venerdì 29 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Donne e uomini in cammino


Gv 1,47-51


In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».

Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».




Oggi il Maestro rivolge uno dei complimenti più belli che da Lui si possano ricevere. 

Vedendo un tale, Natanaele, se ne esce con: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". Uno dei pochi cui Gesù non dà del commediante, dell'ipocrita. 

Io ho ancora della strada da fare, ma mi piacerebbe davvero che alla fine della mia esistenza il mio Maestro mi accogliesse con queste parole; “Ecco davvero un uomo in cui non c’è falsità!”. Mi basterebbe, ne sarei davvero felice. 

Sapere di aver trascorso la mia vita non imponendo verità a destra e a manca, non professando verità dettate da qualcuno, ma assaporando ogni giorno il progressivo disvelarsi della verità che mi attira a sé, che si schiude con la delicatezza di un fiore inebriandomi con il suo profumo, un profumo che sa di libertà, che conduce alla giustizia, che apre all'amore che germina vita, ecco questo mi renderebbe davvero felice e fiero di appartenere alla famiglia umana. 

Incontrarmi col mio Maestro e sentirmi rivolgere quelle stesse parole pronunciate più di duemila anni fa, mi direbbe che non ho vissuto invano, che ho combattuto la buona battaglia per un'umanità più "umana", tanto umana fino a diventare divina, a immagine del Padre. Ho ancora strada da fare, ma sto camminando. E so per certo di non essere solo.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 28 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Erode vive


Lc 9,7-9


In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».

Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.



Le voci che circolano su questo nuovo maestro, spuntato dal nulla, che sembra avere poteri miracolosi e che riesce a catturare l'attenzione delle folle, suscita la curiosità anche dei potenti di allora, tra cui Erode che "cercava di vederlo", così come ci racconta il vangelo di oggi. 

Considerati i sondaggi in caduta libera, anche a Erode sarà venuto in mente di cercare Gesù per vedere di guadagnarci qualcosa. In effetti, il potere, ogni potere, per campare deve impedire il sorgere di altri poteri: o ti sottometti a me, o ti faccio fuori. Occorreva vedere Gesù per valutare il da farsi, per capire quali guanti indossare per trattare l'affare. Se i guantoni da boxe, per metterlo subito al tappeto. Oppure il guanto di velluto, per poterlo agevolmente comprare. 

Quanto di questo Erode vive in noi ancora oggi? 

Ogni volta che valutiamo le nostre relazioni sulla base del potere che esse ci possono assicurare, Erode è lì. 

Ogni volta che siamo camaleonti per adattarci ad ogni situazione e così ricavare più vantaggi possibili, Erode è lì. 

Ogni volta che usiamo il nome di Dio per giustificare le nostre azioni, per acquisire potere sulle coscienze e controllare la situazione, Erode è lì. 

Chiediamoci dunque, senza paura, da dove nasce il nostro desiderio di vedere Gesù; chiediamoci perché lo vogliamo incontrare, cosa vogliamo ottenere da Lui. 

E, se fosse il caso, cacciamo Erode dai nostri cuori. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 27 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Portatori di vita



Lc 9,1-6


In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.

Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».

Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.




Oggi il Maestro invita i suoi a fare la prima prova pratica. 

Gesù desidera capire come i suoi hanno interiorizzato il suo messaggio (l'esame poi rivelerà che i suoi  fanno una fatica boia a star dietro al Maestro, ma questo mi consola un po', almeno sono in buona compagnia!). Gesù insiste sul "curare malattie", "guarire infermi", perché a lui sta a cuore il benessere di ogni persona. Manda i suoi perché vincano tutto ciò che svilisce la dignità della persona, che la annienta, tutto ciò che si oppone al bene dell'uomo. Li manda ad annunziare che Dio manifesta il suo modo di regnare non imponendo obbedienza, ma chiedendo accoglienza, chiedendo di accogliere il suo amore che comunica vita. Dà loro autorità sui "demoni", cioè su tutto ciò che si spaccia per vita, ma dona solo morte, su quella costante tentazione di potere-avere-apparire che eleva il suo canto di sirena imprigionando l'umanità in una spirale di violenza e autodistruzione. 

