Mc 10,1-12
"(…) Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne (…)".
Queste parole, in cui il Maestro riporta la grande tradizione del racconto della Genesi, spesso sono state ridotte a semplice supporto a difesa di famiglia e matrimonio, a volte anche in maniera sconsiderata e verbalmente violenta. Gli strenui difensori "a prescindere" della famiglia "tradizionale" se ne servono ampiamente per difendere le loro tesi (salvo poi mantenere nell'oscurità una schiera di amanti e concubine che neanche Salomone…).
In effetti il testo è molto più ricco ed è soprattutto un invito a costruire relazioni umane fondate su un'autentica alterità. Nel testo biblico "basar", "carne", indica l'intero essere nella sua caducità, esprime la fragilità e la vulnerabilità dell'umano. Associando a "basar" l'aggettivo "unico", il narratore ci aiuta a comprendere ( ed è questo che Gesù sottolinea) un essere umano cha abita la propria singolare differenza, che assume il proprio limite e la propria mancanza, con la fragilità che questo comporta. In questo modo l'uomo smette di considerare la sua donna come "osso delle sue ossa e la carne della sua carne", permettendole di essere a sua volta "una carne unica", nella sua alterità irriducibile e vulnerabile. Questo crea lo spazio per la nascita di una relazione dove la differenza assunta con il limite apre il luogo per un'altra "carne unica", il figlio.
Il Maestro ci ricorda questo e ci ricorda di fare attenzione a non appropriarci con troppa disinvoltura di una Parola che non è nostra, non è manipolabile, non si piega né sostiene le nostre ideologie. Gesù rimanda sempre al progetto iniziale del Creatore e a questo chiede di collaborare.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
*Unidentità: Unità nella diversità, diversità nell'unità
Grazie
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