Un Dio in grembiule
Mt 12,38-42
”(…) Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato nessun segno se non il segno di Giona profeta (…)”.
Mai come in questi ultimi tempi ci vengono riproposti "segni straordinari" dal cielo, "visioni", e via con tutta la grancassa mediatica che queste cose suscitano. Soprattutto coloro che vedono crollare il mondo che fu, il piccolo mondo antico dei poteri da sacrestia, dove la grandezza si misurava in base alla bellezza e allo splendore della tonaca con annessi e connessi. Tutti coloro che riscoprono improvvisamente la loro vocazione "papale", indicando a Francesco le soluzioni più adeguate al nostro tempo e cercate, come sempre, guardando esclusivamente all'indietro e mai in avanti. Sono quelli dalla fede malata: la religione della coazione a ripetere, sempre, comunque e a prescindere. La "malvagità" di questa generazione sta proprio nel fatto che, come ai tempi di Gesù, si cerca di spacciare per volontà di Dio quello che è unicamente il proprio desiderio di potere, travestendo il tutto sotto l'effimera sublimità del segno straordinario, della "mirabilia", come la pubblicità: il mio prodotto funziona meglio del tuo, anzi, uno solo dei miei vale più di tre dei tuoi. Ho già detto in questa sede che Gesù, alla folla che si accalca in cerca di segni poderosi, non da segni, ma a tutti chiede che dietro di Lui si divenga segni con Lui. Non siamo più la Chiesa che sciorina segni miracolosi per accaparrarsi l'attenzione degli uomini, ma la Chiesa che si fa segno di una Presenza che non impone ma propone, di una Presenza che non si fa servire ma che si mette a servizio, di una Presenza che non ama rivestirsi di code e strascichi, ma che, don Tonino docet, si ricopre con pazienza di un umile grembiule e si inginocchia davanti ad ogni uomo e ogni donna per indicare il "segno del servizio" come il segno della Presenza che ridà dignità e bellezza all'uomo ferito.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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