venerdì 8 agosto 2025

Buongiorno, mondo!

Dietro al Maestro


Mt 16,24-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. (…)


Dopo la Trasfigurazione, ecco le condizioni per seguire il Maestro. La proposta del Maestro si delinea in questo modo: rinnegare se stessi, cioè rinunciare ad ogni forma di ambizione personale orientata al servizio del  potere dell'avere e dell'apparire: la triade idolatrica che abita spesso i nostri cuori. "Prendere la propria croce": la croce non viene data da Dio (come spesso pensiamo davanti alle situazioni difficili o drammatiche della vita: Dio non si diverte a "crocifiggere" i suoi figli). La croce è una scelta del discepolo e significa caricarsi del disprezzo che viene dal seguire il Maestro, lo stesso disprezzo che è stato riversato su di Lui; accettare, in fondo, di essere perseguitati e rifiutati da quel sistema che continua a creare ingiustizia, che schiaccia e umilia i poveri, che produce continuamente “scarti” credendosi pure benedetto per questo. 

Queste sono le condizioni irrinunciabili per poter seguire il Maestro lungo le vie del Regno. Un'ultima nota: seguire significa stare dietro. I posti sono ben definiti e nessuno può avere l'ardire di conoscere meglio la strada. Anche questo è rinnegare se stessi e fidarsi/affidarsi totalmente a Lui. Immaginiamo ora una comunità di persone (perché sempre di comunità si tratta, non si è mai cristiani da soli) che vive tutto questo e chiediamoci: da quante ambizioni di potere e possesso occorre ancora liberarci per seguire il Maestro? Da quante "croci" fabbricate "ad hoc" per giustificare le nostre inerzie? La sequela del Maestro esige una profonda e radicale libertà, anche e soprattutto da tutte quelle false immagini che ci siamo fatti di Lui: immagini che rassicurano, che offrono certezze e sicurezze assolute. Rinnegare se stessi non è forse rinunciare anche all'ambizione di rinchiuderlo troppo in fretta nei nostri schemi? 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita. 


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Buongiorno, mondo!

giovedì 7 agosto 2025

Buongiorno, mondo!

Domande e risposte


Mt 16,13-23


(…) Disse loro: «Voi, chi dite che io sia?». (…)


Non mi soffermo sul cosiddetto “primato petrino”, anche nella Chiesa si è aperta una riflessione su questo servizio, che oggi deve trovare un nuovo significato e quindi nuove modalità espressive (con buona pace di tutti i sostenitori del papa-re).

Il Maestro pone una domanda "micidiale" ai suoi, cioè a noi: "Voi chi dite che io sia?". 

Hanno appena ricevuto una messa in guardia dal lievito dei farisei e Gesù vuol capire cosa la gente dica di lui. Poi la butta lì: ma chi sono io per te? È una domanda micidiale perché dalla risposta si capisce da che parte stai, se dalla Sua o ancora dalla tua, cioè se sei ancora impregnato del lievito dei farisei, del lievito della religione che si prende il posto della fede. 

Dalla risposta alla domanda emerge anche quale immagine di Dio ti porti dentro, se stai ancora in compagnia di una tua idea di Dio o se stai dentro l'amore di un Dio che chiede semplicemente di essere accolto e camminare con te nella costruzione di una felicità che nasce da una qualità di vita indistruttibile. Una qualità di vita che nasce dal sentirsi responsabili del benessere e della vita altrui. Una qualità di vita dove più ti prendi cura dell'altro più sperimenti l'abbraccio amante e vitale del Dio amante della vita. Una vita dove il potere del servizio prende il posto del servizio al potere.  "Chi sono io per te?". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



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mercoledì 6 agosto 2025

Buongiorno, mondo!

Dalla “de-figurazione” alla Trasfigurazione


Lc 9,28b-36

(…) Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.


Oggi la liturgia propone la festa della Trasfigurazione.

