Uno stile sobrio
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Il digiuno è una delle pratiche che caratterizza nei secoli il tempo quaresimale. Non stiamo qui a discutere sulla validità o meno di tale pratica. Mettendo dentro la nostra cultura la parola digiuno forse possiamo allargarne il significato.
Indiscutibilmente viviamo in una società caratterizzata dal troppo da una parte e dal nulla dall'altra: chi "ha" pare avere sempre di più, chi non "ha" pare cadere sempre più in basso.
Ha senso allora chiedere il digiuno, così come inteso nella tradizione, a chi fatica a mettere in tavola qualcosa? Se è questo il digiuno voluto da Dio, allora, scusate, ma non è il mio Dio.
E se al posto della parola digiuno provassimo a inculturare il messaggio evangelico e parlassimo di sobrietà? Potremmo, in coscienza, domandarci seriamente: ma il modello di sviluppo che stiamo esportando e chiedendo a tutto il mondo, è un modello veramente "umano"? O è un modello finanziario e capitalistico che produce ingiustizie e diseguaglianze a spron battuto.
Mi chiedo: ma tutti i propugnatori dei digiuni al fine di allontanare l'iradiddio e provocare la conversione, da che parte del mondo, o della tavola, vivono?
Sii sobrio, pratica la giustizia, coltiva la solidarietà, spezza il tuo pane piuttosto che digiunare: allora potrai partecipare al banchetto di nozze dello Sposo. Il digiuno è il segno che sei disposto a fare spazio all'Altro e all'altro: non è solo questione di cibo, ma di ogni cosa della quale ti riempi pur di non fare spazio all'A/altro, ogni cosa che ti dona la sensazione di quella pienezza che serve esclusivamente a colmare i tuoi vuoti esistenziali.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Indiscutibilmente viviamo in una società caratterizzata dal troppo da una parte e dal nulla dall'altra: chi "ha" pare avere sempre di più, chi non "ha" pare cadere sempre più in basso.
Ha senso allora chiedere il digiuno, così come inteso nella tradizione, a chi fatica a mettere in tavola qualcosa? Se è questo il digiuno voluto da Dio, allora, scusate, ma non è il mio Dio.
E se al posto della parola digiuno provassimo a inculturare il messaggio evangelico e parlassimo di sobrietà? Potremmo, in coscienza, domandarci seriamente: ma il modello di sviluppo che stiamo esportando e chiedendo a tutto il mondo, è un modello veramente "umano"? O è un modello finanziario e capitalistico che produce ingiustizie e diseguaglianze a spron battuto.
Mi chiedo: ma tutti i propugnatori dei digiuni al fine di allontanare l'iradiddio e provocare la conversione, da che parte del mondo, o della tavola, vivono?
Sii sobrio, pratica la giustizia, coltiva la solidarietà, spezza il tuo pane piuttosto che digiunare: allora potrai partecipare al banchetto di nozze dello Sposo. Il digiuno è il segno che sei disposto a fare spazio all'Altro e all'altro: non è solo questione di cibo, ma di ogni cosa della quale ti riempi pur di non fare spazio all'A/altro, ogni cosa che ti dona la sensazione di quella pienezza che serve esclusivamente a colmare i tuoi vuoti esistenziali.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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