Ladri, banditi e… un Pastore
“In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.”
Ai ladri e banditi che saltano il muro si oppone il pastore. Costui si distingue perché entra dalla porta e il “portinaio” gli riconosce il diritto di entrare.
Nel ritratto del pastore Gesù dipinge se stesso come l’unico che ha diritto di entrare nel tempio-istituzione e l’unico che venga riconosciuto.-
Il pastore entra per prendersi cura delle pecore, non per sfruttarle. Per questo le pecore ascoltano la sua voce e gli danno retta, come ha fatto il cieco al capitolo nono. La voce di Gesù veicola un messaggio che annuncia liberazione, che tira fuori dalla tenebra/morte.
Egli stesso mostra il cammino e le “pecore” (i discepoli) lo seguono fuori da quel recinto che era il Tempio, luogo di sfruttamento, rappresentato dal bestiame che vi si vendeva. Tra il popolo e il bue la differenza era minima: entrambi potevano essere sacrificati “ad majorem Dei gloriam”.
Ancora oggi troppi ladri e banditi si affacciano dentro la comunità per trarne beneficio, sfruttando quanti in essa vanno cercando Dio e il suo amore.
L’unico nostro modello è il Pastore che offre la sua vita per le proprie pecore. Assumere lo stile di questo Maestro e Pastore ci porta a fare della nostra vita un dono, senza per questo rinunciare a ribaltare i banchi degli spacciatori di divinità che si sono annidati tra noi e che spesso confondono Dio con i propri interessi meschini.
Un abbraccio a tutte e a tutti. Buona vita.
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