Alle parole inconsulte di Pietro (che non sapeva quello che diceva) risponde la voce dalla nube con l'invito fermo ad ascoltare Lui, quel Maestro che stanno cercando ancora di capire nella fatica della sequela.

Il fatto è che spesso questo accade anche a noi: ci siamo fatti le nostre idee su Gesù, spesso ci aggrappiamo alla "tradizione" come delle cozze a uno scoglio e tutto ciò che non rientra nei nostri parametri religiosi lo gettiamo, lo escludiamo, lo facciamo passare nella categoria "eresia" e ci mettiamo il cuore il pace. Dimenticando e archiviando la voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio, l'amato. Ascoltate Lui!". Già, ma se quel "Lui" non collima con le nostre idee (come successe ai primi suoi compagni) allora ce ne andiamo per la nostra strada, convinti di essere nel giusto e condannando tutte e tutti coloro che non fanno parte della nostra cerchia. 

Il grande insegnamento della Trasfigurazione passa dapprima attraverso un processo di "de-figurazione": se la nostra immagine di Dio non corrisponde a quella del Messia "defigurato" dalla Croce, allora siamo ancora lontani. Se non abbiamo il coraggio di "de-figurare" l'immagine di Dio che ci siamo costruiti a nostro uso e consumo, resteremo a fabbricare tende nelle quali crederemo vanamente di "ospitare" l'Amato e ripiomberemo nella tristezza di una religione incapace di trasfigurare la vita a immagine e somiglianza del Creatore. Continueremo a “sbagliare bersaglio”, come dice la Scrittura con uno dei termini usati per indicare il peccato. E il peccato di scambiare Dio con un idolo fabbricato da noi è sempre in agguato.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

martedì 5 agosto 2025

Buongiorno, mondo!

Giochiamo a “fare” Dio?


Mt 14,22-36


(…) Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (…).


Dopo aver narrato l'episodio della condivisione dei pani e pesci, Matteo oggi ci propone l'episodio della traversata del lago. 

Già con il fatto stesso di camminare sull'acqua Matteo indica che Gesù compie un'azione riferita esclusivamente a Dio (come dice bene il libro di Giobbe), quindi vuole aprire uno spiraglio alla comprensione dei discepoli circa la persona stessa di Gesù. Proprio per questo arriva la "verifica" da parte di Pietro: "vediamo se è davvero così!". Sappiamo come è andata, sappiamo che la paura in Pietro prende il sopravvento (è il caso di dirlo!) sulla fede, tanto che deve gridare a Gesù perché lo salvi. E qui, insieme alla mano tesa, arriva la risposta di Gesù: "...subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 

Pietro aveva pensato: "Vediamo quanto è bello giocare a fare Dio, vediamo quanto si sta bene ad assumere un po' quel ruolo, che vista si gode da lassù!". Pietro si fa un'immagine errata della condizione divina di Gesù, e quindi di Dio. Gesù non può essere considerato come una sorta di supereroe che al minimo grido di pericolo accorre e magicamente sistema le cose, i guasti della vita, i "venti contrari". La condizione divina propria di Gesù è offerta a tutti a patto che essa si fondi sul dono totale di sé. Non è una condizione di potere assoluto, ma di servizio totale, di dono totale della propria vita. Per questo Gesù rimprovera Pietro: il suo mondo interiore è ancora intriso di quella visione religiosa in cui basta "essere a posto", in regola con tutte le prescrizioni e osservanze perché si possa avere Dio a propria disposizione nei momenti di difficoltà in modo che Lui possa risolvere tutto. 

Gesù chiede di stare al suo fianco e di assumere la sua condizione nella maniera in cui Lui la manifesta: è il Dio che non è venuto per farsi servire, ma per servire e far sì che a tutte e a tutti sia data la possibilità di vivere in pienezza fin da ora. Solo così le "acque" torbide del male, dell'ingiustizia, della violenza, del sopruso, dell'esclusione, della chiusura e dell'indifferenza non "inghiottiranno" la nostra fede e la nostra vita.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita. 


