Credenti, non attori
Lc 12,1-7
“(…) Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia (…)“.
Ipocrita, in greco, la lingua dei vangeli, stava ad indicare l'attore, che in teatro, indossata una maschera, recitava una parte. Il Maestro chiede ai suoi, a noi, di evitare il veleno dell'apparire, del recitare una parte sulla "scena" della vita. Il pio fariseo aveva fatto dell'osservanza della Legge il punto focale della sua esistenza, riducendo però la Legge a una serie di norme spesso svuotate del loro significato profondo. Anzi, spesso e volentieri mettendo al servizio dei suoi interessi meschini la stessa Legge. Ciò che all'origine doveva essere un cammino di liberazione e di libertà per il popolo si era ridotto a un percorso tortuoso di schiavitù fondata sulla paura del giudizio divino continuamente brandito a minaccia dai "signori della legge". Gesù si scontra proprio con tale perversione della spiritualità e chiede ai suoi di fare altrettanto.
Se è vero che nella religione si può giocare a fare l'attore, si può imbrogliare mostrando un volto che non è il proprio, si può indurre in errore convincendo altri che così Dio vuole, nella fede questo non può avvenire. La fede è la scelta della trasparenza che viene da una verità: Dio è un Padre che offre a tutti, indistintamente, il suo amore. Non c'è da meritarselo osservando una litania interminabile di precetti. Non devo sfoggiare davanti al Padre il mio merito, ma solo accogliere il suo amore che mi raggiunge nei miei bisogni ( e non nei
miei supposti meriti) e mi chiede di assomigliare a Lui in questo amore. Questo è evitare il dannoso lievito del fariseo, che spesso purtroppo alberga ancora dentro le nostre comunità, facendoci credere che l'osservanza di precetti e leggi è fonte di salvezza e di benedizione da parte di Dio. E' ora di invitare questo pio fariseo ad abbandonare questa via sterile e incapace di dire Dio oggi.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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