Buongiorno
mondo! Nel discorso "del pane" in Giovanni, Gesù ci ricorda che:
"Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la
mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,44-51). La qualità della vita che
Gesù propone è talmente alta che così la vita stessa diviene indistruttibile,
si dilata oltre il tempo e lo spazio, assumendo quella condizione divina che è
promessa a coloro che accolgono il dono dell'essere figli. Mangiare Lui per
vivere di Lui e con Lui per sempre. E questo avviene fin da ora, fin dal
nostro oggi. Come? Se assumiamo il suo stesso stile di vita: facendoci pane.
Spesso abbiamo ridotto l'Eucaristia a un mero esercizio di culto religioso.
Vado a Messa, sto a posto, Dio è contento che ho osservato il precetto, ora
posso farmi in pace gli affari miei. O ancora peggio quando riduciamo
l'Eucaristia a un "qualcosa" che dobbiamo offrire a Dio, quasi Lui ne
avesse bisogno ( e qui ho tutti i miei dubbi sul senso del
"sacrificio" della Messa... è un termine che mi sa troppo di
religione e dei suoi apparati sacrificali atti a placare un dio sempre pronto a
scagliare i suoi fulmini sull'umanità...). Questa "riduzione eucaristica"
che spesso pratichiamo ci ha portato a "sterilizzare" la potenza e la
forza liberatrice del sacramento stesso. E così il farsi pane è andato
letteralmente a farsi benedire! "Mangiare questo pane" significa far
nostra la passione di Gesù per l'uomo, quello ferito, solo, escluso,
emarginato. "Mangiare questo pane" significa aprire spazi all'azione
liberante del Dio che vuole la nostra felicità e la pienezza della nostra vita.
Il “digiuno eucaristico” provocato da COVID19 non potrebbe essere una buona
occasione per provare a riflettere su questa realtà? Un abbraccio a tutte e a
tutti. Buona vita.
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