Figli o mercanti?
Gv 2,13-22
“Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato»".
Queste sono le parole del Maestro che ci consegna il Vangelo di oggi. E credo siano parole inequivocabili, da tutti i punti di vista. Nella comunità dei discepoli non vi è posto per venditori, trafficanti e commercianti vari. In altre parole, con un’espressione che già ho utilizzato, nella comunità dei discepoli ci si occupa dell’economia della salvezza piuttosto che della salvezza dell’economia! E questo vale per tutte le realtà che hanno un qualche sentore di scambio commerciale: con Dio non si mercanteggia, mai, soprattutto a livello spirituale. Gesù stesso lo sottolinea utilizzando i termini di “casa” e “Padre”, che invitano a creare una nuova relazione con Dio, il Padre, e, di conseguenza, con gli uomini. È un invito forte ad abbandonare quella relazione con Dio basata sul “do ut des”, quella relazione che si fonda sul mettere in atto certe “pratiche religiose” per ottenere da Dio attenzione e protezione. Dio è un Padre che apre la sua casa a tutte e a tutti e invita ciascuno a farsi casa, cioè a essere il luogo dove si sperimenta la sua presenza. In altri termini: camminando come discepoli dietro al Maestro siamo invitati a diventare noi stessi sacramenti della presenza del Padre, segni visibili della sua misericordia e compassione. Per questo occorre camminare ancora per ridare dignità ai sacramenti che celebriamo togliendoli da quell’area “commerciale” in cui li abbiamo messi facendoli diventare un mezzo di scambio per ottenere favori divini. I sacramenti sono stati affidati alla comunità dei discepoli per far diventare la comunità stessa un sacramento della presenza del Padre: sono mezzi e non fini! Per questo occorre “cacciare mercanti e cambiavalute”, e in primo luogo il mercante che si nasconde nel nostro cuore. Solamente così il “tempio” ridiventerà “casa del Padre”.
A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.
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