Buongiorno
mondo! Continuando il dialogo con Nicodemo, il Maestro ci dona queste parole:
"E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia
innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita
eterna" (Gv 3,7-15). Gesù lascia intendere che il momento "più
basso" della sua esistenza, sarà anche quello "più alto". Il
momento della massima impossibilità umana, diviene lo spazio della massima
possibilità divina: solo il dono offerto diventa generatore di vita per
chi vuole accoglierlo. L'incontro con il Risorto nell'Eucaristia domenicale
dovrebbe essere il fondamento di tale dinamica: l'Eucaristia celebrata non è un
rito fatto per assolvere a un precetto o rendere contento Dio perché abbiamo
fatto il nostro dovere "santificando la festa"! È l'incontro vivo ed
efficace con Colui che "è stato innalzato" per dare anche a noi una
tale possibilità. Ecco perché l'abbassamento della Croce è preceduto
dall'abbassarsi di Gesù sui piedi dei discepoli: il gesto della lavanda getta
una luce diversa sulla Croce. Non è un sacrificio per salvare l'umanità
dall'ira del Padre, ma il modo che il Signore ha scelto per consegnarci il suo
Spirito e renderci capaci di vivere con Lui e come Lui nell'amore gratuito e
incondizionato. Ecco la vita eterna del Maestro: una vita talmente segnata e
impregnata di amore da assumere una qualità divina, eterna, più forte di
qualsiasi morte. Forse questo tempo di forzato “digiuno” eucaristico potrebbe
rivelarsi veramente un kairòs, il tempo favorevole per rivedere il nostro
rapporto con questo sacramento, cuore della Chiesa, e recuperarne il suo significato più profondo
e autenticamente evangelico: è il tempo di purificare la nostra “fame
eucaristica” e spogliarla di tanti orpelli inutili. Un abbraccio a tutte e a
tutti. Buona vita.
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