mercoledì 17 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Decisione per il Regno


Lc 7,31-35


In quel tempo, il Signore disse:

«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!” (…)


Potremmo intitolare il testo del vangelo di oggi come l' “Inno al Maalox”, ovverosia, il peana di quelli che non sono mai contenti e che, per questo, non riescono a sopportare nemmeno la felicità degli altri e se stanno in disparte gridando che il tempo è finito e la pazienza di Dio è giunta al termine.

Se Gesù parlava agli scribi e ai farisei, oggi parlerebbe a tutti quei cristiani (cattolici) cui non va ma bene niente, anzi, l'unica realtà che pare soddisfarli è quella che non esiste più, il passato, dove tutto era ben ordinato, finalizzato, strutturato attorno a una legge che determinava fin nei più piccoli particolari la vita delle persone. Gesù parlerebbe oggi a queste persone che hanno una paura folle della libertà, terreno minato perché spesso conduce su strade poco sicure, fuori dai paletti ordinati della legge per aprire spazi all'amore. Gesù parlerebbe ai farisei del nostro oggi che non sanno fare festa nella casa del Padre, che se ne stanno sempre fuori immusoniti, gridando allo scandalo perché loro hanno "servito" duramente per tutta la vita, mentre gli altri erano in giro a divertirsi e a scialare. E quando il Padre spalanca le braccia della sua misericordia, non sanno fare festa perché nella loro dislessia spirituale non sanno scrivere la parola gioia. 

Ancora una volta Gesù invita a scegliere e a mettere in gioco la propria esistenza, a osare il Regno e le sue logiche. Non possiamo esitare e restare preda della paura. Coraggio!

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

La guerra è la malattia non la soluzione


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Buongiorno, mondo!

martedì 16 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Comunicatori di vita


Lc 7,11-17


“In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. (…)


Tra le parole del Vangelo proposto oggi vorrei sottolineare questa espressione: “Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»”. Nel suo vangelo Luca usa solamente tre volte l’espressione “avere compassione”, precisamente nella parabola del “buon samaritano”, in questo testo e nella parabola del padre misericordioso. È un’espressione particolare perché nella tradizione biblica “l’avere compassione” è un’attività esclusiva di Dio. E non si tratta di un sentimento, ma di un’azione vera e propria. Quando Dio esercita compassione si dà da fare per ridare vita a chi l’ha perduta, in tutti i sensi. Qui Gesù fa la stessa cosa. Davanti al dramma di una vedova che sta per seppellire il suo unico figlio (come a dire, piove sul bagnato…) Gesù non resta inerte e agisce come farebbe il Padre: comunica vita.

Un’altra cosa che vorrei far notare è il fatto che quel morto, appena riportato in vita, si mette a parlare. La morte, tutti i tipi di morte, fisica o figurata, hanno la caratteristica di impedire la comunicazione, levano la parola. È il segno particolare della morte. Essendo l’uomo un essere essenzialmente relazionale, impedirgli di comunicare è condurlo verso il nulla, verso la morte.

Gesù anche oggi indica ai suoi la strada da percorrere: comunità di uomini e donne capaci di compassione, cioè capaci di comunicare vita nel proporre relazioni vivificanti, nel farsi voce di chi non ha voce. Uomini e donne che non restano indifferenti ai drammi della vita ma che, allo stesso tempo, non si limitano a qualche piccola parola di conforto, ma si fanno essi stessi parola capace di ridare vita. Uomini e donne in profonda comunione e intimità con il Dio-che-parla e fa parlare, ossia, rigenera le relazioni perché possano diventare spazi di vita e non di morte. Uomini e donne che con Gesù e come Gesù si fanno portatori e narratori della compassione divina, l’unica in grado di ridare vita a chi vita non ha. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

La guerra è la malattia non la soluzione 


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Buongiorno, mondo!

lunedì 15 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Maria, Madre dei crocifissi


Gv 19,25-27

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.

Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.


Oggi la Liturgia venera Maria con il titolo di Madre addolorata.

