1 Maggio
Solamente due parole per ricordare tutte e tutti coloro che oggi non fanno festa perché non hanno lavoro o perché l'hanno perso e non possono più, per i tanti fantasiosi motivi che la nostra economia ultraliberista riesce a inventare, rientrare nel "circuito" lavorativo.
Vorrei ricordare anche tutti i lavoratori, quelli che ancora ci credono, quelli che si appassionano al loro lavoro non solo come mezzo per portare a casa la pagnotta, ma come modo di esprimere se stessi, con passione.
Vorrei ricordare anche i lavoratori e le lavoratrici che sono costretti a un lavoro che non amano ma di cui non possono fare a meno, coloro che "se non ti sta bene, fuori c'è la fila che aspetta il tuo posto", quelli che "bada di non ammalarti altrimenti rischi...", le donne che "guarda che qui la maternità è un optional: se la vuoi ti giochi il posto".
Vorrei ricordare tutte e tutti coloro che sono in attesa di "essere ricollocati”, quasi fossero dei soprammobili da spostare a piacimento.
Vorrei ricordare i grandi manager, dagli stipendi altisonanti, quelli che se l'azienda va male non è mai colpa loro ma sempre della crisi (e il loro stipendio aumenta comunque!) e quelli che se l'azienda va bene è solo e sempre merito loro, mai dei loro operai e operaie (e il loro stipendio aumenta ancora!).
Vorrei ricordare tutte e tutti i giovani che si affacciano al mondo del lavoro dove trovano spesso porte chiuse e condizioni poco allettanti per allenarsi al mestiere.
A tutte e a tutti, anche a coloro che ho involontariamente dimenticato, il mio augurio per la festa di oggi affinché la parola lavoro non sia più associata a sfruttamento indegno ma divenga finalmente espressione della creatività che contribuisce al processo della creazione ancora in atto.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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