Oggi questa parola di invio è rivolta a noi, perché con coraggio sappiamo annunziare e farci trasparenza del volto di un Dio che ci ama e ci vuole felici e liberi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 26 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Radicati nella Parola


Lc 8,19-21


In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.

Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».

Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».



Al fatto che la sua famiglia lo stia aspettando, il Maestro rimanda una risposta lapidaria: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". 

Gesù allarga, o per dirla in termini evangelici, "porta a compimento" il concetto di famiglia invitando a superare i legami, gli intrecci tradizionali, per arrivare a una comunità che si identifica come spazio in cui il divino si manifesta. E tale "epifania" è resa possibile dall’ascolto profondo della Parola (cioè della vita di Gesù stesso) e dalla pratica di un amore simile al suo (che manifesta quello di Dio).

Gesù allarga e invita a spezzare tutti quei legami familiari non autentici che impediscono alla vita di crescere, che non educano e non aprono all'amore; quelle "relazioni" che creano situazioni di esclusione, di marginalizzazione; quegli stili che educano più all'avere che al condividere, più al potere che al servire, più all'apparire che all'essere a servizio della verità. 

La comunità è costituita dall'insieme di sorelle e fratelli che ricercano e accolgono la volontà divina, suscitando vita là dove regnano logiche di morte, aprendo vie di giustizia, abbattendo muri di separazione, praticando un amore simile a quello del Dio Padre/Madre rivelato da Gesù. E la via maestra per comprendere tutto questo è quella della Parola.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 25 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Amore condiviso



Lc 8,16-18


In quel tempo, Gesù disse alla folla:

«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.

Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».



Oggi Gesù nella pagina evangelica ci ricorda che "a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". A prima vista potrebbe suonare come un'ingiustizia, una crudeltà terribile: ma come, non è proprio Lui che parlava di solidarietà, di condivisione? Leggere queste parole con i nostri criteri, che dipendono pesantemente dai criteri economici, ci porterebbe a queste conclusioni. Ma Gesù sta parlando di tutt'altra cosa. Egli fa riferimento a tutte e tutti coloro che, entrando nella logica del Regno, accolgono l'amore del Padre e accettano di condividerlo creando nuove relazioni tra gli uomini. Senza la paura di perderci o di perdere qualcosa: gratuitamente hanno accolto l'amore del Padre, gratuitamente lo condividono assomigliando a Lui nel loro modo di amare. Per questo quanto più si mettono in gioco, tanto meno ci perdono, perché il Padre rende sempre più grande questa capacità di amare. Al contrario di chi evita accuratamente di mettersi in gioco e rende sterile questa capacità: un amore non condiviso è un amore che muore, per questo non ha alcun significato.Ecco perché "a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 21 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Annunciatori di misericordia



Mt 9,9-13


In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».




"Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio". Con l'invito a Matteo a seguirlo, il Maestro rende più chiara la sua posizione di fronte a tutti coloro che avevano rinchiuso Dio nel recinto della legge. È pericoloso associare Dio all'osservanza di un codice di leggi, perché questo porta inevitabilmente a farci assumere il ruolo di guardiani delle coscienze, guardiani che indicano percorsi di obbedienza che spesso servono a mascherare la tentazione del dominio sull'altro. L'annuncio liberatorio di Gesù apre la strada alla logica del Regno, dove Dio non "comanda" attraverso delle leggi, ma offrendo il suo amore, e chiedendo a ciascuno di accoglierlo e condividerlo. Solo così si può trasmettere il vero volto del Padre. Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 19 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Un Dio che si fa fragile con i fragili



Lc 7,11-17


In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.

Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.

Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.




