Ri-dire il Felice Annuncio
Lc 1,5-25
“(…) Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto (…)”.
Oggi il Vangelo ci racconta l’annunciazione di Zaccaria. A Gabriele tocca un compito facile, a prima vista. Far visita a un sacerdote, (sposato addirittura con una discendente di Aronne), in servizio attivo al tempio: meglio di così non poteva capitare. Già, ma le cose non vanno come dovrebbero. Proprio colui che dovrebbe essere più aperto alla voce del Signore si rivela chiuso e sordo alla Parola che chiama. La “punizione” di Gabriele è esemplare: un sacerdote che non ascolta e comprende la parola di Dio è meglio che resti muto! È una buona lezione per noi e le nostre comunità: se non sappiamo ridire il Vangelo all’uomo di oggi è meglio che ce stiamo muti, soprattutto quando al Vangelo facciamo dire ciò che fa comodo a noi. Inoltre quanto accaduto a Zaccaria ci mette in guardia: lì dove tutto è istituzione è difficile lasciare spazio allo Spirito. È anche il richiamo che ci è arrivato dal Convegno ecclesiale di Firenze (forse troppo in fretta messo da parte): passare dall’organizzazione alla relazione. Papa Francesco ci sta indicando il cammino, ma, come Zaccaria, siamo ancora duri di cuore, ancorati al “Tempio” e alle sue tradizioni. Forse è meglio uscire da Gerusalemme e respirare l’aria meno asfittica e ammuffita di Nazareth.
A tutte e tutti un abbraccio. Buona vita.
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