giovedì 14 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Leggere i segni


Lc 17,20-25


In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». (…)



Gesù invita i suoi ( e quindi noi) a evitare con cura il sensazionalismo, a non cadere in questa trappola alienante tipica della religione che si impone facendo largo uso della paura che nasce dall’annuncio di segreti terribili che al più presto verranno attuati. 

Chiede dunque ai suoi di “vegliare”, cioè di esercitare ogni giorno l’arte del discernimento (suggerisco un testo di Silvano Fausti: “Occasione o tentazione” proprio su questa delicatissima ma importante arte del discernere) cercando con lo sguardo non “i maestosi cedri del Libano”, ma gli “arbusti della senape”, non le manifestazioni di astri che girano, di segni dal cielo, di madonne che piangono, ma i veri e autentici segni “miracolosi” del Regno che è già “in mezzo” a noi. Laddove una comunità di uomini e donne vive e propone lo stile di vita del Maestro, laddove il potere cede il posto al servizio, laddove l’accumulo della ricchezza diventa condivisione e solidarietà, laddove il volto del Dio tremendo e geloso della sua condizione assume finalmente i tratti di un Padre che vuole comunicare all’uomo la sua bellezza e grazia, ecco che il Regno si manifesta. Viviamo allora da persone “intelligenti” (dal latino intus – legere = leggere dentro, in profondità) che non si accontentano della superficie delle cose della vita, che non vagano alla ricerca di emozioni forti per sentirsi vive, che non partono alla ricerca di manifestazioni divine stupefacenti. Viviamo da figli in fraternità: questo “squarcia” davvero “i cieli”, questo apre spazi alla presenza di Dio “in mezzo a noi”. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 13 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Guaritori feriti



Lc 17,11-19


(…) Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. (…)



Oggi il vangelo ci racconta la guarigione di dieci lebbrosi da parte di Gesù. Nel racconto viene precisato quanto abbiamo citato sopra. In nove spariscono e Gesù è costretto a riconoscere che solamente lo “straniero”, l’eretico e maledetto samaritano, è tornato sui suoi passi per ringraziare chi lo aveva guarito togliendolo da quella morte religiosa e civile in cui la lebbra lo aveva spinto. Mi chiedo se gli altri nove siano davvero guariti. Non ho dubbi sul fatto che Gesù abbia offerto a tutti la possibilità di una guarigione totale, ma non credo tutti l’abbiano colta appieno. 

Solamente chi si rende conto che la vera “lebbra” è nel cuore può davvero guarire. Chi non entra nella logica della “grazia”, cioè dell’amore senza limiti e totalmente gratuito di Dio, non può comprendere che la “grazia” è donata perché chi la accoglie sia egli stesso grazia per ognuno. In altre parole: inutile guarire dalla lebbra se poi non si diventa a nostra volta guaritori. E il primo passo per farlo è accettare di entrare nel gioco della gratuità, come quel samaritano. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 12 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Servi nell’amore



Lc 17,7-10 


(…) Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».



La traduzione è possibile, ma non rende, a mio avviso, giustizia al testo. Può essere un servo “inutile”? Stando alla pratica credo sia possibile, e lo vediamo lì dove chi dovrebbe essere a servizio non lo è di fatto, preferendo servirsi piuttosto che servire. In questo caso il “servo è inutile”. Ma non penso che Gesù volesse andare in questa direzione. 

Credo piuttosto che una traduzione diversa ci permetta di capire meglio: “Siamo semplicemente servi”. È in questo modo che occorre comprendere il senso delle parole di Gesù. Il riconoscersi “semplicemente servi” non è una dichiarazione di piccolezza o insignificanza, magari colorata di quella umiltà che tanto piace ai superiori e caldamente consigliata da tanti “maestri spirituali” (ma non era Uno solo il Maestro?). Al contrario, è ribadire la propria identità, il proprio essere “a immagine e somiglianza” di un Dio che, in Gesù, si presenta a noi indossando il grembiule del servo. Vivere la nostra esistenza al servizio del Regno, camminare dietro al Maestro per imparare da Lui l’arte preziosa del servizio reso all’uomo per umanizzarci con lui, questo costituisce il nostro essere e identifica le nostre persone. Questa diviene pure la caratteristica delle nostre comunità cristiane, laddove il servizio reso all’altro è denuncia di ogni forma di potere e annuncio, al contempo, della realizzazione storica del Regno, spazio dell’incontro con l’altro e con l’Altro. 

