Buongiorno
mondo! E perché nessuno si faccia illusioni, dopo aver parlato con quel tale
che non se l'è sentita di mollare i suoi beni, il Maestro oggi rincara e
chiarisce il concetto: " Difficilmente un ricco
entrerà nel regno dei cieli" (Mt 19,23-30). Se Gesù stesso dice
"difficilmente", c'è da credergli. Gesù non condanna la ricchezza in
se stessa; egli condanna piuttosto il fatto che non sei più tu a possedere
denaro e ricchezza, ma sono denaro e ricchezza a possedere te. Il regno dei
cieli è un posto per signori e non per ricchi. Nel vangelo, infatti, il signore
è colui che da, a differenza del ricco che è colui che ha e trattiene per se,
incurante e indifferente verso tutto e tutti. Nella parabola del povero Lazzaro
e del ricco "epulone", questi si autocondanna a causa della sua
indifferenza, non per il fatto di essere stato ricco. Il problema è che ha
lasciato che la ricchezza si impadronisse del suo cuore, impedendogli di vedere
Lazzaro accanto a lui (tanto che anche dopo morto lo considera alla stregua di
un cameriere: manda Lazzaro a prendermi dell'acqua!). Papa Francesco ha già
speso tante parole a questo proposito, e quindi vi rimando ad un ascolto
attento e libero da tutti quei pregiudizi che gli immancabili "maestri del
sospetto" onnipresenti riversano su ogni parola del papa (della serie
"Non è Francesco"…). La scelta è ancora una volta tra Dio e il denaro
(e tutto ciò che il denaro comporta quando viene elevato alla in-dignità di
idolo!). E tale scelta non si fa condendo il tutto con una serie di "si,
ma, però...". Chiediamoci piuttosto se davvero possiamo fare nostre,
davanti al Maestro, senza arrossire, le parole di Pietro: "Allora Pietro
prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne otterremo?». Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona
vita.
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