Un “fare” che diventa “essere”
Gv 8,21-30
(…) “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite" (…).
Il volto del Dio di Gesù è quello di Colui che si prende cura, che non abbandona mai, che si fa compagno di strada, che sostiene e infonde vita e amore con abbondanza e gratuitamente a coloro che lo accolgono. Solo chi condivide e fa propria questa prospettiva è reso capace di "fare cose che a Lui sono gradite". Gesù non sta parlando di opere generiche, di "fare un qualcosa" per gli altri, ma sta parlando dell'orientamento fondamentale dell'esistenza: "cosa gradita" è praticare un amore simile a quello del Padre, assomigliare a Lui nel nostro stile di vita. È attraversare questa esistenza in un atteggiamento di dono continuo, in tutte le situazioni che la vita stessa ci pone davanti, anche quelle create da persone che con facilità consideriamo perdute. Soprattutto con quelle. L'amore non conosce limiti, si fa prossimo a tutte e a tutti e invita a fare altrettanto, così come siamo, con le nostre fragilità e le nostre paure e resistenze.
So che tanti sono preoccupati spesso della loro incapacità ad aprirsi al perdono, al dono totale. Ne è cosciente anche Gesù proprio perché si è fatto uno di noi ed ha sperimentato anche Lui le fatiche che sperimentiamo noi: non ci vuole perfetti con uno schiocco di dita; ci vuole amanti, appassionati dell'umanità, capaci di assumerci giorno dopo giorno la fatica gioiosa del crescere in questa prospettiva. È un percorso accidentato, difficile, ma "Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo": per questo osiamo, ci crediamo, scegliamo di vivere così.
Un abbraccio a tutte e tutti. Buona vita.
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