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Buongiorno, mondo!

lunedì 4 agosto 2025

Buongiorno, mondo!

Farsi pane


Mt 14,13-21


In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.

Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare».(…)


Oggi il vangelo propone la versione di Matteo della "moltiplicazione" o “condivisione” dei pani e dei pesci. Davanti alla folla Gesù chiede ai suoi un'alternativa al rimandare la stessa: "Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare»". Quel "date loro voi stessi da mangiare" si comprende nel senso di "cercate qualcosa per sfamare questa gente" oppure (anche se questo pensiero non è in sé sostenuto dal testo) potremmo immaginare che Gesù chieda ai suoi "fatevi voi stessi alimento per queste persone". 

È  a tutti gli effetti l'invito che viene a noi ogni volta che celebriamo l'Eucaristia: accogliamo il Suo Pane, il suo Corpo, cioè Lui stesso, per farci pane a nostra volta. Il Maestro, infatti, non fa l'elemosina, non si limita a darci qualcosina, un contentino: egli mette nelle nostre mani la sua vita, si gioca il tutto. E chiede a chi vuole seguirlo di fare la stessa cosa: non offrire cose, ma diventare noi stessi dono per l'umanità. Questo è il senso autentico dell'Eucaristia. Ridurre l'Eucaristia a un semplice atto di devozione o all'assolvimento di un precetto della Chiesa, significa svuotare dall'interno il significato del sacramento stesso, riducendolo a un mero esercizio di pietà fine a se stesso. Il Signore non vuole atti di culto ma vita che diventa espressione concreta dell'amore del Padre; se la partecipazione all'Eucaristia non fa di noi dei buoni pani fragranti per la vita dell'uomo, allora siamo fuori strada, non stiamo celebrando la "Cena del Signore". "Date loro voi stessi da mangiare": o come direbbero i Padri della Chiesa: "(Quando partecipi all'Eucaristia) diventa ciò che mangi". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

venerdì 1 agosto 2025

Buongiorno, mondo!

Presunzione di conoscenza


Mt 13,54-58

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.


Il vangelo di oggi ci propone il dissenso e l'incredulità dei conterranei nei confronti di Gesù. Sottomessi alla religione degli scribi,( i quali, come Gesù ha detto, hanno trasformato tradizioni di uomini in parola di Dio), si scandalizzano di Gesù). Per costoro, resi ciechi dalla "ideologia-religione" propugnata dagli scribi e dai capi del popolo, Gesù è il figlio del carpentiere, uno di loro, inserito nella loro tradizione e che per questo non può che assomigliare al "carpentiere" di cui è figlio e che tutti conoscono. Sappiamo come nella tradizione del tempo, il padre era non soltanto colui che generava il figlio (la madre era semplicemente il "contenitore") ma colui che immetteva il figlio nella tradizione dei padri. Gesù rifiuta questo modo di essere e di vivere e si proclama non "figlio dei padri" ma Figlio del Padre, inaugurando così la novità del Regno, che va sempre oltre qualsiasi tradizione. Quanto è avvenuto in quel frangente, avviene ancor oggi ogni volta che pretendiamo di rinchiudere Gesù nei nostri piccoli schemi mentali, soprattutto i nostri schemi religiosi (o che noi stessi definiamo tali). A noi, come sempre, scegliere con quali occhi considerare Gesù.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

giovedì 31 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Un Dio sempre nuovo 


Mt 13,47-53

(…) Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.


Nel vangelo di oggi Gesù conclude la parabola dei pesci buoni e quelli da buttare con le parole ascoltate.

