Querido Francesco
Francesco
riesce a stupire anche questa volta.
Confesso
che faccio un po’ fatica a comprendere le varie “delusioni” sparse qua e là.
Chi esterna solamente delusione forse non ha ben compreso il “metodo Francesco”
che si radica costantemente in quella sottile, complessa ma assolutamente
necessaria “arte del discernimento”.
Francesco
esercita la sua funzione, magisteriale in particolare, rifiutando di calare
dall’alto indicazioni concrete, universalmente valide e indiscutibili perché
provenienti dal Papa. Lo si è visto anche in Amoris Laetitia dove egli si
radica nella tradizione della Chiesa senza assolutizzarne i criteri ma relativizzandoli
e subordinandoli al bene della persona. Vi sono circostanze, infatti, in cui la
norma deve essere assolutamente riportata al suo fine proprio che è la salus
animarum, il bene delle persone. In AL, pertanto, Francesco chiede che l’accesso
ai sacramenti si configuri come opportuno e/o necessario per il bene delle
persone (della coppia) nel proprio cammino cristiano.
In
QA egli applica il suo metodo allo stesso modo: ascolta gli interventi sinodali
e accoglie la conclusione senza intenzione alcuna di “sostituire né ripetere”.
Se la nostra lettura del testo non tiene conto di questo, il testo stesso si
immiserisce e perde tutta la sua potenza. Quindi: il documento finale del Sinodo
e QA vanno letti insieme.
Secondariamente
(non sto qui a riprendere i “sogni” di Francescoin QA, anche perché un Papa che “sogna”
una chiesa in un certo modo è coraggioso: non ce l’ha in testa, lui, già bell’e
pronta: cerca coloro che desiderano condividere con lui questo sogno),
focalizzare tutta l’attenzione (o l’attesa) sul problema del celibato, dei viri
probati, e tutto quanto viene dietro per questo motivo, significa depotenziare
e smantellare l’intera architettura dell’Esortazione, che oltretutto contiene
una denuncia spietata di quei meccanismi generatori di ingiustizia cui anche
noi contribuiamo, e non di poco.
Francesco
sta guidando la Chiesa in questa che lui stesso definito non “un’epoca di
cambiamenti ma un cambiamento d’epoca”. Un cambiamento di tal fatta esige, per
l’appunto, uno stato continuo di discernimento, unica via, a mio avviso, per
condurre alla più grande libertà e autenticità di vita. Siamo tutti più o meno
coscienti che l’esperienza di Chiesa che abbiamo conosciuto sta irreversibilmente
declinando, va scomparendo. I sussulti, le voci critiche (o reazionarie) che
fanno tanto rumore sono solamente i rantoli di chi non accetta questo processo
di morte/risurrezione. Quale Chiesa uscirà da questo parto? Nessuno, nemmeno
Francesco può dirlo e indicarlo con chiarezza assoluta. Per questo motivo una
decisione circa il celibato o l’ordinazione femminile assumerebbe oggi il
sapore di quella pragmaticità che è l’esatto contrario dell’arte del
discernimento. Francesco, assumendo il documento finale del Sinodo, non fa
altro che rimandare alle comunità questo invito: "Fate discernimento alla luce
del Vangelo e mettete in atto quanto vi pare opportuno per il bene delle
persone". È come se dicesse: “Ragassi, siete voi a vivere lì. Fate discernimento
e quindi operate le vostre scelte”. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma così
ognuno si fa i cavoli suoi!”. Si chiama inculturazione, processo di
inculturazione della fede. Se non ammettiamo questo allora restiamo aggrappati
alla flebo che ci sta alimentando ma che è inesorabilmente destinata a finire e
non ci sarà nessuno in grado di sostituirla.
Francesco
non è l’uomo del diktat calato dall’alto: guida la Chiesa educando a libertà,
ma quella libertà faticosa che nasce dal discernimento che cerca il bene
massimo per tutti, senza rotture inutili di questi tempi, senza dare adito a
scismi che qualcuno vorrebbe per poter continuare a scrivere cavolate perché “tengo
famiglia”.
Per
questo motivo, a mio modesto avviso, più che il celibato dei preti dovrebbe
preoccupare l’ignoranza delle Scritture (che è ignoranza di Cristo), in
particolare degli Evangeli. Se pensiamo di essere noi la soluzione, allora è
bene che ci sentiamo ripetere dal Maestro: Torna dietro a me perché tu non
ragioni secondo Dio”.
Papa Francesco non è solo: sono moltissimi i cristiani che condividono i suoi sogni, che proiettano il proprio pensiero nel futuro, e, con la libertà di figli di Dio, lottano per cambiare il presente. E pregano per lui e con lui.
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