Da ammiratori a discepoli
Gv 8, 31-42
“In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»” (…).
Giovanni narra di alcuni fra i “giudei” che, dopo aver ascoltato il suo messaggio, hanno dato credito a Gesù. Ma per Gesù non basta la semplice adesione a quanto egli propone: l’accettazione della sua proposta richiede una pratica ben precisa, deve essere leggibile in uno stile di vita concreto. Questo perché Gesù non ha bisogno del sostegno di scodinzolanti ammiratori: egli chiede dei discepoli, donne e uomini capaci di ritradurre nella pratica quotidiana il suo messaggio. Pertanto, chi sceglie di seguirlo non può limitarsi ad annuire, a dire che il Maestro parla bene e che “queste riunioni con Lui sono interessanti”! A chi vuole seguirlo Gesù chiede la rottura con quell’ordine ingiusto che genera tenebra e morte nella vita degli uomini.
Bene, direte voi, ma qual è il messaggio di Gesù? Il suo messaggio è il suo stesso operare. Il suo modo di stare dentro la vita. La verità che Gesù condivide con il Padre è il suo stesso modo di agire: la continuazione dell’opera della creazione perché tutti possano finalmente vivere da figli e non da schiavi. Riemerge qui la “preoccupazione” fondamentale di Gesù: insegnare a vivere non da sottomessi, quindi da schiavi, ma da figli, per questo liberi. E il Figlio è colui che assomiglia al Padre. Allora quella libertà che è propria di Gesù nel suo agire, e che rivela la libertà del Padre, è offerta a ciascuno. La nostra santità consiste proprio nel partecipare alla libertà del Padre. Una libertà che non è fine a se stessa, che non si rinchiude in una “beata solitudo” nella contemplazione di sé, ma una libertà che è appello e comunicazione di vita. Infatti, come il Padre, attraverso Gesù, esprime e mostra la sua libertà nel dono di sé, così è chiamato a fare chi vuol vivere da figlio.
Per i Giudei la verità era la Legge e lo studio di questa era fonte di libertà. Per Gesù la verità è la vita stessa che egli comunica e la condizione di figlio che il suo Spirito crea nell’uomo diventa sorgente di libertà. Solamente chi compie la “Pasqua”, il passaggio che conduce all’essere figlio, può comprendere. Occorre “uscire” da quell’ordinamento ingiusto per arrivare a sperimentare l’amore del Padre attraverso l’amore per l’uomo.
Ancora una volta la scelta si impone: preferiamo restare “ammiratori” o vogliamo diventare discepoli?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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