Il dono della vita
Gv 12,24-26
“(…) In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (…)“.
Tutti conveniamo sul fatto che per continuare ad esistere occorre nutrirsi; si mangia per vivere... naturalmente (poi magari per qualcuno è il contrario e le tante, troppe, povertà che abitano la nostra storia ne sono un segno eloquente. Per alcuni pochi (ma sono sempre di più) si vive per mangiare… non solo cibo, ma potere, denaro… e via dicendo).
Il nostro corpo fisico, biologico, per funzionare ha bisogno di quel carburante che chiamiamo cibo. Ma non siamo solo un corpo, un'entità fisica. Siamo molto di più, e io amo definire questo come l’essere spirituale che ciascuno di noi è e che vive storicamente questo “hic et nunc” quotidiano che per noi, credenti nel Risorto, si fa ogni giorno “kairòs”, tempo fuori dal tempo, consapevolezza di un’eternità incarnata che cammina nella storia tracciando sentieri di vita.
Il cibo, il nutrimento che mantiene viva e vitale questa parte “storicamente materiale” di noi é esattamente il nostro farci cibo per gli altri. Come il corpo vive perché nutrito, così la nostra essenza spirituale, il nostro essere spirituali, si mantiene vivo e vitale facendosi nutrimento, facendosi dono, pane, o come si voglia dire. È il senso del seme che morendo permette il proprio realizzarsi in una vita che fruttifica a favore di altri. Il Maestro ce l'ha mostrato di persona, consegnando tutto se stesso per la nostra vita. A noi fare la nostra scelta.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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