A questo punto resta un’ultima domanda: cosa ci è stato ordinato dunque? Quale ordine dobbiamo eseguire? L’unica cosa che, in effetti, non può essere comandata: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Vivendo così, allora potremo dire: “Siamo semplicemente servi”. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 11 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Credere (cancelliamo obbedire e combattere)



Lc 17,1-6


(…) Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».



Spesso mi sento dire dalle persone che incrocio che "io non ho il dono della fede", "beato te che puoi credere...", "a me Dio non ha fatto questo dono", "per me la fede è credere in... tutto, nella natura, nel cosmo... ecc...", "ah guarda, fosse per me la fede ce l'avrei, ma con questa chiesa di mezzo, no, non si può credere" o la versione che recita "ma come fai a credere in un Dio che permette tutti questi mali?". È curioso: sono tutte espressioni accomunate dal verbo credere. Quando si parla di fede vuol dire che ci si fida di qualcuno e si crede a quel che questi dice. Ma io penso che la fede, almeno la mia, che sento in sintonia con quella di Gesù, contenga anche la coniugazione di un altro verbo: accogliere. Se ci mettiamo dal punto di vista della fede come dono, allora certo siamo in presenza di un dio ingiusto, che si diverte a giocare alla lotteria per distribuire i suoi doni. Dio, la forza amante e vita che pervade l’universo chiede di essere accolto, e questo è possibile a tutti, nessuno escluso. Non vi sono criteri, leggi, requisiti particolari per accogliere un Dio che vuole condividere con me la sua passione per la vita e mi chiede di assomigliare a Lui in questo perché altri possano conoscerlo. La "conversione" non è causa della fede, ma una conseguenza dell'aver accolto questo amore e questa potenza di vita che si manifesta nelle persone che incontro e che hanno accettato tale proposta di vita: assomigliare a Lui per manifestare Lui.  

"Aumenta la nostra fede" è chiedere di rendere più grande questa capacità di amare assomigliando a Dio, non restare in ginocchio con la frusta in mano a chiedere perdono dei peccati e correre in ogni santuario in cui appaiono santi e madonne a iosa e proclamare in crociata la propria "fede": questo non è il Dio di Gesù Cristo, non è il mio Dio, non è il Dio che ci accoglie come figli chiedendoci di lavorare con Lui alla creazione della nuova umanità. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

venerdì 8 novembre 2024

Buongiorno mondo!

 Con-dividere


Lc 16,1-8


In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. (…)



Oggi il Maestro racconta la parabola dell'amministratore "disonesto" che, usando i beni del suo padrone, cerca di farsi degli amici per il momento in cui perderà il lavoro. Il mondo è sempre vecchio e sempre nuovo: niente di nuovo sotto il sole. 

Tuttavia il Maestro ci dice che il padrone ha lodato quell'amministratore disonesto per la sua astuzia. Ora, io penso che se l'astuzia e la paura di perdere il posto ha condotto quell’uomo a fare delle scelte, pur con tutti i limiti del caso, di "condivisione", quanto più chi segue il Maestro nella via delle Beatitudini. Stare alla larga da mammona e dai suoi canti seducenti e vivere la povertà delle Beatitudini, cioè il prendersi cura dell'altro, il preoccuparsi per il suo benessere, permetterà a Dio di manifestarsi. Il processo di umanizzazione che propone il vangelo non passa sulle strade lastricate dell'economia e della finanza attuali, fondate per lo più sul profitto a tutti i costi, ma sui sentieri dell'accoglienza e della condivisione della risorse, perché "non vi sia nessuno che sia nel bisogno". Come sempre, siamo chiamati a scegliere tra salvezza dell'economia e economia della salvezza. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 7 novembre 2024

Buongiorno mondo!

La conversione dei giusti



Lc 15,1-10


In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». (…)



Calando nel nostro oggi questa parola, mi vengono in mente alcuni incontri “particolari” di papa Francesco che hanno suscitato scalpore. La scena ci sta tutta: Francesco incontra qualcuno che non rientra negli schemi, e subito “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Mi ricordo della parabola del fico sterile e mi viene da dire che nemmeno lì siamo evangelici: magari fossimo sterili! No, non siamo sterili, siamo invece ricchi di frutti avvelenati, “desiderabili alla vista” ma portatori di morte! Le nostre comunità amano tanto questi nuovi “scribi” in “lunghe vesti” che dispensano consigli e patenti di cattolicità a destra e a manca: essi non aprono spazi di condivisione, ma di esclusione; non fanno crescere la comunione, ma aprono discariche (nemmeno troppo nascoste) in cui far fermentare tutte le frustrazioni personali e porsi in esse come i veri detentori della verità per spargere l’olezzo pestilenziale della discordia (che nasce dalla bramosia di un potere ormai perduto). 

