata: con gli occhi fissi in quelli del Padre (questa è la solitudine del profeta) resta con i piedi e le mani ben immersi dentro il fango della nostra storia. E chiede, e ci chiede: ma che dicono di me? Vale a dire: che immagine avete comunicato di me? Come mi avete presentato? Cosa dicono di me (visto che siete voi a parlarne?).
Sorella, fratello: non mi spingo oltre. La domanda che il Maestro pose ai suoi, la pone a te oggi. E se "le folle" non han capito, forse la responsabilità è anche nostra che non abbiamo correttamente spiegato. Forse abbiamo confuso isolamento e solitudine, facendo della preghiera una realtà per addetti ai lavori e non invece l'incontro tra due sguardi che si cercano per amarsi: il tuo e quello del Padre, dentro la storia fangosa di ogni giorno. Forse abbiamo con troppa facilità fornito una risposta pronta e confezionata, giusto per dimostrare di conoscere q.b. ed entrare a far parte della casta degli eletti: cotto, servito e mangiato, per evitare di pensare, di faticare, di cambiare stile di vita. What else?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Nessun commento:
Posta un commento