Osare la profezia
Lc 11,47-54
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. (…)
Con queste parole il Maestro denuncia la situazione che ha vissuto Israele i cui dottori della Legge hanno tappato la bocca a chi voleva aprire gli occhi al popolo per riportarlo al cuore dell'Alleanza, mettendo a rischio il potere acquisito dai sacerdoti e dal loro codazzo.
Lo stesso rischio lo corre anche la comunità cristiana quando si adagia e assume uno stile di vite che non rompe le scatole a nessuno: vivi e lascia vivere, sembra essere il motto di tante comunità cristiane di oggi. In tale situazione, le voci che si levano fuori dal coro non sono gradite: signori profeti, qui da noi siete pregati di astenervi. Noi stiamo bene così: siamo fedeli al culto, facciamo un po' di carità, siamo ossequiosi verso i nostri sacerdoti, mastichiamo giusto un po' di preghiera, insomma non ho rubato… non ho ammazzato… insomma, il minimo sindacale.
Dove è finita la forza dirompente e liberante dell'evangelo, il fuoco delle parole del Maestro? Siamo diventati più simili a impresari di pompe funebri, composti e silenziosi, che non seminatori infuocati di speranza.
Le nostre comunità sono troppo piene di tombe di profeti, di persone che con la loro vita ci hanno invitato a conversione, a uscire dalle nostre inerzie e apatie, a ridare vigore al vangelo. Usciamo da tutto questo e smettiamo di portare fiori su queste tombe: il Regno di Dio è in mezzo a noi.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Grazie.
RispondiEliminaPaola