Facciamo ancora fatica a comprendere che Gesù non chiede di essere puri per poterci accostare a Lui, ma è il fatto stesso di accostarci a Lui che ci rende puri. La nostra fragilità, la nostra “impurità” da Lui assunta, la nostra miseria diventa la misura della sua misericordia: questo ci rende puri, cioè persone nuove, capaci di entrare in quel circolo di amore che ci insegna ad amare con Lui e come Lui. Questa è la buona notizia per la quale Gesù verrà tolto di mezzo. Ancora una volta la proposta arriva a noi con la sua Parola: una Parola che chiama i giusti a conversione. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 6 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Una proposta radicale



Lc 14,25-33


“In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. (…)



È una folla “numerosa” quella che sta camminando dietro a Gesù: in tanti sono attirati dal suo messaggio, ma forse non tutti comprendono a fondo ciò che questo comporta. Per questo il Maestro chiarisce ulteriormente le condizioni per poter continuare a camminare dietro a Lui. Camminare dietro a Lui non è passeggiare per una scampagnata spirituale: “Oh, che bello, Gesù! Che pace! Che armonia! Dai, Signore, facciamo delle tende e restiamo qui, tu e noi e questo ci basta!”. No, niente di tutto questo: altro che “picnic eucaristici”, dove l’intimità col Maestro diventa fuga dalla storia, dove ciascuno si guarda bene dal condividere il “proprio cestino”, dove ognuno cerca di salvaguardare se stesso e guadagnare un posto migliore! La proposta di Gesù è talmente radicale da sconvolgere anche i pilastri su cui si fondava (e credo si fondi ancora) la società: Dio – Patria – Famiglia. Camminare dietro a Lui vuol dire essere disposti a lasciarsi incontrare non tanto da un dio, ma dal Padre; il Regno prende il posto della patria e la comunità della famiglia. Ogni volta che qualcuno cercherà di vivere questo, ecco “la croce” della derisione, la stessa che ha accompagnato il Maestro lungo la via del Calvario. Ecco perché la proposta di Gesù è radicale: tocca tutti gli aspetti della nostra vita, li sconvolge, li stravolge. Non possiamo camminare dietro a Lui tenendo il piede in due scarpe: uno nelle nostre convinzioni, l’altro in qualcosa del Vangelo. Abbiamo bisogno ancora di fare discernimento e verificare se davvero siamo disposti a giocarci non qualcosa, ma la vita stessa con Lui e per Lui. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 5 novembre 2024

Buongiorno mondo!

Il pane del Regno 



Lc 14,15-24


In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».

Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. (…)




Una delle immagini più ricorrenti per descrivere il Regno di Dio, all’epoca di Gesù, era quella del banchetto. Un convito cui sarebbero stati invitati a partecipare tutti i giusti, mentre i peccatori… fuori a rosicare. Gesù, al solito, ribalta la concezione: il banchetto non è un premio per l’al di là, un premio che verrà concesso a pochi eletti, ma una realtà che inizia già nell’oggi quotidiano ed è aperta a tutti, senza esclusione alcuna. I primi inviti che il “padrone” rivolge sono per coloro che dovrebbero capire più e meglio degli altri, per gli “operai della prima ora”. Sappiamo come i primi invitati snobberanno l’invito e come verranno sostituiti. L’attualità di questa parabola è sotto gli occhi di tutti e non occorre spendere tante parole per commentarla. 

Se le nostre eucaristie non diventeranno segni/banchetti del Regno così come lo intende Gesù, resteranno irrimediabilmente deserte, piccoli circoli esclusivi per pochi adepti che avranno comunque fretta di tornare ai loro affari. Per rispondere a quell’invito: “Venite, è pronto” occorre “essere pronti”,  aperti alla novità del banchetto come se fosse la prima volta che vi partecipiamo. Occorre uscire dalle proprie case/vite, dai propri affari, e lasciarsi trascinare dalla gioia e dalla comunicazione di vita di Colui che invita. Occorre avere il cuore aperto per accogliere chi non ci saremmo mai aspettati di vedere, sedersi allo stesso tavolo da sorelle e fratelli. Smettiamola di mugugnare perché ci sono invitati che non ci piacciono: non siamo noi i padroni del banchetto! Oppure, torniamo ai nostri affari, e scegliamo altri banchetti più confacenti ai nostri desideri esclusivi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.