Al di là dei vari aspetti devozionali che questa memoria evoca con le tradizionali processioni, credo che tale memoria ci aiuti a dare una degna collocazione alla figura di Maria dentro le nostre vite. 

È la Madre dei crocifissi che sono ancora ben piantati dentro la nostra storia, la Madre che raccoglie le urla di dolore e disperazione degli oppressi, di tutti gli umiliati che sono il prodotto di questa nostra cultura del profitto a tutti i costi che non si vergogna di considerare “scarti” tutte e tutti coloro che non possiedono la tessera dei nostri esclusivi ed escludenti club impastati di devozioni ipocrite.

È la Donna che cammina accanto alle donne del nostro tempo che non conoscono se non sfruttamento e violenza.

È la Madre che piange i suoi figli che muoiono nella ricerca di una vita dignitosa e senza guerre.

È la Donna che ha sfidato l'autorità di allora per stare sotto la croce di un Figlio affinché non fosse solo in quel momento, sfidando così anche le altre "pie" persone che in nome della santa religione avevano applaudito a ogni colpo di martello. 

È la Madre di ciascuno di noi, quando tenebra e solitudine avvolgono e solo il suo abbraccio materno consola e rinfranca; è la Madre che ci infonde coraggio per ricominciare a camminare ogni giorno dietro il Figlio, Maestro e Signore. 

Maria si pone come icona di ciascuna delle nostre comunità e di ognuna e ognuno di noi quando non temiamo di fare della vita un dono. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

La guerra è la malattia non la soluzione 


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Buongiorno, mondo!

sabato 13 settembre 2025

venerdì 12 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Uno sguardo altro


Lc 6,39-42


(…) Perché osservi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, mentre non t'accorgi della trave che hai nel tuo occhio? … Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.


Sono parole cariche di buon senso quelle che Gesù ci affida oggi (un buon senso che ormai sembra latitare da tempo nella nostra cultura). Non serve commentare quel che è già di per sé più che chiaro: ogni commento rischierebbe di ridursi a una tirata sull'ipocrisia, sull'umiltà necessaria a riconoscere i propri limiti prima di puntare il dito su quelli altrui e via dicendo (e qui i maestri abbondano...). Credo però che il testo vada compreso alla luce della misericordia e del perdono. Gesù infatti non si limita a dare delle pillole di spiritualità, ma chiede uno stravolgimento profondo della propria esistenza. Quello che Gesù propone, in realtà, è che ognuno adotti uno sguardo diverso sull'altro: lo stesso sguardo del Padre. 

Il cambiamento richiesto non va nella direzione esclusiva del "non giudicare" (e già sarebbe tanto), ma nella proposta di assumere un modo nuovo di guardare la vita e le persone: con gli occhi del Padre. Questo ci permetterebbe di evitare da una parte la tentazione di ergerci a giudici degli altri; dall'altra ci permetterebbe di cambiare anche la coscienza di noi stessi, facendoci sentire più figli amati che devoti servitori. L'assomigliare al Padre porta ad assumere dunque uno sguardo nuovo, "ricco di misericordia" e aperto al perdono: uno sguardo capace di aprire alla vita, uno sguardo che cancella l'indifferenza, uno sguardo che fa sentire amati come autentici fratelli e sorelle. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

La guerra è la malattia non la soluzione 


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Buongiorno, mondo!

giovedì 11 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Etica della somiglianza


Lc 6,27-38


(…) Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.


