Mt 11,16-19
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Una fotografia come questa solamente il Maestro la poteva indovinare!
Queste parole, pronunciate duemila anni fa', risuonano tremendamente e tragicamente vere anche nel nostro oggi. La generazione di cui parla il Maestro è la nostra, paro paro: siamo noi quelli perennemente scontenti, insoddisfatti.
Pieni di cose cerchiamo ancora spazi per accumulare sempre di più.
Assetati di affetto ci spendiamo per comprare, in mille e mille modi, un po' di attenzione, svendendo a volte la nostra dignità pur di contare qualcosa agli occhi di qualcuno.
Affamati di potere ci nutriamo di indifferenza pur di conquistare il posto migliore. Abbagliati dall'apparire, pur di avere il nostro quarto d'ora di notorietà siamo disposti a sacrificare le nostre e altrui vite (ancor meglio!) sull'altare del Moloch dei social.
Alla fine ci ritroviamo tra le mani la nostra scontentezza, la nostra delusione (che nel caso peggiore diventa rabbia violenta), il vuoto.
E, corso e ricorso continuo, riprendiamo il giro per colmare la nostra insoddisfazione.
Sorella, fratello: se dovessi dare un titolo a questa pericope evangelica, la chiamerei: "La ballata dei rosiconi".
Agli eterni insoddisfatti, a quelli che "Si, ma…", a quelli che "Armiamoci e… partite"…, a tutte e tutti coloro che, per quanto ci si sforzi, non va mai bene nulla, il Maestro dice: "La sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie".
Di che sapienza si tratta?
Della vita stessa del Maestro. Del suo stile di vita che conosce un'unica preoccupazione: il bene dell'altro. Vuoi essere felice? Vuoi davvero sentirti vivo? Vuoi essere padrone della tua esistenza? Paradossalmente, spendila nel dono e nel perdono. Le radici della tua insoddisfazione si seccheranno e tu proverai l'ebbrezza paradossale del Felice annuncio: solamente chi accetta di perdere vince.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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