Al di là di ogni merito
Tratto da: Adista Notizie n° 39 del 19/11/2022
Nella redazione del Vangelo secondo Matteo non troviamo traccia di “un'annunciazione a Maria” come nel vangelo secondo Luca, bensì possiamo parlare di “un'annunciazione” a Giuseppe. Nel contesto giudaico-cristiano in cui nasce e prende forma la redazione dell'opera di Matteo, è “rispettoso”, da parte del redattore finale, far risalire la generazione di Gesù al padre, secondo le regole più pure della tradizione. Tuttavia, per quanto tratteggiata in penombra, anche in Matteo la figura di Maria non risulta secondaria nel messaggio che l'evangelista vuole trasmetterci.
Matteo, nel suo racconto, palesa il fatto che Maria «prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo». Trovo interessante questa nota di “passività” rispetto al racconto lucano. Maria si trova davanti a una sorpresa: non è un'azione sua l'aver generato il Figlio di Dio! Maria è la prima, in tutta questa avventura, che prende la decisione di accogliere un dono e, una volta ricevuto e accolto, di farne parte, di condividerlo con Giuseppe e con chi, in seguito, oserà accogliere tale sfida. Questo atteggiamento di Maria solleva il velo sul dramma di Giuseppe, che è poi il dramma di ogni credente: il dubbio, l'incertezza, il cammino che ciascuno deve compiere per accogliere il dono. È il dramma del giusto, o di colui che si ritiene tale.
Il giusto è la persona che si attende il giusto merito per le sue opere, è colui che non desidera più di quanto gli spetta (ricordate la parabola degli operai dell'ultima ora?). Giuseppe, davanti al fatto compiuto dice: questo non mi spetta, non l'ho fatto io, non è merito mio, non mi riguarda, è troppo grande per me. Giuseppe è messo di fronte al dono di Dio che è superiore a ogni nostra attesa proprio perché è dono, un qualcosa che non ti aspetti e non ti è dovuto.
È questo, a mio avviso, il fulcro del messaggio evangelico odierno e di ogni giorno: occorre aprirsi a qualcosa che è sempre più grande dei nostri desideri e delle nostre attese. Il nostro Dio è un Dio che “fa nuove tutte le cose” ogni giorno, è un Dio che ti sorprende, che ti prepara una sorpresa al giorno.
Riprendendo una espressione di Alessandro Bergonzoni, amico carissimo, oserei definire la verginità di Maria e Giuseppe non tanto un voto di castità quanto un “voto di vastità”. Concentrandoci sulla verginità di Maria dal punto di vista fisiologico, ci siamo persi quella di Giuseppe, ma soprattutto ci siamo giocati la possibilità di vivere e proporre il significato autentico di quanto hanno vissuto quei due: “Il voto di vastità”, unica via per aprire il cuore ad accogliere, unica via per apprendere a ricevere un Infinito sempre alla ricerca di un finito in cui dirsi e darsi.
Anche noi, come Giuseppe, siamo spesso tentati di dire: questa cosa non è mia, non me la merito, mi fermo qui, non puoi chiedermi di andare oltre. Come Giuseppe ci mettiamo di buzzo buono a “pensare”, a mettere in atto strategie, anche pastorali, per tenere tutto sotto controllo, per trovare nostre soluzioni, per addebitarci il merito. Ma in questo modo spesso troviamo soluzioni che non vengono da Dio e non portano a Lui. Solamente coltivando giorno dopo giorno il coraggio di andare oltre il merito, di porci al di là di ogni merito, possiamo osare l'avventura con Colui che ci propone il “voto di vastità” come l'unica modalità capace di creare relazioni gratuite, fraterne e filiali. La via di accesso a tutto questo è sempre la Parola. Quella parola che a Giuseppe si presenta in sogno: un modo per dire che se il cuore non tace, se non si fa spazio al silenzio, il grembo resta sterile e la Parola non può fare frutto.
Allora potremo fidarci, dare spessore a quel “non temere”, detto a Giuseppe, detto al Giuseppe che vive dentro ciascuno e ciascuna di noi. “Non temere”: è l'unica parola divina che ritorna per ben 365 volte nel testo biblico: ogni giorno Dio continua a dirci: “Non temere, non avere paura”.
Occorre scegliere da che parte stare. O dalla parte di Adamo che si nasconde perché “aveva paura”, o dalla parte di Giuseppe che osa fidarsi di una Parola che, al di là di ogni merito, offre un'esperienza di gratuità che riempie la vita e allarga i cuori fino a potere dire “sì” all'Infinito.
Don Luciano Locatelli è presbitero della Chiesa di Bergamo, attualmente a tempo pieno in Caritas.
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