Ecco le parole che ci consegna il Vangelo di oggi. Esse costituiscono il fondamento dell'etica cristiana. Etica che non si fonda più su una regola esterna all'uomo, imposta e alla quale obbedire perinde ac cadaver. Le scelte etiche del cristiano si fondano non più sull'osservanza ma piuttosto sull'assomiglianza. Il criterio che definisce le mie scelte, il mio stile di vita non è più dunque l'obbedienza servile a Dio, chiunque o qualunque realtà si voglia identificare con questo appellativo, ma la somiglianza al Padre che è misericordioso ed esplicita la sua presenza proprio attraverso un atteggiamento continuo di misericordia. L'accoglienza profonda e autentica di tale offerta di misericordia mi condurrà ad esprimere nella vita delle scelte coerenti con tale misericordia. La conversione consiste proprio nel cambiamento della mia immagine di Dio: da un Dio che pretende di essere servito a un Dio che serve. Questo ha mostrato Gesù, questo è il messaggio affidato a chi vuole farsi suo discepolo. Il cammino di metanoia (conversione) evangelica non è orientato primariamente verso Dio, ma verso l'altro, verso la sorella o il fratello che incrociano la mia storia. Perché? Perché questa è la via che Dio stesso ha scelto e che, in Gesù, ci ha mostrato. Accogliendo la sua misericordia nella mia vita, divento strumento di misericordia, aprendo spazi a Dio nell'umanità ferita o ancora preda di quell'insano egoismo che fagocita ogni cosa e persona. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

La guerra è la malattia non la soluzione 


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Buongiorno, mondo!

mercoledì 10 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Un Dio che ci vuole felici


Lc 6,20-26


In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio. (…) 

Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione. (…)


Oggi il Vangelo ci propone la versione della Beatitudini del vangelo secondo Luca. Alle beatitudini Luca fa seguire una serie di "Guai", anche se la traduzione più corretta sarebbe: "Ahimè": non è una minaccia (Guai a te se....), ma è una constatazione amara, un sospiro di sconforto di fronte alla durezza del cuore. È come se il Padre stesse sospirando perché vede che i suoi figli non sono felici: rifiutano le beatitudini per cercarsi la felicità da tutt'altra parte. Eppure il sogno di Dio per l'umanità è proprio la felicità. E non la felicità "nell'aldilà", ma una felicità che nasce da una vita nuova già nell'aldiquà! Una felicità che nasce non dal possedere ma dal condividere, non dal potere ma dal servizio, non dall'apparire ma dall'essere, pur con tutte le nostre fragilità. 

È il cammino che dovrebbe essere primario nella Chiesa incarnata in ogni comunità cristiana: preoccuparsi del bene e del benessere dell'altro, senza escludere nessuno, perché così opera il Padre che "fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". Superando, senza patemi d'animo, quella distinzione tra corpo e anima che spesso, perché letta in maniera distorta, ha fatto più danni che bene e riappropriandoci di quella visione dell'uomo unitaria più propriamente biblica. Visione che ha costituito il terreno culturale in cui Gesù è nato (non dimentichiamo che Gesù era ebreo, non greco!) e della quale forse ci siamo sbarazzati troppo in fretta, contribuendo alla nascita di quella spiritualità schizofrenica in cui il corpo è la prigione dell'anima e la sofferenza è il fio da pagare a causa dei peccati commessi. Non credo che la felicità delle Beatitudini sia da ricercare in tale proposta. Gesù la sua proposta l'ha mostrata con chiarezza. Se noi scegliamo di arrampicarci sui vetri per tenere in piedi realtà che non ne fanno parte, beh.. "ahimè" per noi. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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Buongiorno, mondo!

martedì 9 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

La potenza della Vita


Lc 6,12-19


(…) E tutta la folla cercava di toccarlo, poiché da lui usciva una potenza e guariva tutti.


