Compagni nella fragilità
Lc 10,1-9
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
È come se stesse dicendo loro: non fate gli schizzinosi, non andatevi sempre a scegliere gli amici che hanno portafogli gonfi e tavole imbandite di ogni ben di Dio; condividete il quotidiano, non lo straordinario. E soprattutto concentrate la vostra attenzione e dirigete il vostro cuore verso le parti più fragili e più deboli, verso chi anela alla vita, e comunicate vita. Ecco, credo che il senso delle parole pronunciate dal Maestro potrebbe essere più o meno questo.
Questa attenzione ai più deboli e fragili che la storia ci consegna, diventa il criterio di autenticità della nostra esperienza di fede. In altre parole: o creiamo relazioni sempre più umanizzanti, oppure la nostra bella "fede" diventa una vuota religione che aliena e crea divisioni ed esclusioni. L'umanizzazione delle nostre relazioni apre spazi impensabili per noi alla presenza del Padre, il quale aumenta in noi la capacità di amare e di porre dei gesti "di compassione" (attività che nella Scrittura è riferita solo a Dio e a Gesù) che ci fanno assomigliare a Lui, figli diletti di un Dio che vuole tutti felici e pieni di vita.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai…Caro don Luciano parlaci degli operai ho capito che tutti gli uomini e le donne sono in potenza i “muratori” del r” Regno pero,questo compito lo abbiamo relegato solo ai preti, vescovi,o in genere a tutti gli appartenenti della chiesa istituzione , perché? Marilisa
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