“Io faccio nuove tutte le cose”
Lc 17,11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
"Era un samaritano". Così come nella parabola del "buon samaritano", anche qui il Maestro ci lascia di stucco. Non sono i pii giudei, gli osservanti, quelli che fanno parte del popolo “eletto” a essere messi in luce, ma gli odiati ed eretici samaritani che assurgono a modello non per aver fatto chissà che, ma per aver compreso il messaggio del Regno.
A noi spesso capita la stessa cosa: se qualcuno passa per strade diverse, se apre percorsi nuovi, se traccia vie alternative, subito ad arricciare il naso, a consultare il diritto canonico, le rubriche del messale, il catechismo per verificare che tutto sia nella norma, altrimenti "quello è un samaritano, non è dei nostri".
Faccio sempre più fatica a considerare le parrocchie come l'unico luogo possibile per vivere e testimoniare il Vangelo: per carità, non sto dicendo che occorre chiudere tutto e ripartire daccapo.
Credere invece e creare spazi di piccole comunità che non si pongono in alternativa, ma si mettono a servizio per essere segno? Penso alle comunità di base che ho conosciuto nel mio servizio in Congo, a quelle dell'America Latina. Quanti "samaritani" potrebbero sentirsi accolti nella casa del Padre? Quanti "esclusi" potrebbero riavere quella speranza che oggi nelle nostre comunità spesso latita o, se c'è, è sempre sottomessa all'osservanza della legge?
Questi sono pensieri in libertà... ma ogni tanto mi piace ancora sognare.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Caro don Luciano purtroppo, la mia lunga esperienza parrocchiale , mi porta ad affermare che la parrocchia odierna,deve essere ristrutturata dalle fondamenta se vuole essere al Servizio del Vangelo. Troppe regole, troppi divieti, troppa dottrina… e pochissima conoscenza di Gesù.Su questo “Personaggio” c’è tanta ignoranza,spesso,sulla sua bocca, si mettono parole che non ha mai pronunciato e che invece sono diventati capisaldi dello stile di vita della Parrocchia! Ma la cosa principale che va cambiata è l’autorità del parroco, la sua arroganza, la sua presunzione di essere il responsabile delle anime dei parrocchiani e pertanto deve essere la loro guida ! La parrocchia deve essere affidata ad un gruppo,del quale fa parte anche il parroco, di “fedeli “laici … come auspica il concilio Vaticano 2 !E comunque l’elenco dei cambiamenti è lunghissimo…
RispondiEliminaNaturalmente ci sono le eccezioni…spero tante .
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