Custodi dei germogli della Parola
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Dopo aver descritto il faticoso travaglio della storia per generare "cieli nuovi e terra nuova", oggi il Maestro invita di nuovo a stare ben svegli e a saper leggere i segni della crescita del Regno dentro la stessa storia dell'umanità.
Il Regno conosce la sua primavera dentro le vicende umane e mostra i suoi germogli in quelle realtà quotidiane, banali, come può essere una pianta di fico, che tutti possono vedere e percepire ma di cui tanti non si accorgono, tanto abituale è la sua presenza. Si tratta di vivere la propria faticosa, e a volte dolorosa, quotidianità con li occhi vigili e attenti a cogliere i semi di speranza che in essa germogliano. E questa attitudine non si fonda su pie illusioni, ma si regge sulla promessa di una "parola che non ritornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata": ecco perché le sue "parole non passeranno". Cadranno le nostre strutture, anche ecclesiali (magari qualcuna anche subito, vero?), cadranno catechismi, sentenze teologiche, dogmi intoccabili, valori non negoziabili, cadranno anche i sacramenti (quelli celebrati e quelli "tirati giù") "ma le mie parole non passeranno", dice il Maestro. Questa Parola ci è consegnata perché sappiamo ritradurla e seminarla nel nostro oggi.
Sorella, fratello: l'unica certezza, la sola roccia su cui possiamo stare saldi è quella della sua Parola. Quella Parola che risuona fin dai primordi; quella Parola che ha sussurrato alla luce (in ebraico pare proprio un sussurro: Sia luce, yehì ’ór) affinché illuminasse senza violenza le profondità della nostra storia; quella Parola che non ha esitato a farsi carne della nostra carne per dare a noi la possibilità di diventare parole della Parola.
Ci viene chiesto di essere vigili, attenti: i germogli di questa Parola sono delicati come quelli del fico. Essi hanno bisogno di custodi che ne curino la crescita, che li coltivino con passione, che attendano con pazienza il tempo della fioritura perché i dolci frutti possano essere gustati dall'umanità intera. Chi ha orecchi…
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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