Sottolineo come, secondo logica, Matteo avrebbe dovuto dire "cose antiche e cose nuove". Ha commesso un errore, una distrazione? Non credo proprio, vista l'accuratezza e l'attenzione che pongono gli evangelisti nello scrivere i loro testi. Matteo ha voluto ribadire alla sua comunità che il criterio interpretativo della tradizione, di tutto ciò che la storia racchiude, è rappresentato da Gesù, la "novità di Dio nella storia" cui "le cose antiche" vanno subordinate. È una bella provocazione per noi e per le nostre comunità che continuano ad arrancare nel tentativo (quanto mai vano) di riproporre, anche con un linguaggio ormai desueto, l'esperienza della fede in Gesù. Ecco allora sorgere la presenza di "scribi" che fanno della tradizione un assoluto intoccabile e, paradossalmente, perdono così di vista ciò che è il cuore dell'annuncio della fede, ossia la persona stessadi Gesù. Assistiamo così al ritorno in forze di espressioni della fede che hanno solamente il sapore della nostalgia, come la celebrazione della messa secondo il rito preconciliare (e bisognerebbe chiedersi anche quale ecclesiologia si nasconde dietro a tali "nostalgie": quale immagine di Chiesa si vuole proporre? Mah...). Abbiamo davvero bisogno di "scribi-discepoli del Regno" che sappiano ridarci il sapore della novità del Dio di Gesù, e non di "scribi" che sono rimasti prigionieri di una tradizione fine a se stessa (e che spendono le loro energie in un "accanimento terapeutico" esibito per mantenere in vita una religione ormai definitivamente irrecuperabile). Gesù stesso l'ha detto: "cose nuove e cose antiche". Il criterio è questo. Solo così l'Eucaristia acquisterà di nuovo il sapore di un buon pane fresco offerto per la vita del mondo. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita. 


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Buongiorno, mondo!

mercoledì 30 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Cercatori


Mt 13,44-46


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:

«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».


Con queste parabole del tesoro nascosto e della perla preziosa il Maestro ci ricorda che i percorsi per arrivare al Regno sono diversi, e nessuno è precluso. Ci si può arrivare per caso, ci si può arrivare dopo una lunga ricerca. Ciò che importa è non perdere l'occasione, non restare fermi a fare "contabilità" per vedere se l'affare conviene. In effetti, al contrario,  se vi è una certa convenienza, questa è determinata dal saper giocare condividendo: quanta più vita sei capace di "giocarti" tanta più ne ricevi, e in abbondanza. Quanto più resti attaccato alla tua esistenza, facendone un fortino chiuso dalla paura, tanto più ti immiserisci e resti solo con i tuoi affari. Poco importa quando trovi il tesoro o la perla: l'importante è cogliere l'occasione, avere il coraggio di una scelta radicale. Forza, dunque. Non lasciamoci frenare dalle paure: il Maestro è con noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

martedì 29 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Lui con noi, noi con Lui


Gv 11,19,27

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». (…)


Buongiorno mondo! A Gesù che arriva (in ritardo!) per la morte dell'amico Lazzaro, la sorella del defunto, Marta, rivolge le parole che abbiamo ripreso sopra.

