Mani… manipolatorie o liberanti?
Mc 3,1-6
"In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano essiccata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo (…)".
Siamo ancora di sabato, nel luogo sacro e c’è lì un uomo con la mano secca. La mano indica il potere e una mano essiccata, rattrappita non può fare nulla. Questa mano essiccata rappresenta l’unico potere che ha l’uomo, quello di prendere e resta lì nella sua presa, come la mano di un morto chiusa nel rigor mortis. Non ha la capacità di ricevere, di lavorare e di dare.
Invece di ricevere noi vogliamo possedere le cose, le persone e Dio stesso. Possedere è distruggere. Il dono non si può possedere: il dono lo ricevi e se è un dono che può fruttare, la capacità lavorativa o intellettuale, la metti a frutti e serve per donare. Il tuo potere diventa come quello di Dio, che è onnipotente nel dono perché dona se stesso.
Quella mano disseccata, "arida" traduce la Vulgata, è il segno dei cuori di coloro che stanno attorno. Interessante anche questo. L'uomo viene messo "in mezzo", la posizione del Risorto, dell'Uomo nuovo, gli altri stanno fuori dal cerchio, non entrano nella relazione vitale capace di riaprire le mani in atteggiamento di ricezione e non più in posizione di presa possessiva.
Dove stiamo noi? Come sono le nostre mani? Chiuse nel possesso o aperte nel ricevere un dono che insegna a farsi dono? Domande… domande che esigono risposte.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Grazie Don Luciano e buona giornata!
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