Liberi dalla furia
Mt 8,28-34
In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.
Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?» (…).
Matteo rielabora il racconto di Marco 5 e lo fa "sdoppiando" l'indemoniato, che nel nostro testo quindi diventano due. Questo fatto mi ha fatto pensare: perché Matteo raddoppia? Perché ritocca il racconto di Marco inserendo un indemoniato in più?
Non so se la risposta sia del tutto corretta e accettabile, ma quella che mi sono dato io è questa. Matteo introduce un secondo personaggio per dire al suo lettore: "Guarda che questo sei tu!".
In effetti, quante volte anche noi, in parole o con i nostri atteggiamenti, non facciamo altro che dire al Maestro: "Cosa abbiamo in comune con te?". Facciamo ciò che ci hanno detto di fare, recitiamo per benino il Credo ogni domenica, andiamo a Messa, se non sempre, ma almeno a Natale e Pasqua, ogni tanto una piccola elemosina. Che vuoi di più?
Ecco quella "falsa" fedeltà da cui dobbiamo essere liberati, ecco quell'ipocrisia che ci fa dire: "Sì, sappiamo che sei il Figlio di Dio, e questo ci basta".
Occorre davvero che ci lasciamo liberare dal Maestro, occorre che buttiamo "a mare" quella "furia" che ci fa calpestare le vite altrui e che impedisce a noi di vivere come e con Lui.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Nessun commento:
Posta un commento