È la reazione normale di qualsiasi persona un po' delusa perché abituata ad un'immagine di Dio che tutto risolve, tutto concede, il classico "deux-ex-machina". Non sarebbe stata anche la nostra reazione? Quante volte, davanti alla durezza della vita, abbiamo sentito espressioni simili? "Perché Dio permette tutto questo?" "Se è davvero onnipotente, perché non interviene e impedisce che succedano certe cose?". Fino al classico: "Se io fossi al posto di Dio...." beh, allora auguri davvero a tutti noi! La religione propone con facilità questo tipo di immagine divina, e di conseguenza cresciamo con l'idea che se faccio così Dio mi vuol bene e mi benedice, se faccio cosà Dio si offende e allora sono guai. Andrebbe tutto bene se a un certo punto la vita non ci ponesse di fronte al dramma, a una sofferenza inaspettata e ingiusta: ma come, sono sempre andato in Chiesa, ho rispettato tutte le leggi e i precetti, perché questa cosa proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Arrivano gli "amici di Giobbe" (i pii, quelli con la Tradizione in tasca e il Catechismo in mano pronti a calarlo sulla testa del malcapitato) che rincarano la dose: "Se ti è successo così hai combinato sicuramente qualcosa e Dio ti ha punito". Quanta strada dobbiamo ancora percorrere per liberarci da queste immagini avvilenti di Dio che sono lontanissime dall'immagine del Padre (uso il temine evangelico di proposito, Abbà) proposta da Gesù! È una conversione profonda quella cui ci chiama il Maestro: da Dio al Padre, con tutto quello che ne consegue. Il Padre che ci rivela Gesù non è l'Omnipotens che amiamo tanto perché rispecchia il nostro ideale di "uomo forte", "l'uomo della situazione": arriva Lui e tutto si aggiusta! (E poi, perché sempre e solo maschio? Non si accorgono i sostenitori di tale linea che così pongono un limite all'infinità di Dio? Il famigerato "Gott mit Uns" su certi cinturoni mi ha sempre fatto ribrezzo... ). Gesù ci insegna che l'unico modo per permettere al Padre di manifestare il suo amore è quello di assomigliare a Lui nel suo continuo processo creativo e creatore. Come ha detto bene Carlo Molari: “Dio non può far nulla nella storia umana, perché la forza creatrice non interviene all'interno delle dinamiche; le suscita, le rende possibili, ma non si sostituisce mai alle creature”. Già, dobbiamo apprendere a rendercene conto: Dio fa sì che le cose si facciano. Ma non senza di noi.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

lunedì 28 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Piccole infestanti crescono


Mt 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». (…)


Oggi il Maestro ci propone una parabola dove compare la pianta della senape. Essa è il simbolo del "popolo della senape", di tutte e tutti coloro che vivono la quotidianità come "il Topos", il Luogo (che nel Vangelo di Giovanni indica sempre il Tempio) dove Dio si manifesta e si accosta a noi nella realizzazione del suo progetto. Non siamo "cedri del Libano", maestosi, svettanti su tutto e su tutti. Siamo piccoli arbusti di senape in mezzo agli altri ortaggi dell'orto che si fanno compagni di strada per questa umanità chiamata ad umanizzarsi giorno dopo giorno. Non siamo "il milione" che urla, ma piccoli semi che danno a tutti la possibilità di trovare uno spazio in cui "fare il nido". Siamo insignificanti agli occhi dei più, ma ci sentiamo figli di quel Mistero Assoluto d'amore che il Figlio ci ha rivelato. Siamo sempre meno, ma non ci curiamo dei numeri perché non ci interessa contarci quanto contare ed esserci per l'uomo di oggi. Non ci interessa la propaganda che finge interessamento, che spaccia per “buon governo” lo sfruttamento senza ritegno alcuno di risorse per meri interessi personali o di partito facendo della sordità e dell'indifferenza, figlia del triste “me ne frego”, vanto e pratica politica; noi preferiamo la testimonianza evangelica. Non compriamo pane per fare elemosina, scegliamo di condividere ciò che siamo, facendoci pane giorno dopo giorno anche lì dove il pane oggi è negato, è usato come arma nel silenzio assordante di chi questo pane si permette di sprecarlo in nome di una presunta e vigliacca superiorità morale. 

Dentro questo mondo, contro questi idoli mortiferi, ci fidiamo della proposta “insensata” del Maestro, testimoniando ciò che vogliamo essere e vivere come "popolo della senape". 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita. 


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Buongiorno, mondo!

venerdì 25 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Raccomandazioni ante litteram


Mt 20,20-28 

(…) Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.


Oggi, festa liturgica di San Giacomo apostolo,  il Maestro ricorda a ciascuno di noi la "legge" fondamentale del Regno esplicitata nelle parole estratte dal testo evangelico proposto per oggi.

