Gesù, esegeta del Padre
Gv 5, 31-47
(…) “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (…).
Gesù propone come criterio di lettura della sua missione salvifica e divina la sua attività, le “opere” che egli compie. Ricordiamo che questo testo è “a commento” della guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà, presso la Porta delle pecore. Egli non si perde in astrusi ragionamenti, non cavilla attorno a un precetto, non si mette sul piano della casistica legale: indica il suo stile di vita come criterio per comprendere la sua missione. In questo caso torna alla ribalta il tema già affrontato nel Prologo: la continuazione dell’opera della creazione ossia comunicare pienezza di vita e di libertà all’uomo, ad ogni uomo. Quello che “in nuce”, se mi si passa l’espressione, era contenuto nell’Antica Alleanza ( e i profeti su questo si sono sgolati), in Gesù diventa pieno e definitivo: Gesù continua il lavoro creatore del Padre rivolgendo la sua attenzione, in particolare, a tutte quelle categorie di persone che le istituzioni regolarmente ignoravano o escludevano in nome di una conoscenza “distorta” del messaggio delle Scritture. I “capi” del popolo avevano assolutizzato quella che era solamente una tappa nella storia della salvezza: ignorando il messaggio liberatore di Dio, avevano ridato vita a quell’Egitto da cui Dio stesso li aveva tratti fuori. Con Gesù il piano di Dio riprende vita. Non sarà facile, e sappiamo tutti come è andata a finire.
Se ancora pensiamo di “studiare le Scritture” per trovare in esse l’appoggio alle nostre logiche di esclusione, di chiusura, di allontanamento, non siamo lontani da quanto fecero gli oppositori di Gesù. Il Maestro invita chi vuole seguirlo a lavorare all’opera della creazione affinché ogni donna e ogni uomo possano avere accesso a quella dignità e libertà fondamentali che sono le caratteristiche dei figli del Padre. Il Dio “pietoso e misericordioso” già annunciato da Mosè ancora oggi non è alla ricerca di servi obbedienti bensì di figli che lascino trasparire nelle loro “opere” il volto del Padre.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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