Mi sono spesso chiesto cosa fosse questa misteriosa “potenza” che promanava dalla persona del Maestro. Io credo sia la forza della vita, una vita vissuta totalmente dentro l'amore. È la forza della vita che, come un flusso continuo, passa da Dio a Gesù alle persone che egli incontra e che accettano di entrare in questo flusso dove la vita non viene artigliata e tenuta per se stessi, ma continuamente donata. A chi accetta di mettere sul piatto tutta la propria esistenza in un dono continuo, il Maestro mostra come questa non si esaurisca, ma continui invece a rifiorire e a generare nuova vita attorno, "sanando tutti". Gesù non mette in atto delle mediazioni di tipo rituale, liturgico, o “consacra” degli addetti specifici, degli specialisti per far passare o meno questa “potenza” che risana e fa rivivere. Chiede semplicemente di entrare nel gioco dello scambio gratuito: accogliere la vita, l'amore che Dio continuamente riversa in noi e lasciare che scorra verso i fratelli e le sorelle che incrociamo ogni giorno. Il resto verrà dopo. Fino a quando la comunità cristiana sarà più preoccupata di stabilire le "regole" con le quali "sanare" le varie situazioni, fino a quando il tempio avrà più spazio e importanza del cuore di Dio, fino a quando la legge avrà la meglio sullo Spirito, la “potenza” risanante del Fondamento di tutta la realtà resterà bloccata in attesa di uomini e donne che accettino in primo luogo di seguire la via del Maestro. Solo allora la comunità diverrà lo spazio dove la forza della vita si manifesterà e ognuno potrà "toccare" con mano la sua potenza liberante e vivificante. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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Buongiorno, mondo!

lunedì 8 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Dio con noi, noi con Dio


Mt 1,1-16.18-23

"...la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele", che significa "Dio con noi". 


Oggi la liturgia propone la festa della Natività di Maria.

La lunga teoria di nomi che ha condotto fino a Giuseppe e quindi a Gesù si conclude con un altro nome: Dio-con-noi. Gesù nell'arco della sua vita ci mostrerà poi in maniera concreta chi è questo Dio-con-noi, questo Padre che offre a tutti, indistintamente il suo amore, che chiama tutti a realizzare quel progetto di umanità che finalmente offre risposta alla domanda di Caino: "Sono forse io il custode di mio fratello?". È il Dio amante della vita che vuole comunicare vita a tutti i suoi figli e sceglie di farlo attraverso chi aderisce alla sua proposta in Gesù. È il Dio che mostra il suo volto nelle fattezze umane di Gesù, che svela il suo mistero nelle azioni e nelle parole dell'uomo di Nazareth, è il Padre che desidera che i suoi figli gli assomiglino nel loro modo di amare; un amore impastato di perdono, di condivisione, di compassione e di misericordia. È il Dio che ti invita ad aggiungere il tuo nome a quella lunga lista per poter dire: "Io ci sto", mi sta a cuore questo progetto, mi ci gioco la vita. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

La guerra è la malattia non la soluzione


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Buongiorno, mondo!

sabato 6 settembre 2025

venerdì 5 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Vino nuovo per cuori nuovi


Lc 5,33-39


(…) E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. (…)


Ho l'impressione che il vino "novello" del Vangelo non sia molto apprezzato, dentro e fuori la Chiesa. Si preferisce spesso il vino robusto e "sicuro" marca "Law & Order". La caratteristica di questo vino vecchio sta nella sua capacità di "liberare" (o obnubilare) la mente da qualsiasi preoccupazione di scelte personali. Basta "berlo", basta limitarsi ad accettare il bicchiere preparato senza porsi né porre domande, senza impegno alcuno se non quello di eseguire fedelmente i doveri imposti per salvare la faccia e sentirsi a posto. È un vino che non impegna  troppo la coscienza e che, sovente, allontana dalla fatica personale del crescere quotidiano, evitando di far mettere in gioco la libertà personale; è un vino che non dà adito a dubbi, anzi impedisce che essi appaiano e, nel caso apparissero, si provvede subito ad aumentare la dose per rimettere le cose al loro posto. 

Il "vino nuovo" del Vangelo è ben altro. È frizzante, non ti si pianta nelle gambe, ti spinge a correre, non annebbia ma aguzza la vista permettendoti di guardare la vita e le persone con occhi diversi. È un vino che non puoi conservare negli otri vecchi perché li manda in frantumi. Oltremodo è un vino sempre "nuovo", difficile da conservare, anzi, per conservarlo occorre berlo e berlo insieme, perché è un vino che esige condivisione: non lo si può bere da soli! 