L'alternativa del Regno proposta da Gesù è netta e chiara: ai classici rapporti di forza (qualcuno nel nostro paese si è inventato "Forza Nuova" ma è solamente del vecchio pattume conservato sotto olio... di ricino), Gesù sostituisce il servizio. Colei o colui che accetta la proposta del Regno pone davanti a sé il modello del Figlio che si fa servo fino al dono totale di sé. Non si è chiamati a dare qualcosa, ma ad offrire se stessi, chinandosi sui propri fratelli e sorelle ogni giorno per lavare loro i piedi. In altre parole, la comunità dei discepoli di Gesù è una sorta di "scuola del servizio" dove si apprende ogni giorno non a fare carriera, non a coltivare il proprio orticello di potere personale, ma a offrire sè stessi perché sorelle e fratelli abbiano vita e vita in pienezza. Il servizio diviene così il criterio di autenticità delle nostre eucaristie, chiamate così a superare la tentazione del rito standardizzato e celebrato per abitudine o, peggio, per precetto, per entrare nella logica dei segni evangelici che parlano e plasmano il cuore di ciascuno. Nel Regno non c'è posto per alcun tipo di raccomandazione o spintarella: riusciremo mai, in quanto discepole e discepoli, a essere sale e luce dentro queste logiche perverse che uccidono il bene comune, inquinano il nostro paese e soffocano ogni buona idea perché “non si fa mai parte della cordata giusta”? Coraggio, la strada è lunga ma, per chi sa guardare, molto chiara.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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giovedì 24 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Nuovi orizzonti


Mt 13,10-17

(…) Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!


Gesù sta spiegando ai suoi perché si serve delle parabole per parlare del Regno. Alla fine del discorso se ne esce con le parole sopra citate.

Per coloro che hanno il cuore libero, senza pregiudizio alcuno, le parabole indirizzano verso il nuovo orizzonte del Regno, verso la sua beatitudine. Quel "vedere e sentire" che rende beati non ha nulla a che vedere con visioni o apparizioni o altre cose di tal fatta. Chi accoglie il Regno entra in un nuovo modo di vedere e sentire la vita: è il dono di vedere e di sentire proprio di Colui che è Presenza. Accogliendo il Regno e la sua logica impariamo a vedere la vita, la storia, le persone stesse con gli occhi del Signore della vita. Impariamo a sentire il mondo, il grido di sofferenza che da esso sale così come lo sente Lui. In questo modo impariamo a fare della vita un dono, così come Colui che comunica continuamente vita a tutte e a tutti. Il credente è un uomo nuovo perché vede e sente in modo nuovo. Plasmati dalla forza dello Spirito e immersi nella profondità della Parola, il nostro essere nel mondo diventa ogni giorno un "esser-ci per", così come Gesù ha fatto, rivelandoci il Volto della Presenza, di Colui-che-è-per-noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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mercoledì 23 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Essere frutto


Gv 15,1-8

(…) Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.


Spesso davanti alle pagine della Scrittura in generale o dei testi evangelici in particolare ci viene quasi spontanea la domanda: “Cosa devo fare?”, “Che fare?”.

Quella di oggi è forse una di queste: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

Potremmo leggere queste parole dicendo che “portare frutto” significa diventare discepoli. E credo sia questo quanto Gesù stia indicando. Egli, infatti, vive in una cultura religiosa dove l'ossequio scrupoloso verso le prescrizioni e i divieti della Legge era la via indicata per perseguire la fedeltà all'Alleanza. Riconoscere e obbedire alla Legge era restare fedeli all'Alleanza del Dio che si era fatto conoscere agli antenati con i quali aveva stabilito il suo patto. L'osservanza della Legge era la risposta, l'unica possibile, dell'uomo a Dio. 