La compassione è il sentimento per eccellenza di Dio: è Lui che nutre compassione per le sue creature, è Lui che comunica il suo amore compassionevole. Ora, in Gesù ci viene mostrata la via per la costruzione della nuova umanità: una fraternità che si fonda sulla compassione, sull'assomigliare a Dio nell'amore. Un Dio che in Gesù affronta e rompe tradizioni e culture che nulla hanno a che vedere con la dignità dell'uomo, fossero anche religiose. Gesù che si ferma per una donna (essere secondario e insignificante), per di più vedova (facile preda per i ricchi divenuti tali a forza di ridurre altri in povertà, il tutto naturalmente a gloria di Dio che "ha benedetto il frutto del lavoro"!!!) e ormai anche senza l'unico figlio maschio che ne avrebbe preso le difese. A chi sceglie d'interessarsi Dio in Gesù? Alla schiera dei sacerdoti benedicenti e oranti sulla salma? Ai pii accompagnatori che consolavano con un occhio di riguardo alla casa della vedova? No, egli sceglie proprio la persona più insignificante e lì si manifesta come il Dio della compassione e della vita. Sì, perché dove Dio mostra compassione la vita rinasce, la dignità è restituita, la giustizia fa sentire la sua voce. Ecco come assomigliare a Dio, ecco quale percorso il Maestro ci invita a fare: verso chi dirigiamo la nostra attenzione abitualmente? A chi siamo davvero interessati? 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 18 settembre 2023

Buongiorno mondo!

La fede dove meno te l’aspetti


Lc 7,1-10


In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.

Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».

Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.





Oggi il Vangelo ci mostra l'immagine di un Gesù attento e pieno di compassione anche verso l'odiato invasore romano. Inimmaginabile! Se solo fosse possibile, non so quanto pagherei per essere riportato nel passato ed assistere alla scena! Solamente per vedere le facce dei suoi discepoli! Quelle degli altri, vabbé, ci possono anche stare, ma quelle dei suoi?!?! Vi immaginate, che ne so, Simone lo zelota? (Maestro, tu lo curerai? Ma basta chiedere, ce l'ho io la cura giusta per questo qui e per tutta la sua famiglia!) O i due Boanerghes? (Maestro, al fuoco ci pensiamo noi...). 

Gesù ci rivela come "funziona" Dio: l'umanità di Gesù che accoglie e si china su tutte le persone che la vita ha in qualche modo ferito, il suo accogliere senza pregiudizio alcuno, la sua compassione che si apre anche al "nemico" (ma può avere nemici un cristiano?), il suo prendersi cura della vita di tutti e di ciascuno, ci svela e rivela ogni giorno il volto del Padre. Per Gesù non ci sono persone più degne, persone che "meritano" di più (con Gesù, finalmente, muore la categoria del "merito", anche poi noi la si è rimessa in uso): Dio non guarda ai meriti (che non tutti possono vantare, per i più svariati motivi), ma ai bisogni (di cui tutti siamo pieni). Capito questo, "va' e anche tu fa' lo stesso". 

A tutte e tutti un abbraccio. Buona vita.

venerdì 15 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Discepola del Crocifisso, Madre dei Crocifissi


Gv 19,25-27


In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.



Oggi la liturgia ci propone la figura di Maria Madre addolorata. 

Al di là dei vari aspetti puramente devozionali che questa memoria evoca credo che essa ci aiuti a dare una degna collocazione alla figura di Maria dentro le nostre vite. 

È la donna del Dio crocifisso e quindi di tutti i crocifissi che sono ancora ben piantati dentro la nostra storia. 

La Madre che ci rivela il volto di quel Dio che è Madre e  che raccoglie le urla di dolore e disperazione degli oppressi, di tutti gli umiliati che sono il prodotto di questa nostra cultura del profitto a tutti i costi. 

È la Donna che cammina accanto alle donne del nostro tempo che non conoscono se non sfruttamento e violenza. 

È la Madre che piange i suoi figli che muoiono nella ricerca di una vita dignitosa e senza guerre. 

È la Donna che ha sfidato l'autorità di allora per stare sotto la croce di un Figlio affinché non restasse solo in quel momento, sfidando così anche le altre "pie" persone che in nome della santa religione avevano applaudito a ogni colpo di martello. 

È la Madre di ciascuno di noi, quando tenebra e solitudine ci avvolgono e solo il suo abbraccio materno consola e rinfranca, la Madre che ci infonde coraggio per ricominciare a camminare dietro il Figlio, Maestro e Signore. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 14 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Esaltazione della Santa Croce



Gv 3,13-17


In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».



La Parola dell'Evangelo di oggi costituisce un invito ad alzare lo sguardo ed incrociare quello del Maestro sul patibolo più infamante, destinato solamente alla feccia della feccia della delinquenza. Già: il nostro Maestro ha scelto questa via per mostrarci che tutte le parole che ci ha detto non erano alla stregua di un qualunque "armiamoci e partite". 

