Un Escluso tra gli esclusi
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Gesù, pur restando sempre un galileo fatto e finito, nutriva una certa qual simpatia per i samaritani. Forse perché erano esclusi dalla religione ufficiale? Forse perché erano considerati impuri ed eretici? Considerando le frequentazioni del Maestro, non è difficile immaginare un suo sguardo benefico su costoro, i ripudiati, gli esclusi per eccellenza (dare dal "samaritano" a un giudeo, a quel tempo, era un'offesa da punire con il sangue!).
In questa pericope, non solo uno è samaritano, ma pure lebbroso: vien da dire che piove sul bagnato!
È la logica illogica del Vangelo: quelli che per i credenti ufficiali sono esclusi agli occhi di Dio, e quindi automaticamente da escludere agli occhi nostri (perché noi siamo i soli puri che accedono ai criteri di Dio), agli occhi di Gesù sono quelli che vengono "salvati". Non solo "purificati", ma "salvati"! Mi viene da chiedere a tutti coloro che sbandierano che Gesù è il Salvatore: ma è il Salvatore di chi? Di chi ritiene di avere già la salvezza in tasca perché si piglia una messa la domenica e poi ne mette in conto un'altra la sera per "riserva" o di chi non ha altra via che incrociare lo sguardo di Colui che non guarda le apparenze, la provenienza, la religione, per posare il suo sguardo guaritore senza discriminazione alcuna?
Siamo lontani; quanto siamo miopi rispetto allo sguardo risanante di Gesù, il Maestro! E nei suoi occhi, ricordiamolo, riluce lo sguardo di quel Dio che con troppa facilità abbiamo intrappolato dentro le spesse lenti della nostra miopia religiosa, infarcita di meriti, di precetti, di farisaiche ostentazioni di pratiche religiose fatte più per soddisfare noi stessi che per metterci in comunione con Dio stesso e cambiare radicalmente la nostra relazione con l'altro.
Sorella, fratello: è tempo di lasciarsi purificare dalla lebbra di una religiosità ottusa. È giunto il tempo di farsi guarire dallo sguardo del Maestro e di diventare con Lui e come Lui un inno di lode e di gratitudine a quella misericordia divina che non teme la lebbra che infesta il nostro cuore.
È giunto il tempo, il "kairòs", in cui chi è stato escluso per troppo tempo ritrovi ora la sua dignità e impari a proclamare con la sua propria vita le meraviglie di un Dio che salva colui che, agli occhi dei religiosi benpensanti, è definitivamente perduto ed escluso. Il nostro Dio non teme di infettarsi con la nostra lebbra: ci chiede di fare altrettanto con Lui e come Lui nei confronti degli esclusi della storia.
Sporcarci le mani nel fango della storia di ordinaria emarginazione è affondarle con lui in quella melma che si trasforma in storia di salvezza e inno di gratitudine.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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