Sì a Dio nel sì all'uomo
Gv 17,1-11a
"(…)Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. (…)".
Non possiamo conoscere Gesù e aderire alla sua proposta, assumendo il suo stile di vita, senza dare adesione all'uomo; il comandamento che egli lascia ai suoi, a noi, e le esigenze che ne scaturiscono si traducono nell'amore per gli altri. Le "opere" che Gesù compie non sono opere compiute per onorare Dio ma per aiutare l'uomo.
La certezza della fede, dunque, non si fonda su una testimonianza esterna, ma sull'esperienza di vita (lo Spirito) comunicata dalla pratica del messaggio di Gesù che crea comunione con lui e apre spazi di comunione e amore dentro la storia umana.
Tutto il capitolo 17 riecheggia dei temi già presentati nel prologo. In particolare in questi versetti emerge il tema di Gesù quale rivelatore del Padre: aderire a Lui è conoscere il Padre e il suo progetto della creazione, che si rivela essere un inno di amore per l'umanità.
Perché ancora facciamo così fatica ad intendere questo? Perché abbiamo trasformato troppo spesso in dottrina ciò che invece è esperienza di vita modellata sullo stile di Gesù? Perché ancora temiamo così tanto un Dio che vuol farci partecipi della sua stessa vita?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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