Mi guardo in giro e scopro che ci sono troppe "osterie" che prediligono il vino vecchio perché per anni hanno fatto buoni affari creando cristiani che sanno di tappo! Occorre il coraggio di cercare ogni giorno il vino nuovo del vangelo, quel vino che ha il sapore della libertà, quel vino che ha il colore della carità, quel vino che lascia il piacevole retrogusto della giustizia e della misericordia. Di osti che spacciano il vinaccio della menzogna solamente per alimentare le proprie personali ambizioni francamente non sappiamo che farcene: noi preferiamo il vino sempre nuovo del Vangelo.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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Buongiorno, mondo!

giovedì 4 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Ritornare alla sorgente


Lc 5,1-11


 "(...) Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano (…)”.


Anche questa mi pare una bella immagine della comunità cristiana attuale: sempre alle prese con mille fatiche. mille progetti, mille problemi cui cercare di dare una risposta, e alla fine accorgersi di "non aver preso nulla", anzi la sensazione è quella di aver perso tempo. Ma il dramma non è nemmeno questo: arriva il Maestro che chiede di fidarsi della sua parola, e noi dagli a cercare soluzioni, impostare progetti, rivedere cammini, programmare iniziative per "attirare i pesci nella rete", e poi di nuovo si ricomincia... abbiamo faticato... non abbiamo preso nulla... 

Il cambiamento deve venire da quel "sulla tua parola", dal rimettere al centro la persona e la parola (che è sempre una parola che agisce) di Gesù. Il cambiamento arriva quando la comunità cristiana ha il coraggio di rivedere se stessa alla luce del criterio di vita di Gesù: il bene della persona nella sua situazione concreta, nel "qui e ora" della sua sofferenza. Le scelte operate da Gesù rivelano il volto autentico del Padre, di Colui che opera perché ognuno "abbia la vita e questa in abbondanza". 

Solamente "sulla sua parola" le reti diventano casa accogliente e non simbolo di morte, perché con Lui si diventa "pescatori di uomini", portatori di vita. Solamente "sulla sua parola" impareremo a lasciare che "le reti" si rompano, che tutto ciò che soffoca, esclude, emargina, impedisce la vita autentica vada perduto al fine di guadagnare la vita delle sorelle e dei fratelli. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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Buongiorno, mondo!

mercoledì 3 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Bisognosi di guarigione


Lc 4,38-44


In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. (…)


Ho sempre amato questa icona della comunità cristiana così ben dipinta da Luca con queste poche pennellate. E mi sembra che essa lo sia in modo particolare di questi tempi. Una comunità in preda a una grande febbre, ossia paralizzata, tremante, quasi costretta più a sopravvivere che a vivere. Ogni volta che la comunità dei credenti dimentica il motivo della sua esistenza, il fatto cioè di essere a servizio dell'umanità tutta intera, senza esclusione alcuna, allora sopravviene la "febbre" che costringe all'immobilità. Tanto è vero che l'incontro con Colui che è la Parola di vita guarisce e rende di nuovo abili al servizio ("cominciò a servirli"). 

Le nostre comunità hanno bisogno di tornare alla “voce” del Maestro, hanno necessità di abbeverarsi alla fonte della Sua Parola per poter essere risanate da tante storture, da tante "febbri" che le tengono immobili: la febbre della paura di perdere la propria identità, la febbre del rifiuto dell'incontro, la febbre dell'esclusione, la febbre del dogmatismo che si infila come un tarlo in ogni discussione per impedire qualsiasi dialogo (e come siamo abili a trincerarci dietro espressioni quali: "Lo dice la Chiesa!", "Lo afferma il catechismo!" ma senza mai lasciarci afferrare in profondità dalla persona di Gesù: ricordo che la nostra fede non è in un dogma, ma in una persona e che se manca questo presupposto tutto il resto è carta straccia!). Il primo passo è dunque quello di prendere coscienza del nostro bisogno di guarigione e chiedere al Maestro di guarirci.

