Ri-dire il Vangelo
Lc 1,5-25
(…) Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. (…)
Oggi il Vangelo ci racconta “l’annunciazione” a Zaccaria, padre del Battista. A Gabriele tocca un compito facile, a prima vista. Far visita a un sacerdote, (sposato addirittura con una discendente di Aronne), in servizio attivo al tempio: meglio di così non poteva capitare. Già, ma le cose non vanno come dovrebbero. Proprio colui che dovrebbe essere più aperto alla voce del Signore si rivela chiuso e sordo alla Parola che chiama. La “punizione” di Gabriele è esemplare: un sacerdote che non ascolta e quindi non comprende la parola di Dio è meglio che resti muto!
È una buona lezione per noi e le nostre comunità: se non sappiamo ridire il Vangelo all’uomo di oggi è meglio che ce stiamo muti, soprattutto quando al Vangelo facciamo dire ciò che fa comodo a noi. Inoltre quanto accaduto a Zaccaria ci mette in guardia: lì dove tutto è istituzione è difficile lasciare spazio allo Spirito. È la conversione che occorre attuare: passare dall’organizzazione alla relazione. Come Zaccaria siamo ancora duri di cuore, ancorati al “Tempio” e alle sue tradizioni. Forse è meglio uscire da Gerusalemme e andare respirare l’aria meno asfittica e ammuffita sulle strade del Maestro.
A tutte e tutti un abbraccio. Buona vita.
Grazie.
RispondiEliminaPaola