Buongiorno
mondo! Se ieri il Maestro chiedeva ai suoi non di operare dei servizi ma di
essere servi al servizio della vita, oggi esemplifica tutto questo con una nota
parabola: "C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti
i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla
sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla
mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe" (Lc
16,19-31). È un bel ritratto della nostra umanità dove i ricchi sono sempre più
ricchi e i poveri sempre più poveri. Ma i grandi scenari, le visioni
macroscopiche affondano le loro radici nel microcosmo delle nostre comunità,
delle nostre singole scelte. Ogni passo compiuto nell'indifferenza mascherata
da false paure dell'altro, intrisa di pensieri del tipo "tanto io cosa
posso risolvere?", contribuisce alla creazione di nuovi poveri. Ogni
comunità che celebra l'Eucaristia senza rendersi conto del "Lazzaro"
che sta alla sua porta è una comunità che non celebra la cena del Signore ma
partecipa al lauto banchetto del ricco, troppo impegnato a
"riempirsi" per vedere gli altri. E se di questi tempi l’Eucaristia
ci è forzatamente tolta io resto dell’idea che non tutto il male vien per
nuocere… Il ricco non è cattivo, ma peggio: è indifferente. Il ricco è l'esatto
contrario del Padre che Gesù è venuto a rivelare: il ricco è talmente preso da
se stesso che non si avvede dell'altro; il Padre è talmente preso dall'altro
(da noi) che vuole farlo come sé. E noi da che parte stiamo? Un abbraccio a
tutte e a tutti. Buona vita.
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