Buongiorno mondo! Ecco cosa mi porto nel cuore del
Vangelo di oggi: "E anche il Padre, che mi ha mandato,
ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete
visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non
credete a colui che egli ha mandato. (Gv 5,31-47) ".
Potremmo titolare queste righe così: la presunzione della conoscenza. Un conto
è sapere delle cose sul conto del Maestro, un conto è condividere con lui
l'intimità del discepolo amato. A volte ho l'impressione, senza voler per
questo giudicare o cadere nello stesso errore di presunzione, che
nell'esperienza della comunità ecclesiale si fa mostra di sapere tanto, di
istruzione a gogò, ma alla prova dei fatti tutto questo si rivela un buon
esercizio di studio (necessario, intendiamoci) ma alla prova dei fatti ognuno
resta con le sue convinzioni. L'esperienza della condivisione di vita con il
Maestro non è fatta di "Noi sappiamo, noi ti conosciamo" perché
questo porta spesso a ingabbiare il Maestro nelle nostre categorie e renderlo
così "docile" e facile da manovrare, adattando la dura chiarezza
della sua proposta alle nostre inerzie, alle nostre paure di perdere tutto, al
nostro "onore". Conoscere Lui significa entrare in una relazione di
intimità tale da accogliere quella forza che l'ha "spinto" a farsi
uno di noi: l'amore del Padre, che chiede di essere accolto e condiviso. I
discepoli non sono coloro che "sanno", ma coloro che vivono
trasmettendo non saperi di potere, ma scelte di servizio; non saperi di
possesso, ma percorsi di condivisione; non saperi di apparenza, ma fatiche
quotidiane nel vivere la verità dell'essere figli e fratelli. Un abbraccio a
tutte e a tutti. Buona vita.
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