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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Buongiorno, mondo!

martedì 2 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Silenzio e cammino


Lc 4,31-37


(…) Nella sinagoga c’era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: «Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!» (…).


Con questa descrizione l'evangelista indica come i discepoli, simbolizzati da quell’uomo, restano attaccati alla visione della "sinagoga”: pur percependo la reale portata della novità contenuta nella proposta di Gesù oppongono resistenza ("gridando forte", ovvero la reazione propio dei “leoni da testiera” del tempo). Conoscono bene quanto Gesù propone, capiscono quanto sia impegnativo e faticoso affrontare un nuovo esodo per assaporare la libertà del Regno di Dio (e abbandonare di conseguenza la sognata e attesa restaurazione del Regno d'Israele), ma nonostante tutto restano tenacemente attaccati alla loro tradizione e cercano addirittura di tirare Gesù dalla loro parte ("sappiamo che sei il "Santo di Dio", cioè l'atteso, il Messia che deve riportarci all'antico splendore, inaugurando "la vendetta del nostro Dio"). 

Mi pare stia capitando anche oggi, con troppa facilità. Troppe persone "nella sinagoga" gridano come forsennate per imporre la propria ragione; troppi "cristiani" girano per le strade tenendosi un Gesù in tasca fabbricato secondo le loro esigenze e, alla bisogna, pronti a picchiarlo sulla testa di chi non condivide il loro pensiero o il loro modo di intendere la fede. "Troppe sinagoghe urlanti", troppo strepito... l'unica risposta del Maestro è un ordine: "Taci, esci da costui". È il tema dell'esodo: ascolta e mettiti in cammino, esci dalle tue convinzioni (ad Abramo fu detto: "Esci da casa tua, dalla tua terra e vai verso te stesso, in una traduzione libera ma tutto sommato forse più vicina al senso del testo), lascia quella "sinagoga" incapace di aprirsi al Regno, esci... vai oltre... Il Maestro, mentre noi urliamo, è già avanti, è già passato oltre. 

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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lunedì 1 settembre 2025

Buongiorno, mondo!

Lo sguardo su Gesù


Lc 4,16-30


In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con ’l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». (…)


Immagino la scena: Gesù ha appena letto (saltando il finale però, attenzione) uno dei testi più esplosivi di Isaia, un testo che sembra scritto proprio per rendere ancora più cariche le attese messianiche del momento, e nel silenzio pieno di attesa, nel momento in cui si attende che la parola prenda forma: "Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui", quasi a voler dire: "Dai, dicci quello che vogliamo sentire, di' che sei dalla nostra parte: fai solamente un cenno e siamo al tuo servizio pronti a riconquistare la nostra libertà e a scacciare l'invasore". 

Ci sono tanti modi di fissare lo sguardo su Gesù e quello di Nazareth fu uno sguardo carico di attese che non vennero colmate, di attese deluse. Può succedere anche a noi di "sbagliare" sguardo quando pretendiamo che il Maestro si metta al servizio delle nostre idee, dei nostri (per quanto precisi e ben curati) progetti pastorali. Può succedere anche a noi di "sbagliare sguardo" quando pretendiamo di incasellare Gesù nei nostri desideri, trasformandolo in una sorta di "genio della lampada" (eucaristica, magari) chiamato a eseguire i nostri ordini: e qui bisogna punire, e là bisogna chiarire, e questo Papa non va bene cosa aspetti Signore a riprendertelo (o dobbiamo rimandartelo noi?), e quelli non possono fare la comunione perché lo dice il Catechismo, e non possiamo mollare le braghe davanti a tutti, e bisogna salvare l'identità se no dove andiamo a finire, e bisogna indire una crociata contro chi nega i valori non negoziabili… uff, Signore, basta. 

Che non ci capiti quanto avvenne Nazareth, quel giorno: "Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò", e io aggiungerei che se ne andò dicendo: "Ne ho ben donde di siffatte ciuffole" (a ciascuno la traduzione in lingua corrente che più gli garba). 

A tutte e a tutti un abbraccio. Buona vita.


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