Buongiorno
mondo! Sulle strade del Vangelo abbiamo spesso incontrato il Maestro spargere
misericordia e compassione. La risposta che egli da alla donna cananea lascia
un po' di sasso: "Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli
per gettarlo ai cagnolini»" (Mt 15,21-28). Ciascuno si rilegga tutto il
passo in questione (sempre il vangelo della messa), ma di primo acchito una
risposta così mi lascia sconcertato. Ma come, Gesù ha appena rotto in maniera
violenta con le istituzioni religiose della sua terra, se ne va in giro in
territorio pagano (nei dintorni di Tiro e Sidone) e così si rivolge alla donna
disperata per sua figlia? Ma nemmeno con il centurione romano era arrivato a
tanto ( e ne avrebbe avuto ben donde)! Dietro la durezza di queste parole
(addolcita dai "cagnolini": i pagani erano considerati da tutti
semplicemente "cani") scopriamo però l'invito profondo di Gesù alla
donna che si ritiene inferiore perché pagana (inferiore all'ebreo). A lei Gesù
indica la via: per uscire dal suo stato deve anzitutto essa stesa riscoprirsi
"figlia". Una volta accolta questa nuova identità, allora anche la
propria figlia troverà vita, salvezza dal male che la tormenta. Insomma: per
guarire la figlia deve farsi figlia essa stessa, mettere in atto una
conversione profonda che la conduca dalla falsa immagine di Dio che si è fatta
(il dio che esclude i pagani, il dio che traccia confini, il dio che esige
servile obbedienza) al volto del Dio che Gesù offre. Da Dio al Padre, da madre
a figlia. Ed è questa la via che ciascuno deve percorrere nel proprio
territorio pagano. Sì, perché ognuno di noi vive la stessa esperienza di quella
madre: pensiamo di essere credenti, ma siamo solamente religiosi; crediamo in
Dio, ma non ci affidiamo al Padre; celebriamo l'Eucaristia, ma non condividiamo
un pane di vita. La strada della conversione è lunga, ma il Maestro non
disdegna di passare anche nella nostra "Tiro e Sidone". Un abbraccio
a tutte e a tutti. Buona vita.
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