La via del dono, del dono totale di sé Lui ce l'ha mostrata e non si è tirato indietro. Un dono reso ancor più grande dal fatto che esso significa e rende visibile l'amore di un Padre che vuole davvero che i suoi figli abbiano una vita di una qualità superiore, non solo "domani", ma a partire da oggi. Una vita che sia di una qualità divina. Dio non è geloso delle sue prerogative. Gesù ci ha mostrato che Dio ci vuole come Lui, immersi in una vita che sia davvero tale. Per farlo non serve chissà quale pratica ascetica, chissà quale sacrificio o rinuncia: basta la costante pratica di un amore che assomigli a quello di Dio, cioè fedele, gratuito ed incondizionato. La pratica di questo amore ci fa crescere e ci fa raggiungere la pienezza della condizione umano-divina. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 13 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Beati o inguaiati?



Lc 6, 20-26


In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio. (…)



Oggi il Vangelo ci propone la versione della Beatitudini del vangelo secondo Luca. 

Alle beatitudini Luca fa seguire una serie di "Guai", anche se la traduzione più corretta sarebbe: "Ahimè": non è una minaccia (Guai a te se....), ma è una constatazione amara, un sospiro di sconforto di fronte alla durezza del cuore. È come se il Padre stesse sospirando perché vede che i suoi figli non sono felici: rifiutano le beatitudini per cercarsi la felicità da tutt'altra parte. Eppure il sogno di Dio per l'umanità è proprio la felicità. E non la felicità "nell'aldilà", ma una felicità che nasce da una vita nuova già nell'aldiquà! Una felicità che nasce non dal possedere ma dal condividere, non dal potere ma dal servizio, non dall'apparire ma dall'essere, pur con tutte le nostre fragilità. 

È il cammino che dovrebbe essere primario nella Chiesa incarnata in ogni comunità cristiana: preoccuparsi del bene e del benessere dell'altro, senza escludere nessuno, perché così opera il Padre che "fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". Superando, senza patemi d'animo, quella distinzione tra corpo e anima che spesso, proprio perché letta in maniera distorta, ha fatto più danni che bene e riappropriandoci di quella visione dell'uomo unitaria più propriamente biblica. Visione fa parte del terreno culturale in cui Gesù è nato e cresciuto (non dimentichiamo che Gesù era ebreo, non greco!) e della quale forse ci siamo sbarazzati troppo in fretta, contribuendo alla nascita di quella spiritualità schizofrenica in cui il corpo è la prigione dell'anima e la sofferenza è il fio da pagare a causa dei peccati commessi. Non credo che la felicità delle Beatitudini sia da ricercare in tale proposta. 

Gesù la sua proposta l'ha mostrata con chiarezza. Se noi scegliamo di arrampicarci sui vetri per tenere in piedi realtà che non ne fanno parte, beh.. "ahimè" per noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 12 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Il Nome che chiama per nome


Lc 6,12-19


In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.



"Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti". Questo è quanto accadeva al Maestro quando incontrava la folla. La forza che sanava era la forza della vita comunicata, quella vita di una qualità indistruttibile capace di opporsi e vincere anche la morte. Ma questo è quanto dovrebbe accadere oggi a chi incontra i discepoli del maestro, coloro che credono al suo messaggio e si fidano della sua parola tanto da interiorizzarla e farla propria come scelta di vita fondamentale. 

Questo è quanto ci aspettiamo di trovare entrando in una comunità cristiana: incontrare persone che sanno comunicare vita. Una vita fatta di solidarietà, di condivisione dei beni, di perdono reciproco. Gesù, nella sua umanità, "sanava tutti", senza preoccuparsi se fossero santi o peccatori, perché alla tavola della vita c'è posto per tutti. Noi oggi spesso chiediamo alle persone di essere in regola con le varie norme, anche solo per accedere ai sacramenti. Ma Gesù ci ha insegnato che "l'essere in regola", cioè accettare di modellare la propria vita sul suo messaggio e quindi operare un cambiamento, non è una condizione per accedere a Lui, ma diviene una conseguenza. Noi spesso pretendiamo di far precedere la conversione prima di aprire le porte, ma essa è una conseguenza dell'incontro con Lui, incontro che avviene dentro una comunità fatta di uomini e donne "riuniti nel suo nome" e che costituiscono quello spazio in cui "Lui è in mezzo a loro". Fin quando le nostre comunità cristiane non sapranno generare questo spazio, resteranno sempre dei piccoli orticelli chiusi, adatti alle piccole mentalità che vivono nella paura di perdere quel poco che ancora resta. Siamo nel cuore di Dio, ci conosce per nome: coraggio!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita. 

lunedì 11 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Il Dio di Gesù



Lc 6,6-11


Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.

Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.

Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.

Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.



“Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?”.

Gesù non ha mai avuto alcun dubbio nel rispondere a tale domanda. Il suo criterio è sempre stato il bene dell'uomo e a questo non ha mai derogato. Possiamo usare tutte le giustificazioni teologiche, far scendere in campo fazioni di cardinali da una parte o dall'altra, riesumare addirittura qualche cardinale del Concilio di Trento per farlo parlare in nostro favore, ma alla fine saremo costretti a fare i conti non con il pensiero sul Cristo partorito dalle nostre menti, ma con l'azione di Gesù di Nazareth che vuol farci toccare con mano chi è Dio e, se mi passate l'espressione, come funziona. 

Inutile snocciolare tonnellate di S. Rosari, partecipare a ottavari o Novene, cercare i più raffinati direttori spirituali, seguire pellegrinaggi à la carte per capire la volontà di Dio. Gesù ce l'ha detto chiaramente: Dio vuole che noi stiamo bene, il Padre vuole la nostra felicità. E questa non è un dono che cade dal cielo per qualcuno mentre altri stanno ancora a mendicare. Il Padre desidera che lavoriamo con Lui nel prenderci cura di ognuno, del bene di ognuno, anche e soprattutto di chi non è "dei nostri", di chi non fa parte della cerchia "ristretta", di chi in qualche modo si sente escluso, messo da parte. Ecco, è qui il punto: come quel giorno nella sinagoga, Gesù ci mostra come funziona Dio. Egli è colui che "mette in mezzo", ossia mette al centro dell'attenzione il più debole, il più fragile. È Colui che mette al centro della sua attenzione chi ha più bisogno di amore, di misericordia e chiede ai suoi di assomigliare a Lui in questo. Anche quando tale modo di fare ci dovesse condurre al di fuori del perimetro sicuro della legge, ossia di quello che potremmo definire il "cristianesimo q.b." (quanto basta, per chi non è avvezzo alla cucina). Gesù non ha mai avuto dubbi né è stato a cavillare. A noi, come sempre, scegliere. 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.

venerdì 8 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Storie di tutti i giorni



Mt 1,1-17


Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar (…)



Questo testo suscita reazioni un po’ diverse: in chi ascolta si percepisce il disorientamento davanti a questa teoria di nomi che, fatta salva qualche eccezione, ai più non dice nulla o quasi. Al povero prete che deve magari farci il pensierino del giorno a Messa sale un po’ l’ansia perché: “che dico?”. Quando Matteo la propone ai suoi ascoltatori sa di trovarsi di fronte gente che le scritture le conosce e proprio per questo comincia con la genealogia a preparare il terreno per quello che sarà lo “scandalo Gesù”. 

Matteo deve introdurre questo personaggio Gesù presso i suoi ascoltatori e quindi lo inserisce nel contesto della storia della salvezza, facendo loro rizzare i capelli. Nella sua linea genealogica Matteo inserisce quattro donne (stranamente, perché era solo l’uomo a generare, mai la donna) e quattro donne di costumi, diciamo con un eufemismo, piuttosto allegri. Tamar, che fece un figlio con il padre del marito defunto; Racab, che esercitava la professione in maniera regolare; ha tanto ribrezzo per Betsabea, la donna di cui si era invaghito Davide e che da lei è stato ben corrisposto, che la nomina come “quella di Uria”; infine la “delicata” Rut (e lasciamo stare il salto storico che l’autore le fa compiere) che così, senza aver fatto nulla, al mattino si sveglia nel letto di Booz che si chiede “Chi è mai questa?”, e Rut era incinta. Mah… potenza della vita! 

