Attese operose
Lc 19,11-28
"In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro (…)".
La traduzione liturgica del testo lo impoverisce. Dovremmo rendere con : " Ora, mentre essi ascoltavano queste cose, continuando disse una parabola, perché egli era vicino a Gerusalemme e pareva loro che all’istante stesse per manifestarsi il regno di Dio".
Quali cose ascoltavano? Quello che Gesù stava dicendo in casa di Zaccheo: "Oggi la salvezza per questa casa è avvenuta… il Figlio dell'Uomo è venuto a cercare e a salvare la cosa perduta".
La salvezza è il Regno e mentre quelli continuano a brontolare il Regno si manifesta.
È questo il regno di Dio. Noi pensiamo che il regno di Dio sia qualcosa di chissà che. No! È una cosa molto semplice e molto quotidiana: è ciò che verrà raccontato nella parabola. Il regno di Dio ha sempre le caratteristiche che ha detto Gesù: del lievito che è nascosto, del seme che è piccolo e gettato. Il regno di Dio è sempre qualcosa che noi trascuriamo; esso non ha nulla a che fare col potere e con la gloria che è l’anti-Dio, è il principio di ogni male, di ogni ingiustizia, di ogni sopraffazione che ci divide da Dio e ci divide dai fratelli. Il regno di Dio è invece esattamente il contrario: povero, piccolo, umile, modesto, gettato, come l’amore.
Pensiamo di essere noi i costruttori del Regno? Nulla di più falso! Il regno è un dono da accogliere. Non c’è da far nulla per il regno di Dio. Non lo fanno le nostre battaglie, il regno Dio! Lo fa la nostra conversione a lui, la mia, la tua, la sua; lo fa la sua misericordia, il suo amore, il suo rispetto per gli altri, la sua umiltà, il suo non esercitar potere, dominio, oppressione, il suo non accusare, il suo andare in cerca di ciò che è perduto se è perduto, non andare in cerca dei principi propri da affermare.
Il tempo che ci è dato è il tempo della misericordia perché noi ci convertiamo a lui. E convertirsi vuol dire semplicemente vivere da figli e da fratelli, nient’altro. Come ha fatto Zaccheo: non facendo chissà quali grandi basiliche, grandi chiese, grandi dogmi, grandi costruzioni. Non resterà pietra su pietra ... Ma semplicemente convertendoci alla sua presenza.
Lui tornerà. Quando? Domanda che rivela il nostro desiderio di possesso, anche quello del tempo.
Dio sta alla porta e bussa, sempre, qui e ora. Quando noi gli apriamo Lui torna, anzi Dio sta sempre qui; quando noi andiamo e ci voltiamo verso di lui è già tornato. Ormai torna coi nostri piedi, con le nostre mani che fanno come lui ha fatto. Tutto qui.
Restiamo a brontolare o cambiamo cuore?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Quali cose ascoltavano? Quello che Gesù stava dicendo in casa di Zaccheo: "Oggi la salvezza per questa casa è avvenuta… il Figlio dell'Uomo è venuto a cercare e a salvare la cosa perduta".
La salvezza è il Regno e mentre quelli continuano a brontolare il Regno si manifesta.
È questo il regno di Dio. Noi pensiamo che il regno di Dio sia qualcosa di chissà che. No! È una cosa molto semplice e molto quotidiana: è ciò che verrà raccontato nella parabola. Il regno di Dio ha sempre le caratteristiche che ha detto Gesù: del lievito che è nascosto, del seme che è piccolo e gettato. Il regno di Dio è sempre qualcosa che noi trascuriamo; esso non ha nulla a che fare col potere e con la gloria che è l’anti-Dio, è il principio di ogni male, di ogni ingiustizia, di ogni sopraffazione che ci divide da Dio e ci divide dai fratelli. Il regno di Dio è invece esattamente il contrario: povero, piccolo, umile, modesto, gettato, come l’amore.
Pensiamo di essere noi i costruttori del Regno? Nulla di più falso! Il regno è un dono da accogliere. Non c’è da far nulla per il regno di Dio. Non lo fanno le nostre battaglie, il regno Dio! Lo fa la nostra conversione a lui, la mia, la tua, la sua; lo fa la sua misericordia, il suo amore, il suo rispetto per gli altri, la sua umiltà, il suo non esercitar potere, dominio, oppressione, il suo non accusare, il suo andare in cerca di ciò che è perduto se è perduto, non andare in cerca dei principi propri da affermare.
Il tempo che ci è dato è il tempo della misericordia perché noi ci convertiamo a lui. E convertirsi vuol dire semplicemente vivere da figli e da fratelli, nient’altro. Come ha fatto Zaccheo: non facendo chissà quali grandi basiliche, grandi chiese, grandi dogmi, grandi costruzioni. Non resterà pietra su pietra ... Ma semplicemente convertendoci alla sua presenza.
Lui tornerà. Quando? Domanda che rivela il nostro desiderio di possesso, anche quello del tempo.
Dio sta alla porta e bussa, sempre, qui e ora. Quando noi gli apriamo Lui torna, anzi Dio sta sempre qui; quando noi andiamo e ci voltiamo verso di lui è già tornato. Ormai torna coi nostri piedi, con le nostre mani che fanno come lui ha fatto. Tutto qui.
Restiamo a brontolare o cambiamo cuore?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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