Gesù rompe questo schema e invita a “portare frutto” non seguendo precetti o facendo buone opere. Per Lui, il “portare frutto” tocca la dimensione esistenziale di ogni persona. Si porta frutto realizzando quell'immagine e somiglianza che fa di noi degli esseri umani alla maniera di quel Dio che Gesù narra, svela, racconta, trasmette con il suo proprio stile e modo di vita. Non è dunque questione di fare qualcosa di buono ma di essere buoni, magnanini, misericordiosi come quel Dio di cui Gesù ci dice che siamo figli, come lui, e pertanto viviamo da fratelli e sorelle che costruiscono relazioni autenticamente umane. Colui che è Figlio ci rivela questa stessa nostra identità e ci propone di assumere nel nostro tempo lo stile di vita che lui ha assunto e sviluppato nel suo. Torniamo alla questione del brano di Marta e Maria a Betania: la parte buona è essere discepoli, non collezionisti compulsivi di buone azioni da allegare alla domanda di presentazione presso il Padreterno. Gesù ci chiede di essere. Il “fare” si declinerà nel nostro modo di essere umani.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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martedì 22 luglio 2025

Annuncio sempre nuovo e sempre antico


Gv 20,1-2.11-18

(…) Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». (…) Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.


Oggi, festa di Maria di Magdala, la liturgia ci propone il racconto dell'apparizione di Gesù dopo la Risurrezione a Maria. È l'esperienza fondamentale della fede di ogni credente: l'incontro con il Risorto si fa necessariamente annuncio di una buona notizia. Ancora una volta Gesù stravolge gli schemi abituali della cultura delle persone: sceglie di mostrarsi per primo a una donna. Il Maestro è sempre "oltre", è sempre al di là dei nostri schemi, ci obbliga a ripensarci sempre e a trovare sempre nuove modalità per annunciare la buona notizia. Modalità che sappiano suscitare stupore, che facciano sorgere interrogativi, che diano adito a dubbi capaci di tenerci svegli e di non farci mai accontentare di risposte preconfezionate. Maria ha riconosciuto Gesù il Crocifisso dopo che questi ha pronunciato il suo nome. La fede, pur se vissuta nell'ambito della comunità di coloro che si fidano del Maestro, ha sempre e comunque una dimensione personale, intima, profonda ma anche segnata dalla fatica del crescere quotidiano, dalla fatica di restare attoniti davanti a un sepolcro vuoto che pare, a volte, inghiottire le poche certezze che avevamo costruito con fatica. Il Maestro conosce il nostro nome intimo per farci "voltare" verso di lui e non restare centrati su noi stessi e le nostre certezze. La fede implica il fidarsi e l'affidarsi alle Sue certezze più che alle nostre. Solo allora ciascuno potrà dire il suo: "rabbunì". 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!

lunedì 21 luglio 2025

Buongiorno, mondo!

Umani perché divini, divini perché umani 


Mt 12,38-42

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.


Sappiamo quale sarà l'unico segno che il Maestro lascerà: quello di Giona, nell'interpretazione che ne offre Gesù stesso. I farisei e i teologi ufficiali non riuscivano a far rientrare Gesù in nessuno dei loro schemi religiosi, quindi chiedono lumi o "segni" per poter verificare che quanto dice e fa Gesù sia ortodosso, rientri nella linea ufficiale. L'unico segno che il Maestro dà è la sua stessa vita, il suo stile di vita, talmente “scandaloso” che ancora oggi fatichiamo ad accettarlo: non è possibile vivere senza regole ben precise e determinate, nella libertà che proviene dal dono e dall'amore! Per comprendere il senso della risposta di Gesù ci viene in aiuto D. Bonhoeffer, quando scrive che: "Essere cristiano non significa essere religioso in un determinato modo... ma significa essere uomo" (da Resistenza e Resa). Gesù è IL segno che il Padre ci ha dato per imparare a vivere e a umanizzarci. La missione che Gesù affida ai suoi è quella di essere a loro volta segni di tutto questo. Allora, non andiamo a mendicare lo straordinario, il sensazionale, il miracolo e l'apparizione a tutti i costi. Abbiamo già tutto quanto ci serve: basta solo fidarsi e affidarsi al Maestro e alla sua proposta. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.


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Buongiorno, mondo!



sabato 19 luglio 2025