Alla fine arriva anche Maria, che ha la “fortuna” di chiamarsi con l’unico nome mai amato nella Bibbia: Myriam, come la sorella di Mosé, colpita dalla lebbra per aver “tramato” contro il fratello (ma gli autori sono maschi e la storia è letta esclusivamente con occhi maschili…). 

Ecco come Matteo inserisce Gesù nella storia: una storia non di santità, ma di piena e povera umanità, nella quale entra non per castigare ma per portare vita e salvare. Già nella genealogia Matteo ci mostra che Colui che viene è per i “malati e non per i sani” e che questo atteggiamento mostra il volto di un Dio che accetta di sporcarsi le mani dentro la nostra storia, uno che non si schiera dalla parte dei potenti o dalla parte di quelli che preferiscono le statuine dei presenti alle persone in carne e ossa...Credo sia un invito a non giudicare troppo frettolosamente le nostre “storie”, le “storie” in cui siamo o quelle che ci sfiorano. In fondo, Matteo ci sta dicendo che la misericordia di Dio sa scrivere diritto anche su quelle che noi consideriamo, con troppa facilità, righe storte. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

giovedì 7 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Profeti della Parola



Lc 5,1-11


"(...)Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. (…)". 



Anche questa mi pare una bella immagine della comunità cristiana attuale: sempre alle prese con mille fatiche. mille progetti, mille problemi cui cercare di dare una risposta, e alla fine accorgersi di "non aver preso nulla", anzi la sensazione è quella di aver perso tempo. Ma il dramma non è nemmeno questo: arriva il Maestro che chiede di fidarsi della sua parola, e noi dagli a cercare soluzioni, impostare progetti, rivedere cammini, programmare iniziative per "attirare i pesci nella rete", e poi di nuovo si ricomincia... abbiamo faticato... non abbiamo preso nulla... 

Il cambiamento deve venire da quel "sulla tua parola", ossia dal rimettere al centro la persona e la parola (che è sempre una parola che agisce) di Gesù. Il cambiamento arriva quando la comunità cristiana ha il coraggio di rivedere se stessa alla luce del criterio di vita di Gesù: il bene della persona nella sua situazione concreta, nel "qui e ora" della sua sofferenza. Le scelte operate da Gesù rivelano il volto autentico del Padre, di Colui che opera perché ognuno "abbia la vita e questa in abbondanza". Solo "sulla sua parola" le reti diventano casa accogliente e non simbolo di morte, perché con Lui si diventa "pescatori di uomini", portatori di vita. Solo "sulla sua parola" impareremo a lasciare che "le reti" si rompano, che tutto ciò che soffoca, esclude, emargina, impedisce la vita autentica vada perduto al fine di guadagnare la vita delle sorelle e dei fratelli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

mercoledì 6 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Comunità da “sfebbrare”


Lc 4,38-44


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva (…).



Ho sempre amato questa icona della comunità cristiana così ben dipinta da Luca con queste poche pennellate. E mi sembra che essa “parli” in modo particolare in questi tempi a una comunità in preda a una grande febbre, ossia paralizzata, tremante, quasi costretta più a sopravvivere che a vivere. 

Ogni volta che la comunità dei credenti dimentica il motivo della sua esistenza, il fatto cioè di essere a servizio dell'umanità tutta intera, senza esclusione alcuna, allora sopravviene la "febbre" che costringe all'immobilità. Tanto è vero che l'incontro con Colui che è la Parola di vita guarisce e rende di nuovo abili al servizio ("cominciò a servirli"). 

Le nostre comunità hanno bisogno di tornare alla voce del Maestro, hanno necessità di abbeverarsi alla fonte della Sua Parola per poter essere risanate da tante storture, da tante "febbri" che le tengono immobili: la febbre della paura di perdere la propria identità, la febbre del rifiuto dell'incontro, la febbre dell'esclusione, la febbre del dogmatismo che si infila come un tarlo in ogni discussione per impedire qualsiasi dialogo (e come siamo abili a trincerarci dietro espressioni quali: "Lo dice la Chiesa!", "Lo afferma il catechismo!" ma senza mai lasciarci afferrare in profondità dalla persona di Gesù: ricordo che la nostra fede non è in un dogma, ma in una persona e che se manca questo presupposto tutto il resto è carta straccia!). Papa Francesco ci ha offerto indicazioni preziose per trovare rimedio e guarire dalle nostre (spesso insane) "febbri". 

