Lo stupore del Vangelo
Lc 2,22-35
“Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”.
Oggi il vangelo della liturgia ci racconta l’incontro di Maria, Giuseppe e Gesù con l’anziano Simeone al tempio. La prima provocazione che traggo dal testo è che questa famiglia rappresenta bene l’immagine di tante nostre comunità: pur con Gesù “in mezzo” facciamo fatica a uscire dal percorso della tradizione, riponendo la nostra fiducia più nell’osservanza di una pratica che non nel Padre stesso. Spesso “saliamo al Tempio” quasi a mendicare un po’ di attenzione da parte di questo Dio che esige in cambio i nostri “sacrifici”, le nostre offerte. E le nostre comunità divengono così lo spazio riservato a coloro che possono permettersi di porgere tali offerte e, diciamolo sottovoce ma non troppo, più significativa è l’offerta più alta è la considerazione che viene elargita. E, è risaputo, chi più “conta”, più ha peso nelle decisioni…
Ma la Parola di oggi ci propone un’altra provocazione: “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. I genitori di Gesù sono “stupiti”, dopo l’incontro con Simeone, di quanto si vocifera a proposito di questo Figlio. Se mettiamo da parte per il momento il comprensibile stupore di Maria e Giuseppe, la provocazione di questa Parola rimanda ancora una volta alle nostre comunità: sono davvero dei luoghi capaci di “stupire”? Con la forza liberante delle parole del Vangelo che ci vengono affidate ogni domenica (quando non ogni giorno) dovremmo essere capaci di suscitare “stupore” per la bellezza e la forza del messaggio che ci viene affidato. Preoccupati più di salvare la forma dell’osservanza abbiamo però spento la capacità di affascinare del Vangelo, rendendolo una sorta di vademecum pronto all’uso per dire: “questo si fa, questo no; qui è permesso, questo è vietato” e via dicendo. Occorre far risplendere il fascino dell’annuncio misericordioso del Vangelo, il fascino del volto di un Padre che vuole farci come Lui offrendo a tutte e a tutti la possibilità di una vita piena fin da oggi, qui in terra. Anche a coloro che non possono permettersi nemmeno “due colombe”.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
Le nostre comunità: si apre un dibattito senza fine! Andare via in tanti da una comunità parrocchiale perché, il nuovo parroco, voleva obbligare noi catechisti a condividere con i bambini l’immagine di un Dio che ci ADDESTRA,con il dolore, come noi facciamo con i cagnolini( testuali parole di una omelia domenicale durante la messa )per scoprire in seguito le sue manie persecutorie e paranoiche ! L’arcivescovo informato( penso che già conoscesse il soggetto) è venuto per ben due volte in un mese a solidarizzare con il parroco! In quante parrocchie risplende il fascino di un Dio MISERICORDIOSO, che vuole farci come LUI?
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