Uscire e cercare
Mt 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. (…)
Mi ha colpito oggi l’incipit di questa parabola, là dove l’evangelista descrive il primo movimento: uscire per incontrare lo sposo.
Questo “uscire” mi ha fatto ritornare all’esperienza fondante per Israele: l’esodo, che fu anche quella di Abramo. Esci, vai fuori, abbandona, parti.
Lo sposo è sempre al di fuori e al di là delle nostre traiettorie spesso ben definite, ben tracciate dal “Google maps” di documenti, riflessioni, catechismo, liturgie correttissime dove non c’è posto per alcuna “deviazione”, dove non vi sono itinerari alternativi, dove spesso i “pedaggi” sono obbligatori.
Per incontrare lo “sposo” occorre uscire, occorre abbandonare quell’Egitto così asfissiante ma che ci garantisce comunque la tranquillità della carne e delle cipolle, ben più saporite della manna.
Siamo in un cambiamento d’epoca, ma continuiamo a percorrere gli stessi identici itinerari convinti di andare incontro allo sposo perché noi “sappiamo”, noi “crediamo” che passerà sulle nostre comode e precise strade.
Ma Lui, lo sposo, spesso sceglie non le autostrade della religione, ma i viottoli tortuosi e insicuri della fede, dove veramente la fatica della ricerca, la convivenza col dubbio, la fatica dell’incertezza rendono arduo il cammino, illuminato da un piccolo lume che permette di vedere appena lì, davanti ai piedi. Lo Sposo non teme le nostre fatiche ma evita, giocando sull’ora d’arrivo, le nostre troppe certezze.
Vegliare è uscire alla ricerca. Ricerca dello Sposo, non delle nostre idee su di lui.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.