Il primo passo sarebbe quello di prendere coscienza del nostro bisogno di guarigione. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

martedì 5 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Sempre in cammino


Lc 4,31-37


In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.

Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.

Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.



Con questa descrizione l'evangelista indica come i discepoli restano attaccati alla visione della "sinagoga"; pur percependo la reale portata della novità contenuta nella proposta di Gesù oppongono resistenza ("gridando forte", ovvero dell'impossibilità di stabilire una comunicazione corretta). Conoscono bene quanto Gesù propone, capiscono quanto sia impegnativo e faticoso affrontare un nuovo esodo per assaporare la libertà del Regno di Dio (e abbandonare di conseguenza la sognata e attesa restaurazione del Regno d'Israele), ma nonostante tutto restano tenacemente attaccati alla loro tradizione e cercano addirittura di tirare Gesù dalla loro parte ("sappiamo che sei il "Santo di Dio", cioè l'atteso, il Messia che deve riportarci all'antico splendore, inaugurando "la vendetta del nostro Dio"). 

Mi pare stia capitando anche oggi, con troppa facilità. Troppe persone "nella sinagoga" gridano come forsennate per imporre la propria ragione; troppi "cristiani" girano per le strade tenendosi un Gesù in tasca fabbricato secondo le loro esigenze e, alla bisogna, pronti a picchiarlo sulla testa di chi non condivide il loro pensiero o il loro modo di intendere la fede. 

"Troppe sinagoghe urlanti", troppo strepito... l'unica risposta del Maestro è un ordine: "Taci, esci da costui". 

È il tema dell'esodo: ascolta e mettiti in cammino, esci dalle tue convinzioni (ad Abramo fu detto: "Esci da casa tua, dalla tua terra..." insomma da tutto ciò in cui ti sei riconosciuto fino ad oggi), lascia quella "sinagoga" incapace di aprirsi al Regno, esci... vai oltre... Il Maestro, mentre noi urliamo, è già avanti, è già passato oltre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

lunedì 4 settembre 2023

Buongiorno mondo!

Attese deluse


Lc 4,16-30


In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi

e proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (…).


Oggi il Vangelo che risuona nella liturgia ci racconta la visita di Gesù al suo paesello. Nella sinagoga, a un certo punto, Luca racconta che, dopo aver letto il passo di Isaia: "Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui". 

Immagino la scena: Gesù ha appena letto (saltando il finale però, attenzione) uno dei testi più esplosivi di Isaia, un testo che sembra scritto proprio per rendere ancora più cariche le attese messianiche del momento, e nel silenzio pieno di attesa, nel momento in cui si attende che la parola prenda forma: "Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui", quasi a voler dire: "Dai, dicci quello che vogliamo sentire, di' che sei dalla nostra parte: fai solamente un cenno e siamo al tuo servizio pronti a riconquistare la nostra libertà e a scacciare l'invasore". 

Ci sono tanti modi di fissare lo sguardo su Gesù e quello di Nazareth fu uno sguardo carico di attese che non vennero colmate, di attese deluse. Può succedere anche a noi di "sbagliare" sguardo quando pretendiamo che il Maestro si metta al servizio delle nostre idee, dei nostri (per quanto precisi e ben curati) progetti pastorali. Può succedere anche a noi di "sbagliare sguardo" quando pretendiamo di incasellare Gesù nei nostri desideri, trasformandolo in una sorta di "genio della lampada" (eucaristica, per di più) chiamato a eseguire i nostri ordini: e qui bisogna punire, e là bisogna chiarire, e questo Papa è una rovina cosa aspetti Signore a riprendertelo (o dobbiamo rimandartelo noi?), e quelli non possono fare la comunione perché lo dice il Catechismo, e non possiamo mollare le braghe davanti a tutti, e bisogna salvare l'identità se no dove andiamo a finire, e bisogna indire una crociata contro l'avanzamento dell'Islam.... uff, Signore, basta. 

Che non ci capiti quanto avvenne Nazareth, quel giorno: "Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò", e io aggiungerei che se ne andò dicendo: "Ne ho ben donde di siffatte ciuffole" (a ciascuno la traduzione in lingua corrente che più gli garba). 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.