Dalle pietraie di morte ai giardini di vita
Gv 8,51-59
(…) Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Forse le pietre dell'ultima volta, quelle destinate alla donna colta in adulterio, non erano delle dimensioni adatte, o forse questa volta volevano davvero mettere la parola fine all'avventura proposta dal Maestro.
Di fatto, ogni volta che la bellissima verità di Colui che "bestemmia perché si fa uguale a Dio" cerca di penetrare nel sistema della religione, la reazione è sempre violenta: meglio chiudere subito la falla altrimenti chissà dove andiamo a finire. La libertà dell'essere figli, e quindi di assomigliare al Padre, è una verità scomoda. Scomoda perché scardina alla base il meccanismo di potere proprio della religione, eliminando anzitutto chi occupa il posto di mediatore tra "Dio" e "l'uomo". Come "gestire" un Dio che si presenta come Padre e apre a tutti il suo cuore, gratuitamente, senza condizioni? Che razza di comunità verrebbe fuori senza la guida di coloro che "sanno" esattamente ciò che Dio vuole e per questo chiedono obbedienza?
Credo che la via proposta dal Maestro sia difficile perché impegna la libertà personale nel dono di sé. Quando questo è chiaro, allora diventa chiaro allo stesso modo lo stile di vita che nasce e sostiene una comunità nella quale i ruoli non sono più vissuti come "potere" ma come servizio. E allora, solamente allora, le cave di pietre diventeranno giardini di vita.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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