mercoledì 16 febbraio 2022

Buongiorno mondo!

Una vista "altra"


Mc 8,22-26

" (…) Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito (…)".



Insieme a questo testo di Marco andate anche a rileggere l'apologo in Gdc 9,8-15, dove Iotam, unico scampato a un fratricidio, mette in guardia contro il fratello Abimelech, autore della strage.

Ecco, la prima parte della guarigione conduce il "cieco", che simboleggia i discepoli, noi oggi, a prendere coscienza del suo sguardo "malato". La prima tappa di guarigione è vedere che noi la pensiamo come Abimelec, che voleva diventare re come il rovo. Per noi il modello di uomo è quello potente, che domina gli altri, che fa fuori gli altri. È questa la cecità che ci rende ciechi e incapaci di amare. Il nostro modello è l’uomo egoista: il rovo che, nella sua falsa umiltà, alla fine soffoca tutto e tutti. Credo sia importante questa prima tappa perché ci fa vedere come noi vediamo gli altri. Non li vediamo come persone amate che possono amarmi, ma li vediamo come ostacoli. Gli alberi sono un ostacolo per il cieco, per di più si muovono per cui mi possono venire addosso. È questa la nostra cecità: l’uomo che vuole essere re, vuole prevalere, vuol dominare sugli altri. Questo falsa tutti i nostri rapporti e ci rende il cuore duro perché anche l’altro vuol dominarmi. Allora ci chiudiamo l’un l’altro e siamo alberi che camminano per sbatterci gli uni contro gli altri.

"Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi…": se metto una mano sugli occhi non vedo niente, invece quest'uomo vede attraverso. Provate a pensarci. Parlava di alberi, di uomini. Il Figlio dell’uomo è sull’albero della croce, e le sue mani sono bucate: è attraverso quei fori che acquisto una capacità nuova di vedere: "vedo distintamente". Credo siamo in grado tutti di continuare la riflessione che io ho iniziato. Don Roberto Trussardi, mio Direttore in Caritas, dice che la peggior forma di povertà oggi è la povertà relazionale, quella povertà che crea e sostiene relazioni non fraterne. Ecco in cosa dobbiamo essere guariti. Occorre un vedere "altro"; abbiamo bisogno di un "guardare attraverso le mani del Crocifisso" l'altro, il mondo, Dio stesso. Solo così saremo davvero guariti e capaci di "vedere distintamente".

Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.

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