giovedì 15 giugno 2023

Ritrovare la via

Ritrovare la Via



Non è mia intenzione qui permettermi giudizi sulla persona di Silvio Berlusconi. Il signor “tempo”, si sa, è galantuomo e lascio volentieri a questo signore tale incombenza.


Non mi permetto nemmeno, per quanto mi ponga tanti interrogativi, di esprimere giudizi sul Berlusconi politico: non possiedo i mezzi necessari e propri degli storici per esprimere un giudizio giusto ed equilibrato. Ricordo solamente che un politico di altri tempi, non troppo lontani in verità, Rino Formica, se ne uscì con un'espressione colorita che rendeva bene allora, e continua a farlo oggi, circa l'arte della politica: “La politica è sangue e merda”. Per questo motivo affido a storici ed analisti più competenti di me il compito di attribuire le percentuali dell'una e dell'altra componente all'azione politica di Berlusconi.


Non intendo nemmeno commentare le parole pronunciate da Mons. Delpini durante il cosiddetto “funerale di Stato”. Questo perché al suo posto mi sarei limitato ad un semplice commento alla Parola scelta per l'occasione (a questo proposito avrei utilizzato il racconto della crocifissione di Gesù tra due malfattori: da una parte perché si parlava di uno che amava definirsi “Unto del Signore” e dall'altra per coloro che definivano lo stesso come malfattore. In questo modo Delpini sarebbe stato aiutato nell'operazione di commento dallo squisito “sopire e troncare, troncare e sopire” di manzoniana memoria).

Chiudo qui questa lunga premessa e provo ad esprimere il disagio che mi sento dentro.


Faccio parte dell'Istituzione Chiesa Cattolica e continuo a lottare, dal di dentro, per offrire il mio apporto ai fini di un cambiamento radicale e necessario a questa Istituzione che è, o dovrebbe essere, testimone privilegiata della bellezza e ricchezza del messaggio di Gesù di Nazareth trasmessoci come Evangelo, Felice Annuncio.

Il disagio che avverto, che assume tratti a volte dolorosi altre volte laceranti, nasce dal vedere e constatare come la mia Chiesa abbia perso quello slancio profetico che ha caratterizzato la vita e il messaggio del suo Maestro. Certo, una dimensione profetica che Gesù ha pagato quel caro prezzo che noi, come Chiesa, spesso e volentieri evitiamo cercando aggiustamenti e alleanze con il potere di turno.


Guardando, senza troppa partecipazione in verità, le immagini a “reti unificate” delle esequie di Berlusconi (che, di primo acchito, visti i cori, avrei celebrato non in Duomo ma allo stadio e in una forma più consona al personaggio, cioè con un degnissimo rito civile... ma si sa, ormai una Messa non si nega a nessuno (salvo eccezioni di cui dirò), nemmeno alla Sagra della Porchetta perché serve per dare lustro) dicevo che guardando le immagini mi sono trovato spesso a chiedermi quale fosse il significato di questa celebrazione a confronto con altre situazioni.

Mi sono chiesto come si può celebrare con sicurezza e senza remora alcuna un'Eucaristia come quella di ieri e allo stesso tempo negare la stessa Eucaristia, per esempio, al signor Welby per i ben noti motivi. Vi sono forse figli di primo letto nella Chiesa che vantano più e migliori diritti di altri? Me lo chiedo.

Così come mi chiedo, perché non ne ho affatto memoria, come mai non è stata celebrata una solenne Eucaristia in solidarietà e memoria per e con quanti hanno subito violenza e violenza di Stato al G8 di Genova (mi duole ricordarlo, ma l'allora Premier, noto per la sua maniacale cura del dettaglio che arrivava al posizionamento delle aiuole di fiori, non fu così “maniacale” nel curarsi di quanto avvenne dietro le quinte... non ricordo volutamente chi era Premier all'epoca).

Mi chiedo anche come mai la mia Chiesa alzi la voce su certi temi ritenuti scottanti (gender, GPA, fine vita) ma non riesca ad essere risolutamente contraria a certe scandalose politiche di gestione migratoria affrontate all'insegna del: “Vi paghiamo affinché li teniate lì”.

Malgrado la continua emorragia e la sempre maggiore insignificanza, non riusciamo a trovare il coraggio di porci decisamente in un serio cammino di discernimento che ci aiuti a trovare il modo di ridare freschezza al Vangelo e imparare a mescere il suo vino nuovo. Siamo ormai divenuti come lo Stato italiano: capaci di rispondere alle emergenze ma incapaci di continuità nell'azione, nell'accogliere le nuove istanze, nel cercare risposte adeguate, continue e comprensibili per la cultura attuale.

Usiamo un linguaggio che più nessuno comprende, (a questo proposito il Monsignore che commentava da studio ieri le Esequie, ha fatto uno sproloquio sul “sacrificio espiatorio di Gesù” che anche ai miei gatti, abituati alle mie riflessioni ad alta voce, si è rizzato il pelo).

Utilizziamo riti e paludamenti che risalgono all'epoca dei dignitari di corte dell'imperatore Costantino (rendo l'idea?); abbiamo strutturato ciò che ci ostiniamo a chiamare bellamente “comunità” come una piramide ben solida, una struttura in cui, purtroppo, non é possibile collocare “in mezzo” il Risorto, la sua posizione naturale nella comunità, luogo il cui centro é Lui attorno al quale tutti possiedono medesima dignità in quanto equidistanti dal centro stesso.

Insomma, mi pare che abbiamo scelto di sopravvivere e non di vivere: vivere ci costerebbe troppo in termini economici, di visibilità, di potere, di influenza. Tra i tanti oggetti che fanno la loro comparsa nelle narrazioni evangeliche dovremmo rivalutare la sferza di cordicelle usata da Gesù nel Tempio. Ma non usarla sulle schiene altrui, ma per spennellarla per bene sul nostro groppone, chiedendo al contempo perdono a tanta umanità che abbiamo deluso, schivato, ridotta a serva e il tutto “ad majorem Dei Gloriam”.


È il tempo di rituffarci senza paura nel Vangelo per riapprendere, non di riappropriarci, lo stile del Maestro.

Questo é possibile solamente vivendo nella nostra cultura non come portatori di verità assolute per sottomettere coscienze o silenziare voci scomode ma come “guaritori feriti”, sanati da quella misericordia che rende umani.


Forza! Ritroviamo e facciamo nostro lo stile del Maestro per ridare dignità e forza al messaggio evangelico.

Un'abbraccio a tutte e tutti. Buona vita

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