Vedere cose più grandi
Gv 1,47-51
"In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo»".
Siccome oggi la Liturgia celebra la festa dei Santi Arcangeli, allora si prende un testo evangelico in cui compare la parola angeli e lo si usa per costruire la liturgia della Parola. Un testo come questo, estrapolato dal suo contesto, tagliato, impoverito, è un insulto all'autore. Vabbé, tra biblisti e liturgisti è come suocera e nuora: ognuno ha le sue ragioni. Non entro nel merito, ma la cosa non mi piace.
Mi limito a ribadire un solo concetto: questa visione di "angeli che salgono e scendono sopra il Figlio dell'Uomo" (visione che rimanda al famoso sogno di Giacobbe…) ci dice che con Gesù l'accesso al divino, a Dio, è garantito a tutta l'umanità. Non vi sono richieste previe o accessorie per entrare nella sfera del divino. Dio si concede a tutte e a tutti. L'unica condizione è spogliarsi di tutti i pregiudizi (cosa omessa nel testo nostro: "Può forse venire qualcosa di buono da Nazareth?"), di tutte le idee costruite su di Lui e accogliere la Sua manifestazione nella carne di Gesù. Per dirla in breve, con un'espressione che ormai segna tante mie riflessioni: occorre passare dal fin troppo facile "Gesù è Dio" al più sconvolgente "Dio è Gesù".
Dopo questo, forse, si potrebbe anche parlare di angeli, arcangeli, cherubini, serafini e gerarchie angeliche varie (a pensarci bene, sembra quasi la scala gerarchica ecclesiastica… mah…).
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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