lunedì 12 ottobre 2020

Buongiorno mondo!

Il Maestro e Giona

Lc 11,29-32
 
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Il Maestro rimanda i suoi ascoltatori a quel libretto, tra le altre cose molto umoristico, conosciuto  come "Libro di Giona". Tutti, più o meno, conosciamo l'avventura di questo profeta che è chiamato a convertire se stesso prima di altri. Pochi magari sanno che questa operetta è stata scritta, forse da un sacerdote, che non apprezzava particolarmente il clima di esclusione, se non di odio, sostenuto da Esdra e Neemia al tempo del ritorno dall'esilio. In pratica, per preservare la purezza del popolo, in Israele si arriva a propugnare una "caccia allo straniero" colpevole di aver introdotto in Israele i culti pagani che, a detta dei profeti, furono alla base della terribile esperienza di quella "Shoah" ante litteram che fu la distruzione di Gerusalemme e l'esilio a Babilonia. Mutantis mutandis, la stessa cosa era avvertita ai tempi di Gesù, con la Palestina ridotta a provincia dell'Impero, e, per certi aspetti, non è lontana dai tempi che viviamo nel nostro oggi. Giona è inviato a Ninive, terribile capitale di quell'Assiria nemica giurata d'Israele, per annunciare una Misericordia (immeritata agli occhi di Giona e degli Israeliti) che invita a conversione, ossia offre un'opportunità di cambiamento.  Israele si era sempre considerato "proprietà di Yahvé", la sua "segullah". Ora, con la riforma post-esilica,  la prospettiva è stravolta: è Israele che considera Yahvé sua proprietà e non vede di buon occhio, per usare un eufemismo,  che Egli rivolga la sua attenzione verso i nemici storici di Israele.

Sorella, fratello: le parole del Maestro ai suoi contemporanei giungono in tutta la loro durezza a noi oggi, a noi che siamo cascati nella tentazione di appropriarci di Dio per "svenderlo" a nostro piacimento. Non ci va giù questo Dio rivolga la sua benevolenza a chi non fa parte dei nostri, a chi non fa parte del "cerchio magico" di quelli che "sanno" come funziona e dettano le regole. Come fu per Giona, così fu per Gesù: l'annuncio di un volto inedito di Dio, di un volto che non rientra nei nostri canoni si paga sempre a caro prezzo. 
Quanto siamo disposti a pagare per fidarci delle parole del Maestro? Quanto siamo disposti a mettere sul piatto della vita?
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.



 

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