sabato 12 marzo 2022

Trasfigurare Dio nell’umano

II DOMENICA DI QUARESIMA  Anno C 

Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17 - 4,1; Lc 9,28b-36

Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 12/02/2022



Il testo evangelico proposto per questa seconda Domenica di Quaresima è noto come il racconto della “Trasfigurazione”. Occorre dire che, nonostante i titoletti riportati nelle nostre Bibbie, Luca evita accuratamente di utilizzare la parola “trasfigurazione”. Egli, infatti, si indirizza a un mondo pagano che conosceva già tante “trasfigurazioni”. In greco viene usata la parola “metamorfosi” e questa era usata per indicare per lo più la trasformazione degli dèi quando volevano apparire in forma umana.
Nel nostro testo Luca vuole evidenziare esattamente il contrario: è l’umanità di Gesù che permette di vedere Dio. In particolare Luca, invece di concentrarsi sulla “trasfigurazione”, richiama l’attenzione del lettore sul Volto. Quel Volto tanto desiderato, quel Volto che nemmeno Mosé poté vedere se non di spalle, quel Volto tanto agognato e pregato dal salmista che incessantemente invoca: «Mostrami il tuo volto… il tuo volto io cerco».

Nel Vangelo secondo Luca questo racconto chiude, per così dire, la prima parte che ruota attorno al tema della rivelazione dell’identità di Gesù. L’episodio costituisce la chiusa a una serie di domande riguardanti l'identità di Gesù che attraver-sano tutto il capitolo e si pone tra i primi due annunci della passione, che troviamo sempre nel capitolo 9. Non so per quale motivo i miei fratelli liturgisti abbiano tagliato il versetto ini-ziale che aiuta a comprendere meglio il nostro testo. Luca infatti scrive: «Circa otto giorni dopo questi discorsi…». Di che discorsi si tratta? Gesù, ai suoi, a noi dunque, ha appena comunicato il primo annuncio della sua passione nel quale lui stesso si definisce “Figlio dell’Uomo” (titolo dall’antico sapore profetico, in particolare di Daniele). Nell’evento sul monte, alla presenza dei tre discepoli, dalla nube esce una voce, la voce del Padre, che ribadisce e conferma quanto Gesù ha appena detto: «Questi è il mio Figlio… ascoltate lui!»: il “Figlio dell’Uomo” che ha annunciato la sua passione e morte nel dono totale di sé è “Figlio di Dio”, l’unico capace di rivelare il volto del Padre.

Nella scena sul monte Gesù mostra ai suoi, a noi oggi, il destino che ci appartiene, portando così a compimento il processo della creazione. Ricordiamo come, all’inizio dell’avventura dell’umanità, ci fu “una voce altra” che diede inizio alla perversione dell’immagine del Creatore, rovinando così la relazione con le cose, con le persone e con Dio stesso (cfr. I Domenica di Quaresima). Ne uscì un’immagine di Dio come di Colui che è geloso delle sue prerogative, talmente geloso di se stesso che non avrebbe mai voluto che potessimo diventare come Lui. Nella “trasfigurazione” Gesù ci dice e ci mostra esattamente il contrario perché ci fa vedere la volontà del Padre: ci vuole esattamente come Lui.

Ora, e torniamo ancora sulla questione: come e chi è Dio? L’unica risposta alla domanda è il “Figlio dell’Uomo”, Gesù di Nazareth. Accettando di essere “denudato” e “de-figurato” sulla croce, egli ci mostra l’autentico e non distorto volto di Dio. Facendoci entrare nella sua “trasfigurazione” che sarà totale sulla croce, ci indica la via per realizzare l’autentica somiglianza con Dio. Gesù “trasfigura” perché “de-figura” l’immagine di Dio che ci siamo fatti, riportandoci così di nuovo nel giardino iniziale, ma senza più la paura che ci ha portato a nasconderci. Gesù ci rivela il volto di Dio che non chiede offerte ma si offre in dono, e nella via del dono totale di sé indica la via per realizzare in pienezza la nostra umanità. La trasfigurazione è così un invito potente a imparare a pensare e a credere non solamente che Gesù è Dio, ma soprattutto che Dio è Gesù. Solamente così potremo davvero essere come e con Lui portatori sani di vita, di una vita ogni giorno trasfigurata in Lui.


Presbitero della Chiesa di Bergamo, don Luciano Locatelli è attualmente impegnato a tempo pieno in Caritas. “Laico” ridotto allo stato “pretale” dal 1988.  

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